In Siria, la Chiesa alza la voce
 


Articolo della Fraternità San Pio X







Mons. Jean-Abdo Arbach, arcivescovo greco-cattolico di Homs



Dopo la caduta di Bachar al-Assad, l’8 dicembre 2024, ad opera di una coalizione di soldati dell’Islam comandati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), la Siria attraversa un periodo di sconvolgimenti. Il nuovo potere di transizione, diretto dallo jihadista Ahmad al-Charaa, si sforza di rassicurare le minoranze religiose, tra cui i cristiani, promettendo loro una maggiore libertà.

Tuttavia, al di là delle parole, gli avvenimenti verificatesi tra il 6 e il 12 marzo 2025 nell’Ovest del paese, in particolare nelle regioni di  Latakia e Tarous, hanno ravvivato i timori.
Le violenze hanno avuto inizio con un attacco dei sostenitori del clan Assad contro le forze di sicurezza del nuovo Governo, provocando una repressione brutale: sono stati massacrati almeno 1.500 persone, tra cui quasi 1.000 civili, soprattutto alawiti – minoranza religiosa che l’Islam sunnita maggioritario considera come eretica – ma anche cristiani che vivono nelle stesse regioni.

C’è da notare che questa versione «ufficiale» è contestata da più di un osservatore: a scatenare gli eventi è stato il fatto che le forze del HTS hanno attaccato, il 4 marzo, il quartiere alawita di Daatour e l’indomani il villaggio sacro di Dalyeh, provocando la risposta degli alawiti, fatto che è servito da pretesto alla repressione del HTS.

Questi massacri sono stati compiuti, tra gli altri, da jihadisti stranieri: cinesi o ceceni.
I cristiani presenti si sono anch’essi trovati in prima linea.
Mons. Jean Abdo Arbach, arcivescovo greco-cattolico di Homs, interpellato lo corso 13 marzo dalla ONG Aiuto alla Chiesa che soffre, ha dichiarato «Questo è molto doloroso. Io chiedo giustizia, perché uccidere donne e bambini non è una buona cosa per la Siria».

Lo stesso arcivescovo è intervenuto durante un viaggio a Madrid, dove il 14 marzo ha assistito ad una veglia di preghiera organizzata per i cristiani perseguitati nel mondo:«Vi è stata molta effusione di sangue in Siria. Adesso basta».
L’arcivescovo teme soprattutto che l’esodo dei cristiani siriani si intensifichi.

I cristiani, che prima della guerra civile del 2011, erano circa il 6% della popolazione siriana, cioè da 1,5 a 2 milioni di persone, oggi sono una minoranza valutata tra 250.000 e 500.000 credenti. La guerra, le persecuzioni ad opera dei gruppi jiadisti come l’organizzazione Stato Islamico (SI), e la massiccia emigrazione, hanno drasticamente ridotto il loro numero.

A Homs, terza città della Siria, centro cristiano storico, la situazione riflette tali tensioni nazionali, con sfumature locali.
Prima della guerra, Homs contava circa 160.000 cristiani, cioè dal 15 al 20% della popolazione. Nel 2025, il loro numero è stimato a soli 20.000 in città e a 25.000 nei villaggi circostanti, come quello della Valle dei Cristiani (Wadi al-Nasara).

Questo tracollo è dovuto agli intensi combattimenti della guerra civile, che hanno devastato quartieri cristiani come al-Hamadiyeh e Bab Sbaa, ed anche all’esodo all’estero o in altre regioni della Siria.
I recenti massacri del marzo 2025, benché concentrati sulla costa Ovest; a Latakia e a Tartous, hanno avuto delle ripercussioni a Homs, dove sono stati colpiti anche i cristiani.

Mons. Jacques Mourad, arcivescovo siro-cattolico di Homs, lo scorso 10 marzo ha riferito che 12 cristiani erano stati uccisi nel corso in queste violenze, perché vivevano in zone prese di mira per la loro vicinanza agli alawiti.

Il Frate Marista George Sabé, di stanza ad Aleppo, interpellato da Vatican news, ha riferito del «panico» fra i cristiani.
Questo è accentuato dal divario tra le promesse del Governo e la realtà sul terreno.

All’indomani delle uccisioni, i Patriarchi delle tre principali confessioni cristiane – greco-ortodossa, greco-cattolica melkita e siro-ortodossa – hanno pubblicato un appello comune per denunciare gli «orribili massacri» e chiamare ad una ipotetica riconciliazione nazionale.

Sul piano politico, il Governo di transizione ha annunciato, il 10 marzo 2025, la fine dell’«operazione militare» ed ha promesso che «perseguirà i responsabili degli abusi».
Tuttavia, la presenza di combattenti stranieri – tra cui dei Ceceni, dei Turkmeni e dei Cinesi – solleva dei dubbi sulla capacità del potere di controllare le proprie forze.

Ma per Mons. Arbach, i cristiani devono tenere duro: «Io incoraggio i fedeli a rimanere saldi, poiché senza i cristiani non può esserci avvenire per la Siria. I cristiani sono le radici della Siria e la Siria è la culla del cristianesimo. A Damasco noi veneriamo i luoghi in cui San Paolo si convertì al cristianesimo. Noi abbiamo anche delle chiese e dei monasteri risalenti al primo secolo, e abbiamo mantenuto l’aramaico: la lingua che parlava Gesù durante la Sua vita pubblica».

Nelle strade di Homs, i cristiani rassegnati hanno una certezza: per loro la Quaresima probabilmente non finirà al mattino di Pasqua.











 
marzo 2025
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI