Vidimus Dominum

Omelia nella Domenica in Albis

Ottava di Pasqua


27 Aprile 2025


di Mons. Carlo Maria Viganò



Pubblicata sul sito Exsurge Domine









Mitte manum tuam,
et cognosce loca clavorum, alleluja:
et noli esse incredulus,
sed fidelis, alleluja, alleluja.

Ant. ad Comm.


La mattina di Pasqua, alle Pie Donne giunte al Sepolcro per imbalsamare il corpo del Signore, due Angeli rivolgono queste parole: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno. (Lc 24, 5-7).
L’Evangelista aggiunge: Ed esse si ricordarono delle sue parole (ibid., 8).

Cosa avevano dimenticato le Pie donne? Quello che gli scribi e gli anziani del Sinedrio sapevano bene dalle Sacre Scritture: che il Figlio dell’uomo, che essi avevano messo a morte, sarebbe risorto il terzo giorno. Lo sapevano così bene da chiedere a Pilato di mettere delle guardie per impedire che gli Apostoli venissero a trafugarne il corpo e potessero raccontare che era risorto. Lo sapevano anche i soldati del tempio, che appena giunti in città annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia.” Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. (Mt 28, 11-15).

Come si fa presto a contrastare la verità! Basta pagare. E vi è sempre chi è pronto a sborsare una somma di denaro per indurre falsi testimoni a mentire; così come ci sono sempre persone pronte a lasciarsi corrompere, se ciò assicura loro un qualche guadagno. Guardiamoci intorno, in questo mondo costruito sulla menzogna, e comprenderemo quanto la Verità sia odiata, avversata, contrastata.

La sera di quello stesso giorno il Signore si mostra agli Apostoli, apparendo loro nel Cenacolo, dove essi si erano rinchiusi per paura dei Giudei.
È qui che inizia il racconto del Vangelo di oggi. Il Risorto entra a porte chiuse, si ferma in mezzo alla stanza e rivolge loro il saluto: Pax vobis. Mostra le piaghe delle Stimmate e del Costato, perché gli Apostoli possano riconoscerLo. Alita su di loro e li conferma nello Spirito Santo, dando loro il potere di rimettere i peccati. Poi scompare, e questi riferiscono l’accaduto a Tommaso, che dubita della loro parola e di quanto il Signore aveva loro detto e fatto.

Così, quando dopo otto giorni da quella prima Domenica il Signore torna a visitare gli Apostoli, la Sua prima preoccupazione è rassicurare Tommaso, facendogli toccare i fori dei chiodi e la ferita del costato: Non essere incredulo, ma credente. E aggiunge: Perché mi hai veduto hai creduto? Beati coloro che pur non avendo visto crederanno.
No, non è questo un invito alla creduloneria o a rinunciare alla razionalità e al buon senso, ma un monito ad aver fede nella Parola di Dio, nel Verbo di Dio fatto carne.

Non avevano vissuto tre anni insieme con Lui? Non L’avevano visto confermare con miracoli il Suo essere il Messia e il Figlio di Dio? Non aveva annunziato la Sua Risurrezione nel terzo giorno dopo la Sua morte?
A Giovanni bastò entrare nel Sepolcro e vedere le bende e il sudario, per credere. Ma agli altri Discepoli le parole della Maddalena e delle sue compagne dovettero sembrare esagerate, sicché il Signore volle mostrarSi a quegli uomini increduli, ai quali l’orgoglio faceva perdere la memoria di tutto il passato, che sarebbe bastata da sola ad illuminarli per il presente. La fede infatti non ha altro ostacolo che questo vizio – l’orgoglio: se l’uomo fosse umile, la sua fede muoverebbe le montagne.

A Tommaso non basta la testimonianza della Maddalena; non si accontenta dell’autorità di Pietro; le parole degli Apostoli e dei Discepoli di Emmaus non lo distolgono dal basarsi solo sul proprio giudizio personale. È per coloro la cui fede è così debole e così vicina al razionalismo, che Gesù, alle parole di rimprovero indirizzate a Tommaso, aggiunge quella beatitudine che non riguarda solo Tommaso, ma che è promessa a tutti gli uomini, di tutti i secoli: Beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto!
Tommaso peccò per non essere stato disposto a credere. Noi ci esponiamo a peccare come lui se non coltiviamo nella nostra fede quella docilità che la fa progredire sotto la guida dello Spirito Santo.

Quale grande contraddizione ci è narrata nel Vangelo di oggi! San Tommaso dubita della testimonianza dei suoi compagni circa la Resurrezione del Signore, mentre a chi è in malafede bastano le menzogne delle guardie per credere che il Signore non sia risorto. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Come Adamo ed Eva non vollero credere al Signore ma al Serpente, come i nostri padri non credettero a Mosè e ai profeti, ma ai sacerdoti di Baal.

Credettero invece i piccoli e le persone semplici, tra i quali il quattordicenne San Pancrazio, presso la cui Basilica sulla via Aurelia si tiene la stazione di oggi. Durante la feroce persecuzione di Diocleziano iniziata nel 303, Pancrazio rifiutò di rendere culto a Cesare e venne per questo condannato a morte e martirizzato mediante decapitazione. È il suo esempio eroico che la Chiesa addita a chi esita nel credere anche dinanzi all’evidenza. Le parole della prima Lettera di Pietro, da cui è tratto l’introito che abbiamo cantato, ci rimandano all’abbandono dei lattanti: Deposta dunque ogni malizia, ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete già gustato come è buono il Signore (1Pt 2, 1-3).


Desiderate il puro latte spirituale – dice San Pietro – come bambini appena nati, la cui beatitudine consiste nel nutrirsi di un alimento semplice e perfetto, le cui proprietà nutritive corrispondono alle necessità del neonato. Il puro latte spirituale: quello che la madre offre al bambino, compiacendosi di guardarlo mentre succhia con gli occhietti chiusi, le manine chiuse a pugno, il respiro sereno. Perché quella creaturina fragile e indifesa, protetta dall’abbraccio materno, sa di non aver bisogno d’altro, di non dover temere nulla, di potersi fidare… se davvero avete già gustato come è buono il Signore.

Per questo è necessario mettere da parte ogni malizia, ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, tornando a quella innocenza, onestà e sincerità che Nostro Signore ha ripristinato nell’ordine della Grazia, in justitia et sanctitate veritatis, nella giustizia e nella santità della verità.

Ma quanto è arduo, cari fratelli, deporre ogni malizia e ogni frode e ipocrisia! Quanto è difficile riconoscerci come lattanti, bisognosi di tutto nell’abbraccio materno di chi ci nutre, riconoscere il puro latte spirituale che ci è indispensabile per la vita dell’anima! Vi sarà sempre chi, invidioso del nostro destino eterno, cercherà di affidarci ad una matrigna crudele, di lasciarci morire di fame, di convincerci che siamo cristiani adulti e che possiamo decidere noi come e quando e da chi ricevere il nostro nutrimento.

Il mondo insegue i suoi idoli, contro i quali ci mette in guardia San Giovanni: Figlioli, guardatevi dai falsi dèi! E in questi giorni benedetti, nei quali celebriamo la Resurrezione di Cristo e il Suo trionfo sul peccato e sulla morte, nessuna ombra può distoglierci da questa gioia spirituale. Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti (Lc 9, 60) e non cerchiamo tra i morti colui che vive (Lc 24, 5).

L’epistola della Messa ci riporta al sano realismo della Rivelazione cristiana: la vittoria che vince il mondo è la nostra fede. Una vittoria che non è fatta di mondani trionfi, di effimeri successi, di umane illusioni. Perché non possiamo vincere il mondo con le armi del mondo; né trionfare sul mondo seguendo le sue mode. Tre sono coloro che danno testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo: è nel Dio Uno e Trino, nella Santissima Trinità, che noi abbiamo la certezza della nostra fede. Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo sta in potere del Maligno. Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna (ibid., 19-20).


E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
 
27 Aprile 2025
Dominica in Albis, Octava Paschatis







 
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