QUANDO TRADURRE È TRADIRE


di Luciano Pranzetti








Non c’è freno, o sosta, alla corrente imbecillità presuntuosa, e vanesia, dei moderni dragomanni – vulgo: traduttori – che, nel volgere, dal latino o dal greco, si esibiscono in un esercizio letterario di infima qualità spacciato come prodotto di originale versione, con il concorso scellerato di Editrici, e di testate connotate di un’ampia e capillare diffusione.
Parliamo delle traduzioni condotte sulla Sacra Scrittura sopra la quale s’è abbattuta una tempestosa gara a chi ne fornisce di più ‘’moderne’’ al passo dell’hegeliano ZEIT-GEIST = spirito del tempo -- un certame sorto per impulso, consapevole, voluto dal Concilio Vaticano II la cui direzione culturale prese, di sùbito, un passo spedito, principiando a “sciacquare i panni nel Reno/Tevere” con la riforma – 1969 – della Santa Messa del VETUS ORDO tridentino, di cui resta testimonianza lo stravolgimento della parola di N.S.G.C., ad opera di Papa Paolo VI che si avvalse della collaborazione di sei membri di commissione protestanti, sotto la regia di mons. Annibale Bugnini (in puzzo di massoneria) e del che demmo, tempo fa, notizia su questo coraggioso sito, www.unavox.it e sul periodico quindicinale, l’antimodernista www.sisinono. con un servizio che, ampliato e aggiornato, fra poco sarà disponibile come prodotto editoriale.

Non si è arrestata l’onda d’urto revisionistica che, sotto l’attuale Pontificato, ha provveduto a cambiare, in peggio, alcune pericopi del Vangelo, di cui ricordiamo la sostituzione della dicitura NON CI INDURRE IN TENTAZIONE, parte importante del PADRE NOSTRO, con la moderna NON ABBANDONARCI ALLA TENTAZIONE e l’altra, relativa al GLORIA di cui non è piaciuta l’espressione PACE IN TERRA AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ, sostituita, pertanto, con l’ecumenistica pezza PACE IN TERRA AGLI UOMINI AMATI DAL SIGNORE.
Il catalogo è lungo essendosi aggiunta, e diffusa, quale variegato vezzo linguistico, la bischera voglia di cambiare formule, rese stabili dalla Storia, con personali divagazioni.

Bene, ciò premesso, passiamo ad esporre quanto prefissato.
La perla, di cui esporremo la qualità, la lega e il peso, è tratta dalla teca de LA DOMENICA, foglio avanguardista per ciò che attiene alla modernità, il qual foglio, nel numero del 19 di gennaio 2025, II Domenica del Tempo Ordinario, ci offre un esempio di presuntuosa e bolsa velleità esegetica allorquando, al Vangelo di San Giovanni, in rubrica per questa domenica, viene affibbiata una pessima ed estranea traduzione del cap. 2 versetto 4 – le nozze di Cana -- che nella versione canonica greca così dice: “TI  EMOI KAI SOI GYNAI?” Interrogativo che, in quella latina della VULGATA, San Gerolamo traduce con: “Quid mihi et tibi est, mulier?”.

Ora, poiché la traduzione di San Gerolamo, segue letteralmente la dicitura greca, ne segue che il significato sta nel complemento di vantaggio – che si rende col dativo: gr. EMOI e SOI, lat. MIHI e TIBI = a Me, a Te -- per cui, Gesù, rivolgendosi a Sua Madre dice: “Che vantaggio ne ho io e tu, o donna?” semplice costruzione sintattico-grammaticale che, specie quella latina, consente anche a uno, digiuno di classicismo, di comprenderne appieno il significato.

Ma no! sembrano obiettare i traduttori de LA DOMENICA: volete mettere una risposta, quale questa, la nostra, che si legge: “DONNA, CHE VUOI DA ME?”, ove si manifesta il carattere deciso e volitivo di Cristo, a confronto con una garbata, quale quella che si legge in greco, latino e in corrispondente italiano?

Cari dragomanni della SAN PAOLO Edizioni. non è il caso di menarla, come voi fate, per ridicole e per niente veritiere regioni dell’intelletto, perché non è ascritto, a vostro onore, l’aver, voi, immaginata, pensata e pubblicata, questa scena in cui ci avete rivelato un Cristo irritato non verso il Tal dei Tali, ma verso Sua Madre.

Complimenti vivissimi per esservi schierati nel reparto bergogliano il cui Capo, osò affermare che, la B.V. Maria, sotto la Croce, ebbe ad esprimere al Padre, con sentimento ribelle, pensieri e parole traboccanti una accesa delusione per la mancata adempienza delle promesse a Lei fatte, riguardo al Figlio, il giorno in cui Gabriele Le portò l’annuncio della sua divina maternità.

Ecco, ora sarete soddisfatti.





 
febbraio 2025
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