La Sposa che non è più Innamorata (di Cristo…).

Pensieri sull’Anno Santo 2025



di Mons. Marian Eleganti


Pubblicato sul sito di Marco Tosatti






Mons. Marian Eleganti



Comincio con una premessa: la sinodalità nel senso di consultazione e ascolto reciproco e di presa sul serio, nel senso di riconoscimento reciproco della propria posizione data da Dio (ufficio e carisma), è per me una cosa ovvia. Non è di questo che parlo qui sotto, perché è indiscusso. Quello di cui sto parlando è questo:

La Chiesa ai nostri giorni non si comporta come una sposa
innamorata di GESÙ CRISTO.

Per “chiesa” non intendo i singoli credenti, ai quali l’accusa non si rivolge, ma piuttosto aspetti mancanti nell’annuncio ufficiale della Chiesa oggi a tutti i livelli. La Chiesa vuole essere una Chiesa aperta al dialogo, inclusiva, che apprende, flessibile e fluida in tutte le sue posizioni, senza condannare niente e nessuno, per non parlare di chi sa meglio o conosce la verità. La “fluidità” in tutte le aree e posizioni è il suo segno distintivo. Pertanto, tutte le determinazioni in esso contenute dovrebbero essere in un processo costante e fondamentalmente reversibili. Niente è per sempre. In lei, “processo” è un’altra parola per “Spirito Santo”. La “nuova apertura” propagata in modo corrispondente si chiama “sinodalità”.

Ancora una volta: colpisce che la Chiesa sinodale parli molto poco di GESÙ CRISTO, ma molto di ogni genere di cose (altre cose): comprese le sue stesse forme di organizzazione e comunicazione, i suoi strumenti spirituali e le sue strutture, domande su il proprio potere di definizione nelle operazioni della chiesa. Anche qui la parola magica è “sinodalità”, sinonimo in questo contesto di una gerarchia appiattita tra laici e ordinati. L’accento è posto sul sacerdozio generale dei battezzati, come avveniva nel periodo della Riforma per le stesse ragioni.

Questa Chiesa parla a tutti di ciò che deve essere accolto e vuole includere tutti incondizionatamente. Considera generalmente e indiscriminatamente tutte le persone come figli di Dio, indipendentemente dalla religione o dalla denominazione. Ella si mostra loro incondizionatamente promettendo la salvezza, qualunque sia il modo in cui vivono o ciò in cui credono.

Nello specifico, però, secondo la tradizione evangelica e apostolica, non esiste alcuna via di salvezza che eviti GESÙ CRISTO.

E dovremmo proclamarlo, non solo fidarci. In ogni caso, GESÙ CRISTO stesso conosce i requisiti per l’ammissione al regno di Dio, soprattutto la fede in LUI, il FIGLIO di DIO.

La Chiesa non parla più di pericolo per la salvezza eterna in questo senso, nemmeno ai funerali o in un contesto interreligioso. Negli ultimi 2000 anni di storia della Chiesa, tuttavia, questa è stata la domanda su tutte le domande e il fulcro principale dell’annuncio: “La salvezza viene attraverso GESÙ CRISTO!” Si spera indiscriminatamente e con fiducia che i defunti o tutte le persone entrino nella pace di Dio, indipendentemente da come hanno vissuto, da cosa hanno creduto o non creduto, amato o combattuto, magari anche con la violenza.

Il rifiuto esplicito di GESÙ CRISTO non sembra essere un problema né un problema deciso positivamente post mortem, anche tra le persone che aderiscono ad altre religioni. Solo i missionari come San Francesco Saverio volevano ancora salvare le anime e battezzare o salvare così quante più persone possibile.

Questa chiesa offre molto. E’ pastoralmente aperta. Ma non si parla più di GESÙ CRISTO come risposta a tutto, come «DIO da DIO, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del PADRE» (Credo). A questo punto c’è molto rumore nella mentalità dei rappresentanti della Chiesa del presente e del futuro. Non si sente una simile confessione dalle loro bocche (la mia umile percezione). Nella migliore delle ipotesi si crede ancora in qualche modo, probabilmente no, o con enormi riduzioni o addomesticamenti di questo scandalo. Ad extra, ad esempio nel dialogo interreligioso, non se ne sente parlare. D’altra parte, si imparano cose socialmente, psicologicamente, pastoralmente e interreligiosamente facilmente digeribili.


Si tratta di “essere umani”.

Per questo tipo di cristiano, GESÙ CRISTO è una delle tante soluzioni, nella migliore delle ipotesi l’opzione preferita, ma non l’unica valida, inconfutabile, esclusiva e indispensabile per giungere a Dio, alla verità e, in (questa) verità, a sé stessi (Romano Guardini) o per meglio dire: per essere salvati! Spesso dubito che questi battezzati e coloro che spesso prestano servizio in chiesa siano davvero profondamente convinti della divinità di GESÙ CRISTO e della Sua assolutezza o della Sua validità universale (qui non intendo carità e umanità, ma affermazioni di dura verità), spesso ne dubito. Almeno non si sente e non si legge nulla al riguardo.

In realtà la Chiesa dovrebbe parlare al mondo solo di GESÙ CRISTO. In effetti, non ha nient’altro o di meglio da offrire. Si legge poco di questo nei loro documenti più recenti. Invece di presentarlo ad ogni cuore umano come la vita stessa; come una luce che illumina e porta luce a tutto nella sua vita; come un unguento che lenisce e guarisce ogni dolore; come verità che riguarda tutti; come un Dio concreto, oltre al quale non esiste altro; come Dio visibile che si rivolge ad ogni persona e chiede di entrare nella sua vita e nel suo cuore; come compimento per eccellenza; come unica via per la salvezza; come redentore e perdono dei nostri peccati – l’elenco è lungo – proclama la “sinodalità”, cosa che non è certo un problema per chi ha a cuore in primo luogo la propria missione verso i popoli.

La Chiesa di oggi non gioca più la carta che trionfa e si mette in tasca tutti sul tavolo. Lancia nel gioco tutti i tipi di carte appena create per includere altri giocatori o coloro che vogliono diventarlo o che hanno abbandonato il gioco perché pensano di avere carte cattive. Ma non vince un solo round. Altri stanno spazzando via. Il cristianesimo – e cioè GESÙ CRISTO (Romano Guardini) – sta evaporando e la maggior parte di esso non viene più trasmesso, almeno nel nostro Paese.

Perché? Perché i giocatori non sono né innamorati di GESÙ CRISTO né convinti di Lui in senso esclusivo. Perché non considerano più GESÙ CRISTO la carta vincente che batte tutte le  altre. In ogni caso oggi non si gioca più a livello interreligioso.

I giocatori parlano d’altro. La cosa principale è stare insieme come fratelli e sorelle e cercare di rimanere in gioco o in dialogo con gli altri.. Tutti possono essere coinvolti. Le regole sono attualmente in fase di rinegoziazione nella Chiesa per non mostrare arie di vittoria o rigetti nei confronti di coloro che credono diversamente o pensano diversamente o “altri cattolici” (nuova parola coniata da mons. Bätzing).

Ma la partita è persa per i motivi descritti. E’ a causa della carta vincente che non viene giocata, per qualsiasi motivo. L’importante è restare in gioco, anche se a scapito di chi è coinvolto. Regole esclusive (o verità) che significherebbero l’esclusione di giocatori e compagni giocatori non vengono rispettate da tutte le parti e sono considerate obsolete.

Non c’è mai stato niente di simile prima; ma sta accadendo davanti ai nostri occhi. “Apocalisse adesso!” Uno sguardo al Catechismo della Chiesa Cattolica (11 ottobre 1992) aiuterebbe tutti.

“Nessuno viene al PADRE se non per mezzo di ME!” si applica ancora.

+ Marian Eleganti




 





 
gennaio 2025
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