Nomina di una «Prefetta»

in un Dicastero del Vaticano


Articolo della Fraternità San Pio X







Suor Simona Brambilla e il cardinale Angelo Fernandez Artime



Per la prima volta, una donna, suor Simona Brambilla, è stata nominata a capo di un Dicastero della Curia romana: il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Chi dirige un Dicastero romano è chiamato «Prefetto», e in genere è un cardinale, infatti, Suor Brambilla succede al cardinale Joao Braz de Aviz.

Questa nomina è vista da alcuni come una evidente conseguenza dell’appena concluso Sinodo sulla sinodalità. Nei fatti, le questioni aperte da questa decisione papale sono immense, e rimettono in questione, non solo la tradizione della Chiesa, ma le stesse decisioni del concilio Vaticano II, cosa che crea scalpore a destra e a sinistra.

Occorre sottolineare che la nomina di suor Brambilla è stata accompagnata da quella del cardinale Angelo Fernandez Artime, in qualità di «coprefetto», cosa del tutto nuova.

Lo specialista di Diritto Canonico Mons. Patrick Valdrini ha fatto notare che «un coprefetto sarebbe la persona atta a sostituire il Prefetto quando questi non c’è (…), ma in questo caso, il coprefetto sembra più un vicario del nuovo Prefetto».

Il titolo di coprefetto non è nuovo: il cardinale Luis Antonio Tagle e Mons. Rino Fisichella sono coprefetti del Dicastero per l’Evangelizzazione, retto da Papa Francesco.
Nel passato, il Papa è stato anche il Prefetto del vecchio Dicastero per la Dottrina della Fede, e affidava il compito di dirigerlo ad un vescovo che prendeva il titolo di coprefetto.

Ma in questo caso, la nomina del cardinale Artime a fianco di suor Brambilla è percepita come una specie di tutela per la prima donna «Prefetta», come se l’autorità ritenesse che la nuova «Prefetta» abbia necessariamente bisogno di questo aiuto per governare il suo Dicastero.


Chi può ricevere la giurisdizione ecclesiastica?


Mons. Valdrini  rigetta una tale analisi. Egli pensa che la nomina del cardinale è necessaria per compiere alcuni atti, e in particolare firmare i documenti che richiedono il potere di giurisdizione: lo scopo è assicurare la loro validità.
E il canonista aggiunge per l’esattezza:
«La questione centrale su questa nomina, non è tanto che suor Brambilla sia una donna, quanto che sia, dal punto di vista canonico, una laica».
A partire dal Vaticano II, il Diritto Canonico considera che solo «coloro che hanno ricevuto l’Ordine sacro» hanno il «potere di governo» o «potere di giurisdizione». Ma aggiunge (Canone 129 § 2) che «i fedeli laici possono cooperare» all’esercizio di questo potere.

Ma occorre subito precisare che non è così a partire dal Vaticano II … Il sito cath.ch presenta la questione tramite una contrapposizione tra l'orientamento  di coloro che affermano che ogni missione di governo deve essere collegata all’ordinazione episcopale, così che è impossibile che un laico diventi Prefetto, e un altro orientamento, rappresentato dal cardinale Gianfranco Ghirlanda, che ritiene che sia l’autorità del Papa a prevalere, così che egli può affidare a chiunque una «missione canonica» che legittima l’esercizio del potere.

Ciò che è molto interessante è che una delle tesi centrali del Vaticano II – ricordata dal primo orientamento indicato – secondo cui la giurisdizione veniva data ai vescovi contestualmente con la loro consacrazione, è stata contrastata pochi anni dopo la sua enunciazione… In realtà, la tesi tradizionale dice un’altra cosa: la giurisdizione è data dal Papa a coloro che possiedono un carattere sacro.

Pertanto, un laico o una laica non può ricevere in alcun caso una giurisdizione ecclesiastica. Ma sembra che Francesco si faccia beffe sia della tesi tradizionale sia della novità – erronea – del Vaticano II, e voglia ricondurre alla sua sola volontà tutto ciò che accade nella Chiesa. Ed ha incaricato il cardinale Ghirlanda di fornirgli una teoria che facesse sembrare plausibile la sua decisione.

Resta il fatto che un tale balletto è qualcosa di miserabile: nominare un cardinale subordinato di una religiosa non ha alcun senso: volere assicurare la validità degli atti con la firma del cardinale è ridicolo; e il solo modo di mettere le cose a posto è ritornare alla dottrina tradizionale, dottrina peraltro sancita dall’infallibilità della Chiesa.

Comunque sia, la Curia sembra che non voglia correre il rischio di vedere invalidati gli atti del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita Apostolica, per il momento almeno…









 
gennaio 2025
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