Dopo Francesco:

Chi sono i papabili?



di Gaetano Masciullo


Pubblicato sul giornale americano The Remnant





La cattiva salute del Papa spinge sempre più a guardare al prossimo conclave. Dopo la morte di Papa Francesco, alcuni cardinali che finora sono apparsi riservati e discreti esprimeranno apertamente le loro posizioni contrarie?
Dodici anni difficili da gestire anche per i più vicini alla Mafia di San Gallo.

Ad oggi, il Collegio cardinalizio è composto da 252 membri, di cui 138 elettori, 149 (quasi il 60% del totale) sono stati creati da Francesco, a fronte dei 103 creati dai suoi immediati predecessori.
In questi dodici anni di pontificato abbiamo assistito ad un numero altissimo di concistori e di creazioni di cardinali, molti dei quali riguardanti prelati provenienti da regioni lontane del mondo rispetto al centro della Chiesa; o come si dice oggi: da regioni “periferiche”.

Apparentemente un modo per dare voce a quei popoli che fino ad ora sarebbero rimasti emarginati nel governo della Chiesa. In realtà, ad un’analisi più seria e approfondita, appare chiaro che tale scelta rientra in una strategia ben precisa di Francesco per favorire, dopo la sua dipartita, l’elezione di un Papa “a sua immagine e somiglianza”, capace e desideroso di portare a termine o almeno proseguire l’opera da lui iniziata: una profonda rivoluzione neo-modernista dell’essenza della Chiesa cattolica e in particolare del Papato.

Creando tanti cardinali “periferici”, Francesco ha prodotto due effetti.
Il primo è che la maggioranza dei cardinali non ha familiarità con le complesse dinamiche del potere curiale.
Il secondo è che i membri del Collegio, per la maggior parte, non si conoscono tra loro.
Questo pone le basi per la seconda fase della strategia di Francesco: la speranza che i cardinali scelti siano “grati” a Francesco per il titolo ricevuto e siano consapevoli di essere tutti allineati, in varia misura, con le tendenze più progressiste della contemporanea teologia cattolica. In tal modo essi, durante il Conclave, dovrebbero sentirsi incoraggiati ad unirsi e a sostenere nel Collegio il “partito di Francesco”, cioè quei cardinali che portano avanti attivamente l’agenda bergogliana, che, come vedremo, non è così maggioritaria come potrebbe sembrare.

Per rimediare a questa grande mancanza di conoscenza tra i cardinali, i ben noti vaticanisti Edward Pentin e Diane Montagna hanno approntato un lavoro necessario e lodevole: The College of Cardinals Report, che è un sito articolato e interattivo che permette di conoscere in modo conciso ma non superficiale i più importanti dati sul Collegio nel suo insieme e sui singoli cardinali.

In questo modo, ogni cardinale potrà esaminare il profilo dei suoi colleghi più in vista e votare in modo più consapevole. Questo sito, se portato a conoscenza tra i principi della Chiesa, potrebbe ammortizzare la portata della suddetta strategia di Bergoglio.
Da notare che non affermo che fosse questa l’intenzione di Pentin e Montagna, ma è questa la mia considerazione.

Grazie a questo prezioso strumento, ora accessibile a tutti, possiamo identificare 22 cardinali papabili e tra essi 12 particolarmente importanti.
Se volessimo distribuire questi cardinali come in un emiciclo “parlamentare”, collocando a destra quelli più favorevoli alla preservazione della Tradizione cattolica, e a sinistra i neo-modernisti più radicali, otterremmo uno schema come il seguente.




In rosso ho evidenziato i cardinali che sono più amici della Tradizione. In viola ho indicato i cardinali papabili che, pur non essendo esplicitamente o manifestamente amici della Tradizione cattolica (specialmente liturgica) possono considerarsi facenti parte della linea ratzingeriana e quindi più conservatori dal punto di vista teologico, morale e pastorale.
Come si vede, nel complesso i tradizionalisti e i conservatori costituiscono la maggioranza, nonostante quello che si possa pensare. Questo ci aiuta a capire meglio perché Francesco ha deciso di attuare la strategia spiegata prima.

Sul lato sinistro troviamo l’ala più progressista dei cardinali papabili. In colore cobalto ci sono tre cardinali che possiamo definire “moderati”, molto discreti nelle loro affermazioni, ma che molto probabilmente sono in sintonia col “Partito di Francesco”.
Infine, nella sezione azzurra troviamo gli appartenenti al “Partito di Francesco”, quelli che Bergoglio ha più volte indicato come suoi favoriti e protetti (in realtà, questi protetti hanno visto nel tempo momenti di maggiore o minore favore).
I nomi dei cardinali più papabili sono scritti in grassetto bianco.

Ammesso e non concesso che il “partito di Francesco” venga sconfitto in Conclave; per introdurre la nostra analisi dei Papabili è opportuno precisare che, dopo la morte di Francesco, la Chiesa avrà bisogno di un Papa molto coraggioso e forte, ma soprattutto giovane e che sappia rimediare con decisione a tutti i danni provocati in questi anni.
Salvo imprevisti, ci vorranno almeno vent’anni per rimettere le cose a posto dal punto di vista liturgico, dottrinale, morale e legislativo, senza contare i problemi di gestione dello IOR da parte del Vaticano e tante altre gravi questioni sorte prima di questo pontificato.

Se i cardinali vorranno percorrere la vera strada della controrivoluzione cattolica, avranno bisogno di un candidato giovane, e nel contesto attuale solo pochissimi potrebbero essere adatti per la bisogna, tranne forse il Cardinale Pierbattista Pizzaballa (59 anni), anche lui creato da Francesco.
Non è escluso quindi che durante la votazione i cardinali potrebbero decidere di guardare fuori da questo contesto, verso qualche outsider, come il giovanissimo canadese Francis Leo (53 anni), anche lui creato da Francesco.

Un altro elemento da considerare è il diffuso malcontento tra i cardinali.
Questi dodici anni sono stati difficili da gestire anche per i più vicini al favorito  della Mafia di San Gallo. Si potrebbe quindi considerare che: in caso di morte di Francesco, molti cardinali che finora sono apparsi riservati e discreti potrebbero esprimere apertamente le loro posizioni contrarie.
Per esempio,  è noto che Fiducia supplicans ha causato grande indignazione e delusione tra i cardinali africani, inizialmente molto vicini all’agenda bergogliana.
In caso di abdicazione di Francesco, (eventualità che non va esclusa del tutto) questi cardinali potrebbero mantenere un profilo discreto e in questo caso la scelta potrebbe ricadere su un candidato di “compromesso”, in attesa che il tempo faccia il suo corso.


Papabili tradizionalisti e conservatori




Cardinale Raymond Leo Burke


Cominciamo con l’ala più tradizionalista.

Sicuramente l’ultimo a destra è il Cardinale americano Raymond Leo Burke, che non ha bisogno di presentazioni. Fermamente contrario a temi come il diaconato femminile, la benedizione omosessuale, l’abolizione del celibato sacerdotale, la restrizione della celebrazione della Messa tridentina, gli accordi segreti con la Cina, la comunione ai divorziati risposati e il superamento dell’Humanae Vitae, la sua elezione a Papa è tuttavia molto improbabile. Recentemente ha anche espresso sostegno a Donald Trump, cosa che sicuramente ha infastidito una parte consistente di vescovi e cardinali.
Tuttavia Burke avrà sicuramente un ruolo di primo piano nel coordinamento del “Partito anti-Francesco”, e questo spiega anche i tanti tentativi compiuti negli ultimi anni dal Papa per limitare e ostacolare la sua azione.




Cardinale Robert Sarah

Abbiamo poi il cardinale guineano Robert Sarah, indicato da Pentin e Montagna tra i dodici principali papabili. Ciò è molto probabilmente dovuto al fatto che è di origine africana: si tratterebbe del primo Papa africano dai tempi di Gelasio I, Papa nel V secolo. L’articolo di sei pagine pubblicato nel luglio 2022 da Paris-Match, lo descriveva come una persona di “enorme influenza”.
Ciò nonostante, il Cardinale Sarah non ha mai rilasciato pubbliche dichiarazioni che indicavano il suo attivo interesse a diventare Papa. Ha invece continuato a scrivere, predicare e rilasciare interviste centrate sulla “difesa della fede”.
Nel precedente Conclave non figurava tra i candidati papabili, è noto però quanto aiuto silenzioso abbia fornito Sarah a Benedetto XVI promuovendo la fedeltà agli insegnamenti della Chiesa; e forse nel prossimo Conclave si terrà conto di questo.





Cardinale Gerhard Ludwig Müller


Il Cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è considerato teologicamente ortodosso e fermo sostenitore degli insegnamenti del concilio Vaticano II.
Müller ha preso posizioni tradizionali in diverse occasioni, opponendosi all’ordinazione delle donne al diaconato e ai cambiamenti del celibato sacerdotale nel rito latino. Egli ha criticato il Cammino Sinodale Tedesco e ciò che percepisce come deviazioni dai consolidati insegnamenti della Chiesa.
Critico del globalismo e dell’agenda 2030; egli ha espresso pubblicamente dei dubbi e degli interrogativi sull’operato di Francesco, cercando di evitare critiche dirette al Pontefice.
Tuttavia, la liturgia  non sembra essere la sua priorità.





Cardinale Daniel Fernando Sturla Berhouet

Il  Cardinale uruguaiano Daniel Fernando Sturla Berhouet è fermamente allineato con la linea Ratzinger. Egli vede la lotta contro la cultura secolare istituzionalizzata e la crescente diffusione di un sentimento religioso senza Dio, come una sfida per la Chiesa. Enfatizza spesso la centralità dell’Eucarestia nella vita di fede. Ha espresso giudizi molto duri contro Fiducia supplicans, considerando il documento come “ambiguo, divisivo e confusionario”.
E’ anche molto scettico sulla sinodalità.




Cardinale Mauro Piacenza

Il Cardinale italiano Mauro Piacenza ha dimostrato capacità amministrativa e una profonda sensibilità spirituale, qualità che lo renderebbero idoneo a dirigere la Chiesa, non solo in Italia, ma nel mondo.
Difensore dell’ortodossia e apprezzato direttore spirituale dei sacerdoti, pur non avendo ancora parlato pubblicamente della questione di Traditionis Custodes, è noto come fortemente contrario a qualsiasi restrizione della celebrazione della Messa tridentina.
Amante della chiarezza dottrinale, ha ripetutamente sottolineato la bellezza e l’efficacia del sacramento della Confessione come rimedio ai mali individuali. Particolarmente rilevante è per Piacenza la riforma del clero: egli ha spesso sottolineato l’importanza che i sacerdoti siano ben formati nella dottrina e aggiornati sulle questioni morali ed etiche.
Tuttavia, la sua età avanzata (80 anni) non fa di lui un candidato di punta.





Cardinale Malcolm Ranjith

Di contro, abbiamo (forse meno toto) il Cardinale del Sirlanka Malcolm Ranjith, che ha ricoperto negli anni numerosi incarichi: da sacerdote parrocchiale e vescovo in diverse diocesi, da Nunzio apostolico e ufficiale di Curia, fino ad arcivescovo metropolita.
Figura di esperienza e multilingue, alcuni lo vedono perfettamente allineato con Benedetto XVI. La sua origine geografica è un altro dei fattori in suo favore: egli viene dal Sud del mondo, in modo specifico dall’Asia, un’area dove la Chiesa è in rapida ascesa.
Liturgicamente, egli ha favorito elementi come il ripristino delle balaustre dell’Altare e la ricezione della Comunione in ginocchio e sulla lingua.
Egli condivide con Papa Francesco alcuni elementi pastorali, come la cura per i poveri e la protezione del clima (presumibilmente in forza delle sue origini).
Questo è un elemento in più per poterlo considerare un potenziale candidato favorito anche da parte di quei cardinali che non sono tradizionalisti.




Cardinale Willem Jacobus Eijk


Il Cardinale olandese Willem Jacobus Eijk è considerato un altro candidato principale per il papato, grazie a diversi elementi che lo distinguono.
Grande esperto in questioni bioetiche, grazie alla sua formazione medica e teologica, è noto per la sua adesione alla fede cattolica e per la sua disponibilità a difenderla, anche su temi impopolari come Humanae Vitae e l’indissolubilità del matrimonio.
Egli ha anche dimostrato grandi capacità nella riorganizzazione finanziaria e pastorale delle diocesi che ha diretto, correggendo gli abusi liturgici e promuovendo nuove iniziatine per i giovani.
Come arcivescovo ha affrontato le sfide degli abusi sessuali del clero, implementando commissioni d’inchiesta e programmi di assistenza.
Fortemente mariano, si è espresso contro l’ordinazione delle donne, le benedizioni della coppie dello stesso sesso e la teoria del gender.





Cardinale Péter Erdő

Il Cardinale ungherese Péter Erdő è un altro candidato importante.
Nato e cresciuto sotto il regime comunista, Erdő ha sperimentato di persona cosa significhi difendere la libertà religiosa per i cattolici.
Stimato canonista riconosciuto a livello internazionale, la sua nomina a Relatore Generale del Sinodo sulla famiglia (2014 e 2015), posto tradizionalmente riservato ad un potenziale successore del Papa, ha accresciuto ulteriormente il suo prestigio.
Egli è unanimemente considerato un uomo equilibrato e unitario, in grado di dialogare con le diverse posizioni nella Chiesa.
Sebbene preferisca il Novus Ordo, egli è disponibile a consentire la celebrazione nella forma tradizionale.
In definitiva, Erdő sembra essere il candidato perfetto se i cardinali volessero eleggere qualcuno che continui il governo della Chiesa sulla linea conservatrice ratzingeriana, senza dare l’impressione di voler attuare un repentino cambio di direzione dopo Francesco.




Cardinale Pierbattista Pizzaballa


Il già citato Cardinale Pierbattista Pizzaballa è considerato da alcuni “troppo giovane”, ma forse proprio questo elemento potrebbe favorirlo (non si dimentichi la logica che portò il giovane Wojtyla al Soglio Petrino).
L’esperienza e la capacità di governo di Pizzaballa emergono dal suo lungo servizio in una cruciale e complessa regione come la Terra Santa. Tale esperienza gli conferisce una visione equilibrata ed una abilità di dialogo con le diverse comunità religiose e politiche presenti nella regione.
La sua formazione biblica e linguistica è un altro suo elemento distintivo. Considerato un uomo equilibrato e aperto, egli è in grado di coniugare la fedeltà alla Tradizione con uno sguardo aperto alla modernità.
La sua spiritualità francescana e la sua attenzione per i poveri e i sofferenti sono ulteriori elementi che potrebbero renderlo attraente anche agli appartenenti al “Partito di Francesco”.




Cardinale Angelo Bagnasco

Il profilo del Cardinale Angelo Bagnasco, pur non essendo un elettore (ha 82 anni), sembra perfetto nel caso in cui i cardinali decidessero di optare per un “Papa di transizione” che porti comunque avanti un approccio tradizionale e una guida conservatrice, dopo le divisioni interne nella Chiesa durante gli anni di Francesco.
Egli possiede qualità umane e spirituali che lo renderebbero una figura autorevole e rispettata.





Cardinale Charles Maung Bo

Il Cardinale birmano Charles Maung Bo sembra essere il candidato ideale per l’elezione di un Papa con una solida esperienza pastorale in contesti difficili e una attenzione pastorale per i diritti umani e la giustizia sociale (questo sarebbe apprezzato dal “Partito di Francesco”) e una profonda comprensione delle sfide del mondo asiatico, che diventando sempre più importante nella vita della Chiesa. Tuttavia, Bo è anche un convinto sostenitore della sinodalità promossa da Papa Bergoglio. Egli crede nell’importanza di ascoltare la voce di tutti i membri della Chiesa.




Cardinale Marc Ouellet

Il Cardinale canadese Marc Ouellet è stato un forte contendente al papato nel Conclave del 2013, ma negli ultimi anni ha visto diminuire il suo stato di importante papabile. Tra i fattori che allora lo favorirono c’era la sua vasta esperienza nella Chiesa, dovuta alla guida decennale di quello che oggi è chiamato Dicastero per i Vescovi. Considerato un “prelato conservatore con una visione moderna”, il suo impegno per l’unità e la comunione all’interno della Chiesa fu un ulteriore elemento a suo favore.
Liturgicamente, sotto il pontificato di Francesco, egli ha mostrato un atteggiamento particolarmente ostile per la liturgia tradizionale.




Cardinale Anders Arborelius

Anche il Cardinale svedese Anders Arborelius, elogiato nel 2022 da Francesco come “una persona che può indicarci la via da seguire”, è un importante papabile. Noto per la sua personalità aperta e ottimista, egli ha una vasta esperienza a servizio della Chiesa, avendo ricoperto diversi incarichi importanti, tra cui quello di Presidente della Conferenza Episcopale Scandinava e membro di diversi Dicasteri vaticani.
Forte promotore del dialogo interreligioso (non si dimentichi che è un luterano convertitosi al cattolicesimo) è considerato come una persona molto umile e altruista: qualità molto apprezzate in un Papa, specialmente dopo l’esperienza bergogliana.


Papabili moderati e neo-modernisti

Passiamo all’altra ala della lista dei papabili e cominciamo con i modernisti “moderati”. Si tratta di tre cardinali che finora non hanno manifestato particolari posizioni su temi controversi. Ma questo cauto silenzio può essere un sintomo eclatante di cripto-modernismo.




Cardinale Jean-Marc Noël Aveline

Il Cardinale francese Jean-Marc Noël Aveline è considerato da alcuni come protetto di Francesco. La sua dedizione alle questioni dei migranti e al dialogo interreligioso è in sintonia con le priorità del Papa attuale. E’ noto che i due si incontrano regolarmente in Vaticano al di fuori degli orari ufficiali.
Aveline è particolarmente apprezzato negli ambienti politici ed ecclesiastici di sinistra. Egli è favorevole ad un ampio decentramento all’interno della Chiesa. Considerando quest’ultimo elemento e visto che – come accennato all’inizio – il “Partito di Francesco” ha adottato la volontà della Mafia di San Gallo di rivoluzionare la concezione stessa del papato, Aveline potrebbe rivelarsi un pericoloso contendente nel prossimo Conclave.




Cardinale Fridolin Ambongo Besung

Il Cappuccino congolese Cardinale Fridolin Ambongo Besung è un forte sostenitore della inculturazione liturgica e del Rito Zairese.
Dopo la promulgazione di Fiducia supplicans, Ambongo è salito alla ribalta mediatica per aver fortemente criticato il documento, definendolo inappropriato ed anche “eurocentrico”. In effetti, in Africa ci sono problemi completamente diversi dalla benedizione delle coppie dello stesso sesso.
Pur difendendo i valori tradizionali della Chiesa su temi come la famiglia e il celibato sacerdotale, egli ha mostrato apertura al dialogo su altre questioni, come il diaconato femminile.




Cardinale Fernando Filoni

Il Cardinale italiano Fernando Filoni, pur non essendo tra i principali papabili, è molto apprezzato per la sua vasta esperienza diplomatica e curiale.
Ci sono anche elementi che potrebbero ostacolare la sua elezione: in particolare, egli manca di esperienza nella guida delle diocesi e viene identificato con la “vecchia guardia burocratica italiana”. Tuttavia, queste caratteristiche potrebbero fare di lui l’ideale candidato di sicurezza per i cardinali che desiderano mantenere per qualche tempo lo status quo della Chiesa.


Adesso entriamo nel regno dei veri modernisti, rivoluzionari in prima linea.




Cardinale Kurt Koch

Il Cardinale svizzero Kurt Koch possiede una vasta conoscenza della Chiesa di lingua tedesca e delle sfide teologiche che essa pone, cosa oggi molto cruciale, data l’importanza di mantenere l’unità della Chiesa in un contesto tedesco molto incline a divisioni e scismi.
Koch è noto per il suo scetticismo nei confronti del Cammino Sinodale Tedesco e potrebbe raccogliere le simpatie di qualche elettore conservatore, ma nel complesso non è amico della Tradizione: è stato ambiguo per anni sul diaconato femminile, mentre dal punto di vista liturgico si è espresso più volte a favore di una conciliazione fra il Vetus e il Novus Ordo, per giungere ad una sorta di sintesi hegeliana.
In breve, Koch presenta molti punti di analogia col percorso di Ratzinger: un progressista che col tempo si è moderato, ma rimane molto segnato dalla formazione modernista.




Cardinale Pietro Parolin


Il Cardinale italiano Pietro Parolin è l’attuale Segretario di Stato Vaticano, un ruolo molto prominente nella Curia romana.
Negli anni recenti, egli ha spesso sostenuto causa considerate conservatrici all’interno della Chiesa, ma non bisogna dimenticare che il suo operato è sempre stato molto rivoluzionario.
Parolin sarebbe il candidato ideale per un pontificato in piena continuità con Francesco, poiché porterebbe avanti le stesse riforme, ma in modo meno clamoroso e più diplomatico e pragmatico.
Parolin è visto anche come protettore della Ostpolitik, una strategia di collaborazione con le potenze ostili attraverso compromessi e riconciliazioni, specialmente nei rapporti con la Cina. Non per niente ha svolto un ruolo cruciale nel ristabilimento dei contatti diretti fra la Santa Sede e Pechino a cominciare dal 2005.
Personalmente, io credo che ad oggi le possibilità che Parolin venga eletto come successore di Francesco siano molto alte. Tuttavia, non bisogna dimenticare il vecchio adagio romano che dice: “chi entra in Conclave da Papa ne esce cardinale”.




Cardinale Stephen Brislin

Il Cardinale Sudafricano Stephen Brislin è apparentemente un papabile meno importante a paragone degli altri, ma in passato ha riconosciuto che la sua elezione è “tecnicamente possibile”.
Fortemente a favore dell’inclusione degli LGBT nella Chiesa e del diaconato femminile, egli considera Victor Manuel Fernández, l’attuale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, un “vero gigante con grande intelletto ed esperienza”.
Non credo necessario aggiungere altro.




Cardinale Luis Tagle


Il Cardinale filippino Luis Tagle è da tempo considerato il protetto di Bergoglio, tanto da essere soprannominato il “Francesco asiatico”. Tuttavia, nel 2022 il Papa ha interrotto il suo mandato come Presidente della Caritas Internazionale a seguito di una revisione indipendente che ha individuato delle carenze all’interno dell’Istituzione. Questo fatto alimentò  la speculazione secondo cui il Cardinale Tagle fosse caduto in disgrazia presso Papa Bergoglio.
Membro della Scuola Teologica di Bologna, che interpreta il concilio Vaticano II in totale discontinuità con la dottrina e la prassi precedenti, Tagle ha espresso pareri molto “aperti” su temi come la comunione alle coppie sposate non-sacramentalmente e l’omosessualità, suggerendo che i principi morali universali possono “non applicarsi in tutte le situazioni”. Inoltre è un forte sostenitore dell’accordo segreto tra la Cina e il Vaticano.




Cardinale José Tolentino de Mendonça

Il Cardinale portoghese José Tolentino de Mendonça, pur non essendo un papabile di spicco, è considerato un potenziale candidato di compromesso nel prossimo Conclave. Nonostante la sua relativa giovane età (59 anni) egli è molto legato a Francesco.
I cardinali che desiderano un papato molto lungo e continuativo, certamente eterodosso e modernista, con uno slancio rivoluzionario maggiore di quello di Francesco, potrebbero trovare in questo cardinale il candidato ideale.
In Conclave egli raccoglierebbe voti tra i suoi confratelli portoghesi e brasiliani, tra i quali si dice che abbia molta influenza.
Ci sarebbe molto da pregare nel caso di una sua elezione.





Cardinale Matteo Zuppi

Infine abbiamo il Cardinale italiano Matteo Zuppi, che è letteralmente l’opposto del Cardinale Burke. Mentre Burke non ha mai esitato a criticare le aperture progressiste all’interno della Chiesa, condannando senza mezzi termini e suscitando animosità in gran parte dell’episcopato (non solo da quelli apertamente modernisti), Zuppi è stato altrettanto esplicito nel sostenere le posizioni più radicalmente neo-moderniste della teologia contemporanea.
Nel maggio 2022 è stato eletto Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Ha partecipato a diversi Sinodi vaticani e considera “fondamentale” la sinodalità per rinnovare la Chiesa.
Nonostante abbia inclinazioni progressiste cerca di dialogare con todos, todos todos (tutti, tutti, tutti) anche con coloro che sono teologicamente e liturgicamente conservatori; e cerca di mantenere canali aperti con coloro che sono favorevoli alla liturgia tradizionale (chissà se manterrebbe questo approccio come Papa!)








 
febbraio 2025
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