Cavalcare la tigre artificiale


di Marcello Veneziani


Pubblicato su Panorama - n° 17 aprile 2025

 Ripreso sul sito dell'Autore










In estrema sintesi, vi propongo dieci tesi sull’Intelligenza artificiale.

I - Per cominciare, non chiamiamola intelligenza, che implica sapere critico, coscienza etica, ispirazione spirituale, capacità creativa, emotiva e intuitiva che “legge dentro”. Meglio definirlo cervellone artificiale, come un tempo si diceva cervellone elettronico, perché surroga, amplifica e potenzia le funzioni cerebrali. Da qui in poi lo indichiamo con la sigla CA, anziché IA.

II - La rapidità del suo sviluppo e dei suoi processi supera la capacità umana di comprenderli, digerirli, farli propri. La trasformazione è rapida, ripida, virale. Così nasce il fatalismo del suo avvento, segui la sorte tecnologica o poi la inseguirai con affanno. Nelle Tesi su Feuerbach Marx diceva che finora abbiamo interpretato il mondo ora si tratta di trasformarlo. Da allora stiamo radicalmente trasformando il mondo ma abbiamo smesso di capirlo. Il CA rende l’uomo antiquato perché cresce il dislivello “prometeico”, notava Gunther Anders: la tecnica cresce e l’humanitas decresce, non riesce più a stare al suo passo. Si allarga la forbice (E. Jünger).

III - Il problema cruciale si riassume in una domanda: il CA espande o sostituisce l’umano? Il processo avviato, incontrollato, diventa un’inquietante sostituzione dell’umano, del divino e del reale. In prospettiva, la fine dell’umano coincide con la fine del divino ma anche con la fine della realtà. Mondo fisico e metafisico tramontano insieme; un mondo parallelo, virtuale, fittizio prende il posto di Dio, dell’umano e della realtà.

IV - Il CA non monopolizza solo il mondo futuro ma diventa l’erede universale del passato. Un immenso magazzino dati, un gigantesco cloud, raccoglie tutto il sapere accumulato nel tempo e lo rende fruibile. Funzione utile e largamente utilizzata dagli utenti; preziosa a patto di non confondere l’informazione con la cultura, il sapere “liofilizzato” del Cervellone col sapere organico attinto direttamente dalle fonti, frutto di studio, lettura, selezione, passione e senso critico. Un conto è disporre di un utile supporto, un altro è pretendere di sostituire la cultura con l’accesso ai dati globali.

V - La scienza viene ridotta a premessa per l’applicazione tecnica. Ma la scienza non “serve” solo a modificare il mondo bensì a conoscerlo e averne una visione.
Scientia est potentia diceva Bacone; ma la potenza della scienza va governata e limitata da due condizioni: da un verso so di non sapere, come diceva Socrate, non sono onnisciente ma conosco i miei limiti; è la dotta ignoranza di Cusano. Dall’altro verso, so di non potere, ovvero non tutto è permesso, non ogni potenza deve diventare atto, bisogna fermarsi quando l’agire sconfina e produce danni superiori ai vantaggi. Porre limiti alla volontà di potenza e alla superbia.

VI - Chi controllerà il CA dominerà il mondo. Sarà uno o più soggetti, saranno alleati, concorrenti o rivali? Saranno gli Stati, i deep state oppure i colossi privati? Si può già dire una cosa: nella sfida partono avvantaggiati i paesi in cui le decisioni, le filiere di comando, i passaggi sono rapidi e diretti. Le dittature, i sistemi totalitari sono più efficaci nel dominio tecnologico, mentre i sistemi plurali e liberali partono svantaggiati.

VII - Il vero rischio che corriamo è varcare senza più accorgercene la soglia di non ritorno. Se si atrofizzano le capacità critiche, l’intelligenza, la reattività e l’attenzione alle conseguenze, non sarà più possibile tornare indietro, ne perderemo coscienza. Potrà accadere che venga instaurato un regime di sorveglianza, l’infocrazia di cui scrive Byung Chul-Han, e venga perfino considerata garanzia di libertà, per il nostro bene.
Segnali inquietanti già si avvertono.

VIII -La preoccupazione del futuro non è dunque l’avanzata della cosiddetta Intelligenza Artificiale ma la ritirata dell’Intelligenza naturale. Ovvero il pericolo per l’avvenire non è tanto la crescita prorompente del CA ma l’affievolirsi e poi lo spegnersi della coscienza critica, della responsabilità etica, della memoria storica, della cultura, insomma dell’intelligenza umana.
Chi potrà allora bilanciare senza fermare l’avanzata tecnologica? Chi potrà orientare il suo sviluppo in una direzione compatibile e proficua per l’umanità?

IX - Ma è possibile guidare la corsa del CA? Difficile rispondere, però bisogna rispondere: non so se sia possibile, non siamo in grado di prevederlo ma so che è necessario compensarla e condurla. Confidiamo che la realtà si riprenda la sua rivincita sul mondo virtuale, fittizio, parallelo; che l’imprevedibilità degli esiti storici apra nuovi percorsi, giacché la storia non segue una via unica e prestabilita, ma è esposta a variabili e imprevisti; e che irrompano fattori imponderabili che potremmo definirli come la mano degli dei o della provvidenza.
Per riassumere i tre fattori in una sola espressione: la storia è esposta all’eterogenesi dei fini, ossia le conseguenze, gli esiti a volte rovesciano le intenzioni e le premesse.

X - Infine chiediamoci: cosa resterà irriducibile alla tecnica, cosa non potrà mai fare il CA? Non prenderà mai l’iniziativa da solo, non riuscirà a generare da solo un essere vivente; non sarà mai creativo ma imitativo, combinerà i dati, li replicherà; non avrà coscienza spirituale e morale, senso del bello e del limite, ispirazione e commozione.
L’amore, l’energia vitale che dà inizio a ogni cosa e muove l’universo, non è alla portata del CA. Potrà fare cose simili e verosimili, mai vere e originali.
L’amore non si clona.






 
aprile 2025
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI