Sfilata blasfema per

l’8 marzo 2025 a Napoli


Notizia


L’8 marzo 2025, in occasione della Giornata per la donna, si sono svolti gli usuali cortei per le vie di diverse città, organizzati da gruppi cosiddetti “femministi”, noti sotto varie denominazioni.
Ovunque erano presenti cartelli provocatori contro il supposto “patriarcato”, contro il Governo e contro la Chiesa. Le redazioni locali dei giornali hanno pubblicato dei servizi più o meno approfonditi.
Tra questi è degno di nota il servizio pubblicato su Il Mattino di Napoli da Maria Chiara Aulisio, Caposervizio del quotidiano.

Il corteo di Napoli, organizzato dal gruppo “transfemminista” (!) denominato “Non una di Meno” ha portato in giro, senza la minima vergogna, dei cartelli che inneggiavano all’aborto, come se Dio avesse creato la donna per abortire e non per partorire.
Perché nessuno si facesse illusione sulle loro reali intenzioni, queste “femministe” hanno raffigurato sui loro cartelli la Madonna, promuovendola in modo blasfemo sostenitrice dell’aborto.









Di seguito l’articolo di Maria Chiara Aulisio, che oltre a fornire le informazioni sul corteo di Napoli, riporta ampi stralci dello scritto pubblicato sull’accaduto dal cardinale Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli.
Uno scritto che manca di nerbo cattolico e sembra essere un mero esercizio di diplomazia, in questo caso del tutto fuori luogo e foriero di possibili melense considerazioni tra i fedeli cattolici che in occasioni simili avrebbero bisogno di parole chiare, dure e inequivocabili: «Sia invece il vostro parlare “sì sì, no no”, il più viene dal maligno» (Mt. 5, 37).


L’articolo

[scrive il cardinale Battaglia] «In questi giorni, l’immagine utilizzata in una manifestazione pubblica celebrativa della Giornata della donna, ha suscitato turbamento in molti.
La rappresentazione della Vergine Maria alla quale è stato sostituito il cuore con una pillola abortiva è stata infatti percepita da tanti come un’offesa alla fede e ai valori più profondi che animano la vita di milioni di persone».


Lo stendardo esibito l’8 marzo da un gruppo di donne in occasione della manifestazione “Non una di meno”, a don Mimmo [l’arcivescovo cardinale Domenico Battaglia] è piaciuto poco. E c’è un perché: «Viviamo in una società democratica, in cui la libertà di espressione è un diritto fondamentale e inviolabile. E’ giusto e doveroso che ciascuno possa manifestare le proprie idee, anche quando queste riguardano temi delicati e divisivi. Tuttavia – stigmatizza il cardinale – ogni diritto porta con sé una responsabilità: quella di esprimersi senza ledere la sensibilità degli altri, senza ferire ciò che per molti è sacro, senza trasformare il dibattito in uno scontro che alimenta soltanto divisione e risentimento.

Come dire: nessuno intende censurare le idee altrui, men che meno discutere sull’opportunità di manifestazioni sacrosante, e però – sembra essere il monito – che si facciano nel rispetto di chi non la pensa così.
«Il tema dell’aborto – scrive ancora Battaglia – è complesso e doloroso. Dinanzi ad esso, come Chiesa, avvertiamo il dovere di annunciare il Vangelo della Vita con parole chiare oltre che con gesti concreti di vicinanza a chi è nella difficoltà: non solo accompagnando chi è tentato da questa scelta estrema a contemplare altre possibilità, aiutandola a salvaguardare la vita, ma anche accogliendo e prendendoci cura delle ferite che la scelta dell’aborto lascia in tantissime donne, anche dopo lunghi anni.»


I fatti

Il riferimento dell’arcivescovo, ragione per cui ha deciso si scrivere ai fedeli, è la “Beata Assunzione”, titolo della stampa che – esibita in corteo – riproduceva l’immagine di una Madonna che tra le mani, anziché il Bambin Gesù, aveva la pillola RU486, e sotto, la scritta “aborto libero”.
Una simile provocazione difficilmente avrebbe potuto raccogliere il consenso del cardinale che – in ogni caso – sceglie di non sottrarsi al confronto: «Riteniamo missione fondamentale dialogare con coloro che la pensano diversamente da noi, - aggiunge don Mimmo – ma nella consapevolezza che la libertà di espressione non possa mai diventare un pretesto per il dileggio o per il disprezzo della fede e dei valori altrui. La strada non può essere mai quella della provocazione, ma del dialogo; non quella della contrapposizione sterile, ma dell’incontro sincero, nella verità e nella carità».

Infine la mano tesa verso chi ha voglia di discutere e ragionare su questi temi: «A tutti, credenti e non credenti, rivolgo ogni disponibilità: la Chiesa partenopea è disposta sempre a incontrare e dialogare con tutti, l’incontro e il dialogo non si nutrono di ferite e contrapposizioni, ma di ascolto e rispetto. Solo così – conclude il cardinale – potremo crescere come società, cercando insieme ciò che è vero, giusto e buono per tutti».


La denuncia

Ma la storia va oltre. La Madonna con la pillola, non solo ha suscitato una serie di polemiche, ma rischia anche di finire in tribunale: l’associazione Pro Vita & famiglia Onlus definisce il gesto un “atto di vilipendio della religione” e annuncia la possibilità di avviare un’azione legale per tutelare i credenti e contrastare quella he ritiene “un’offesa alla fede, alla cultura cristiana e alla stessa maternità. Per il vice Presidente Jacopo Coghe: «E’ inaccettabile che, in nome di una ideologia radicale, si permetta di oltraggiare i simboli della fede cattolica, calpestando il rispetto e la sensibilità di chi crede. Questo ennesimo sfregio alla figura della Vergine Maria dimostra il vero volto del femminismo estremista: un movimento che si professa inclusivo e tollerante, ma che in realtà è intriso di odio verso la cultura cristiana e verso la stessa maternità».







 
marzo 2025
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