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Morte di Papa Francesco: Breve agenda per il successore. Con dubbio finale. ![]() Cappella Sistina - Il Conclave «Simone, Simone, ecco, satana vi ha cercato
per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga
meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi
fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto
ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro,
io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte
avrai negato di conoscermi»
Luca 22,31-34 Bergoglio lascia una Chiesa sofferente, sbandata, lacerata. Sotto tutti i profili. Teologia, filosofia, morale, liturgia, pastorale, ecclesiologia, economia, diritto. Ovunque si volga lo sguardo troviamo confusione, ambiguità, divisione. Su che cosa dovrà lavorare il successore, se avrà a cuore la fede, la Chiesa e la salvezza delle anime? Vado in ordine sparso, senza la pretesa di essere esaustivo. Ripristinare la retta dottrina, senza cedimenti al mondo. Ricordare che la più alta forma di misericordia non è giustificare, ma proporre la verità evangelica in modo integrale. Carità nella verità. La carità a prezzo della verità non è carità. Necessità della conversione. Rimettere al centro Gesù. Riconoscere i diritti di Dio e i doveri dell’uomo, non i doveri di Dio e i diritti dell’uomo. Non occuparsi solo delle cose di quaggiù. Tornare a parlare delle cose di lassù. Area di competenza di Pietro è la salvezza dell’anima. Morale certa, non ad assetto variabile. Di liquidità si muore. Il Papa punti sulla partecipazione della creatura razionale alla legge eterna, non all’adattamento della legge eterna da parte della creatura, che così facendo si dimostra irrazionale. Riconoscere che la liturgia tradizionale alimenta la fede ed è fonte di conversioni. Basta con le persecuzioni e gli insulti contro gli “indietristi”. Riconoscere limiti e storture del Vaticano II. Non è possibile dogmatizzare un concilio (che oltretutto volle essere pastorale) ed è folle dogmatizzarlo in un mondo del tutto cambiato. A fronte dell’intelligenza artificiale e delle biotecnologie, l’idea stessa di identità personale viene messa in discussione. Ecco la nuova frontiera. Sotto molti aspetti siamo già in Matrix. La Chiesa che cos’ha da dire? Tornare alla legge, al diritto, anche al diritto canonico, come strumento essenziale per garantire la giustizia. Negli anni di Bergoglio ci sono stati abusi infiniti. Basta con la sinodalità. Un conto è consultarsi, un conto è trasformare la Chiesa in un’assemblea permanente. Tornare al linguaggio evangelico: sì sì, no no. Basta con le giravolte e le furbizie. Basta con le note a margine. I fedeli hanno il diritto di essere guidati nella chiarezza e nella fedeltà. Basta con le interviste e il protagonismo personale. Il Papa parli meno e parli sapendo di essere Pietro. Ripristinare la dignità papale, anche sotto l’aspetto formale. Il populismo bergogliano ne ha fatto strame. Il Papa sia padre autentico, quindi misericordioso ed esigente. Misericordioso perché esigente. Equilibrio, anche dal punto di vista caratteriale. La Chiesa esce stremata da questo pontificato segnato dall’instabilità. Gli ultimi conclavi sono stati brevi e ormai, in un quadro dominato dai media, un conclave lungo lo si vuole evitare a ogni costo. Ma i cardinali, mai riuniti da Bergoglio e scelti nei più disparati angoli del mondo, non si conoscono. Avranno bisogno di parlarsi. A meno che qualcuno non riesca a pilotarli. «E tu, una volta ravveduto, conferma i fratelli nella fede». Questa dovrebbe essere l’ora del ravvedimento. Ma c’è nel sacro collegio un solo cardinale che non sia stato colpito dal virus del modernismo? |