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L’Annunciazione secondo i Padri della Chiesa ![]() «Nel sesto mese, l’Angelo Gabriele fu
mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, ad
una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Luca 1, 26-27).
La missione dell’Arcangelo Gabriele San Basilio spiega che «Gli spiriti celesti non vengono da noi di loro iniziativa, è Dio che li invia quando lo richiede la nostra utilità; poiché la loro occupazione è contemplare lo splendore della divina Sapienza». San Gregorio Magno nota che «Non un Angelo qualunque fu inviato alla Vergine Maria, ma l’Arcangelo Gabriele. Infatti, spettava solo al più grande degli Angeli andare ad annunciare il più grande degli eventi. La Scrittura gli dà un nome speciale e significativo: il nome di Gabriele, che significa forza di Dio. Era dunque alla forza di Dio che era riservato annunciare la nascita del Dio degli Eserciti, dei forti in battaglia venuti a trionfare sulle potenze dell’aria». San Giovanni Crisostomo ammira: «L’Angelo non aspetta che sia avvenuto il parto per far conoscere il Mistero alla Vergine, tale evento l’avrebbe gettata nella più grande confusione. Egli compì il suo messaggio prima della concezione, e non in sogno, ma con una apparizione visibile e solenne, come richiedeva prima del concepimento l’importanza dell’evento che egli doveva annunciare». Egli fu inviato ad una Vergine sposata Sant’Agostino proclama che: «Solo la verginità era degna di far nascere Colui che, fin dalla nascita, non avrebbe potuto avere eguali. Il nostro Capo, con un miracolo abbagliante, doveva nascere da una Vergine, secondo la carne, così da raffigurare che la Chiesa vergine avrebbe dato ai suoi membri una nascita tutta spirituale». San Girolamo ritiene che: «E’ con ragione che un Angelo viene inviato ad una Vergine; poiché la verginità è sempre stata unita con stretti legami con gli Angeli. Infatti, vivere nella carne, senza obbedire alle ispirazioni della carne, non è la vita della terra, è la vita del Cielo». Infine, Sant’Ambrogio commenta: «La Scrittura stabilisce chiaramente queste due cose: che Ella fu sposa e vergine. Vergine, cosa che la separa da ogni rapporto con un uomo; sposa, perché la sua verginità fosse protetta da ogni disonore quando la sua gravidanza sarebbe stata per tutti un segno di corruzione. Il Signore preferirebbe vedere qualcuno dubitare della sua nascita immacolata, piuttosto che della purezza di Sua Madre. Egli sapeva quanto fosse delicato l’onore di una vergine, quanto fosse fragile la sua reputazione, e non voleva che la fede nella Sua nascita miracolosa si elevasse al di sopra del disonore di Sua Madre. La verginità di Maria è stata dunque inviolabile agli occhi degli uomini, come lo era per lei». ![]() Il matrimonio della Santissima Vergine protegge il segreto di Dio Sant’Ambrogio prosegue: «Peraltro, niente dà più credito alle parole di Maria che questo matrimonio, e allontana ulteriormente ogni sospetto di menzogna. Se fosse diventata madre senza essere sposata, invece, sarebbe sembrato voler coprire la sua colpa con la menzogna, poiché la fecondità delle spose è sia la ricompensa sia il privilegio del matrimonio. Una ragione non meno importante è che la verginità di Maria colpevolizzava il principe di questo mondo; vedendola impegnata nei legami del matrimonio, egli non poteva sospettare della sua gravidanza verginale». Origene precisa: «Supponiamo che non fosse sposata, subito al demonio sarebbe venuto questo pensiero segreto: Come ha potuto diventare madre colei che non ha marito? Questo concepimento deve essere divino, qui c’è qualcosa di superiore alla natura umana». Sant’Ambrogio ammira: «Ma questo matrimonio contrastò con tutti i pensieri dei principi della terra; poiché la malizia dei demonii penetra facilmente nel segreto delle cose nascoste; ma coloro che sono immersi nelle preoccupazioni del mondo non sono capaci di comprendere le cose divine. Diciamo anche che qui abbiamo un testimone più fedele e più sicuro della verginità di Maria rispetto alla persona del suo sposo, che poteva sia lamentarsi dell’oltraggio subito, sia perseguire la punizione, se non avesse conosciuto il mistero di questo parto». Infine, Beda il venerabile contempla il nome della Vergine: «E questa vergine si chiamava Maria. “Maria, in ebraico, significa stella del mare, e in siriaco: padrona; nomi che si addicono perfettamente a Maria che ha dato alla luce il Padrone del mondo e la luce eterna dei secoli». |