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L’Intelligenza Artificiale e i giovani: la Chiesa suona il campanello d’allarme ![]() Mentre l’algoritmo declinato
in tutte le sue forme interferisce sempre più nella vita
quotidiana dei giovani, la Santa Sede ha appena organizzato un
colloquio scientifico con la presenza di ricercatori di alto livello,
allo scopo di fare il punto sulle opportunità offerte
dall’Intelligenza Artificiale e mettere in guardia sui rischi che essa
comporta.
In una cornice magica ma molto reale, a Villa Pia, nel cuore dei giardini vaticani, e ad anni luce dall’universo virtuale, dal 20 al 22 marzo 2025 si sono riuniti una sessantina di esperti mondiali – universitari, rappresentanti di associazioni e di organizzazioni internazionali – allo scopo di dibattere sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale (IA) sulle giovani generazioni. Organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, il colloquio – di cui ha parlato il portale ufficiale delle informazioni del Vaticano – è iniziato con la constatazione che una parte dei bambini e degli adolescenti hanno già accesso all’IA in forme diverse: assistenti vocali, applicazioni educative, giuochi interattivi o anche algoritmi personalizzati sulle reti sociali. Questa tecnologia, in piena espansione, sta «cambiando radicalmente» la maniera di vivere dei giovani, il loro modo di apprendere e di interagire col mondo. Secondo gli esperti riuniti in Vaticano, questa trasformazione è ad un tempo rapida e profonda, e attiene a diversi dominii come l’educazione, il tempo libero e le relazioni sociali. I ricercatori riuniti a Villa Pia hanno tenuto a sottolineare le inedite possibilità offerte dall’IA: strumenti come i tutor virtuali permettono un apprendimento personalizzato, adattato al ritmo e ai bisogni di ogni ragazzo. Delle applicazioni basate sull’IA possono anche rilevare le difficoltà dell’apprendimento precoce, fornendo un sostegno mirato. Nel campo del tempo libero, i videogiochi offerti dall’IA creano esperienze coinvolgenti che affascinano le menti dei giovani, mentre le reti sociali utilizzano degli algoritmi per modellare le loro preferenze e le loro interazioni. Ma tutto ciò è lungi dall’essere inoffensivo. Questa onnipresenza solleva ormai delle domande cruciali. Se in certi casi l’IA permette degli apporti positivi in molti altri casi essa può esporre i giovani a pericoli insidiosi. L’incontro organizzato in Vaticano intendeva mettere l’accento sulla necessità di creare e di garantire un ambiente digitale sicuro: un obiettivo che sembra ancora lontano dall’essere raggiunto, data la complessità delle sfide poste. Uno dei punti centrali del colloquio è stato la sicurezza dei ragazzi nello spazio digitale. Le statistiche richiamate sono allarmanti: una ragazza su cinque e un ragazzo su sette sarebbero vittime di violenze in linea, che si tratti di violenze informatiche, di sfruttamento o di esposizione a contenuti inappropriati. L’IA, in quanto motore di tali piattaforme può amplificare questi rischi. Per esempio, gli algoritmi di raccomandazione, concepiti per massimizzare il coinvolgimento, possono involontariamente esporre i ragazzi a dei contenuti violenti e contrari alla morale naturale e cristiana. Inoltre, l’IA generativa – in grado di produrre testi, immagini o video, pone delle nuove sfide. Gli strumenti come deepfakes possono rendere i ragazzi vulnerabili alla disinformazione o ad abusi più diretti. E’ anche una minaccia la raccolta di dati personali inerenti all’IA. Questi dati, che includono abitudini, preferenze e talvolta emozioni dei ragazzi, possono essere utilizzati a fini commerciali o malevoli, compromettendo la vita privata dei giovani. Il cardinale Peter Turkson, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, ha insistito sull’importanza di integrare l’etica nello sviluppo e nell’utilizzazione dei dati prima della loro messa a disposizione. L’idea si collega ad anteriori iniziative della Santa Sede: come il dialogo con i capi della Silicon Valley, mirante a sensibilizzare i giganti tecnologici su questi temi. L’incontro ha anche riflettuto sulla possibile dipendenza dei ragazzi a queste tecnologie. Se l’IA diventa una compagna costante – un assistente virtuale o un algoritmo che guida le loro scelte – quale impatto avrà sulla loro autonomia? Alcuni esperti temono che i ragazzi, abituati a risposte istantanee o personalizzate, perdano la pazienza nei processi più lenti ed incerti della vita reale. Ora, l’acquisizione delle virtù non può farsi con un semplice «clic». Un altro oggetto di preoccupazione è l’influenza dell’IA sulle relazioni umane. Le interazioni mediate da schermi e algoritmi potrebbero ridurre le occasioni di contatti diretti, essenziali per lo sviluppo emotivo e sociale dei ragazzi. Per rispondere a queste sfide, i partecipanti hanno invocato un governo internazionale dell’IA, che coinvolga i Governi, le imprese tecnologiche e la società civile: una iniziativa tinta di idealismo che lascerà scettici quelli che constatano quanto gli organismi internazionali assomiglino più al “Brave New World” [coraggioso mondo nuovo] di Huxley che all’ideale presentato nei quattro Vangeli. |