A proposito dell’immagine sulla Sacra Sindone


di Alessandro Bozza





La Sacra Sindone


Negli anni 1978, Anastasio Ballestrero, cardinale arcivescovo di Torino, ebbe consegnato agli studiosi ben otto campioni della Sindone, ad arte prelevati proprio dalla parte che, a seguito dell’incendio (1) di Chambéry, era stata rammendata dalle suore di laggiù; nell’ambiente era corsa voce della di lui soddisfazione nel constatare come il sacro lenzuolo, datato in due campioni al radiocarbonio circa 1450, fosse un falso; non per nulla era un accanito modernista. Peccato che degli altri sei campioni nessuno abbia mai saputo nulla (forse perché prendevano atto dell’antichità); e nessuno ha mai creduto alla datazione modernista.

E veniamo al punto: all’obitorio le salme vengono deposte supine su di una tavola di marmo che, con il suo freddo, impedisce il subitaneo inizio della decomposizione; per far sì che il capo del defunto, per effetto della forza di gravità, non si reclini di lato, si è da sempre utilizzato un panno arrotolato per la metà, come a formare un salsicciotto, piegato ad ‘U’ rovesciata, che viene posto attorno al capo del defunto; la parte di panno ‘libera’ è raccolta sotto il cranio, che con il suo peso la tiene ferma.

Pare chiaro che la c.d. ‘chioma’, ‘capigliatura’ o come la si voglia definire che apparirebbe dalla Sindone non può essere altro che la traccia, la impressione lasciata da quel panno, intriso dagli unguenti (i 30 chili indicati nei Vangeli), traccia che, a mio parere, è male letta come fosse una capigliatura.

Una lunga chioma fluente che appoggia sulle spalle non ha la rigidità né la massa necessarie per mantenere i medesimi forma ed aspetto quando il corpo è supino; unicamente se la Salma fosse stata in piedi la ‘lunga capigliatura’ avrebbe potuto mantenere un andamento parallelo al corpo, appoggiarsi alle spalle; ma se lo si adagia, la forza di gravità li fa discendere in basso. Solo un elemento solido, il panno arrotolato per mantenere diritto il cranio, e pur esso impregnato di unguenti, anche in orizzontale poté illudere di una forma di lunga capigliatura che si è voluto attribuire all’immagine nella Sindone, quasi fosse di persona in piedi.




Il volto della Sindone


Il volto di Gesù tratto dalla Sacra Sindone, elaborandone le tracce presenterebbe una scriminatura tra i capelli, a sottolineare una lunga chioma proprio come nella fasulla ricostruzione guidata tramite la pseudo intelligenza artificiale; ma ciò è un’evidente falsa immagine: dalle prime fotografie assai tenui nei reali toni, della Sindone tale scriminatura non appare; è evidente il cerchio continuo del cercine; adagiando la Salma sulla pietra del sepolcro non si poteva certamente mantenere una scriminatura.

* * *

Si aggiunga:

- in quell’epoca i popoli civili portavano capelli corti (2); gli israeliti si facevano crescere i capelli solamente a seguito del voto di “nazireato”, cioè fino a che non si fossero potuti recare a Gerusalemme (3);

- il bacio di Giuda non sarebbe stato necessario se Gesù Cristo fosse stato riconoscibile per la lunga capigliatura;

- San Paolo, I Corinzi, XI, 14: la natura stessa non vi insegna quod vir quidem si comam nutriat ignominia est illi? Mai avrebbe ingiuriato il Salvatore;

- la statuaria d’epoca non ci presenta alcun uomo con capelli lunghi;

- nella ‘vita di Apollonio di Tiana’ Filostrato narra come il santone pagano (noto per essere svanito dinanzi a Nerone per ricomparire in Dalmazia) fratrem quem solutam vitam ducebat emendavit, atque comam, quam ille absidue curabat, tondère persuasit a dimostrare che anche per i pagani era indegno che un uomo, un maschio, portasse capelli da donna.

Non possono aver rilevanza visioni successive alla Resurrezione: Gesù Cristo risorto si manifestò con il corpo ‘glorioso’, tanto è vero che ad Emmaus i discepoli lo riconobbero solamente alla fine, quando ‘spezzò il pane’ per essi; corpo glorioso che poteva passare attraverso i muri ed insieme mangiare; ascendere al cielo; corpo glorioso pur esso prerogativa di Maria, assunta in Cielo quale Regina dei Martiri e dei Santi; corpo glorioso che non ammette, di per sé, l’intervento di forbici o di barbiere; cui sono assimilate le ‘pertinenze’, come il vestiario.


Note

1 – Il ripetersi dei tentativi del maligno di distruggerla con il fuoco è ulteriore prova della autenticità; anche ultimamente, nel 2010, un Pompiere riuscì a salvarne l’urna dall’ennesimo incendio nella cappella palatina di Torino.
2 – Tutti, da quando Alessandro Magno lo impose ai suoi eserciti prima della battaglia di Isso.
3 – A differenza della barba, che per gli ebrei era segno di virilità e di onore.
 





 
gennaio 2025
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