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Conclave: un’equazione a più incognite ![]() I cardinali divisi per continente Sono numerosi coloro che avanzano pronostici per tentare di indovinare il nome del 267° successore di Pietro. Ma in questo momento è difficile predire infallibilmente chi sarà il prossimo Pontefice romano. Tuttavia, vi sono alcuni fatti e alcune cifre che possono essere presi in considerazione per l’elezione del prossimo Papa. Eccone alcune. Prima di tutto, il numero degli elettori che hanno confermato la loro presenza il 7 maggio 2025 è di 133 membri, dato che due di essi non potranno essere presenti per motivi di salute. Per l’elezione saranno necessarii i due terzi dei voti, cioè 89. La minoranza di blocco è di 45, una cifra mai raggiunta finora, che potrebbe causare delle soprese. Nella storia dei Conclavi, sono state spesso queste minoranze che hanno permesso l’elezione di un cardinale inaspettato; nel bene o nel male a seconda dei casi. Una seconda variabile è quella di chi ha creato i cardinali elettori: 108 sono stati creati da Francesco e 27 da Benedetto XVI. I primi rappresentano dunque circa l’80% degli elettori, cosa che indica un’influenza significativa del pontificato appena conclusosi. Tuttavia, sarebbe sbagliato credere che questi 108 elettori siano tutti dei “cloni” di Francesco. Alcuni non si oppongono ad un nuovo orientamento, come ha dichiarato il cardinale Francesco Saverio Bustillo, spagnolo naturalizzato francese, ai giornali francesi. Ma questi cardinali scelti da Francesco sono, più o meno, il frutto di una strategia volta a comporre un Collegio cardinalizio allineato sulle priorità del defunto Pontefice: riassunte nella sinodalità e la giustizia sociale, che però i cardinali non intendono necessariamente in modo uniforme. Anche l’origine degli elettori svolgerà un ruolo. L’Africa ne conta 18. Papa Francesco ha nominato dei cardinali dei paesi emergenti: Repubblica Democratica del Congo, Africa Centrale e Ruanda). Queste scelte indicano la crescente importanza del continente africano, che dovrebbe diventare il polmone della Chiesa entro la fine del XXI secolo. L’Asia conta 23 elettori: tante nomine che esprimono la priorità data all’Asia, un continente di 150 milioni di cattolici in relativa espansione. L’America Latina conta 21 elettori: Francesco, primo Papa latino-americano, ha rafforzato una regione che conta il 50% dei cattolici nel mondo e che costituisce, ancora per qualche decennio, il centro di gravità della Chiesa. L’Europa conta 51 elettori, così che è il continente sotto-rappresentato rispetto alla sua passata influenza storica, ma sovra-rappresentato in ragione della sua crescente secolarizzazione. L’America del Nord conta 16 elettori, nomine caratterizzate da una scelta selettiva, con la quale sono stati esclusi gli arcivescovi conservatori delle grandi diocesi americane. L’Oceania conta 4 elettori: figure minori come i cardinali John Dew e Soane Patita Paini Mafi indicano l’attenzione rivolta dal defunto Papa alle “piccole” nazioni. Infatti, il Pontefice argentino ha nominato cardinali provenienti dalle diocesi «periferiche», riducendo così l’influenza dei centri di potere tradizionali. Questa diversità potrebbe complicare la formazione di blocchi omogenei. Un’altra variabile è data dal posizionamento «dottrinale» degli elettori. I cardinali nominati da Francesco condividono generalmente la sua visione di una Chiesa sinodale, ma il loro pensiero varia dal moderato progressismo al moderato conservatorismo. Le tendenze di questi 108 cardinali nominati da Francesco includono: - Un blocco maggioritario
progressista moderato, che vuole essere «pastorale». La
maggioranza di questi elettori sostiene le priorità di
Francesco, in particolare la sinodalità, la giustizia sociale e
l’ecologia. Incarnano questa posizione figure come i cardinali Peter Turkson e Matteo Zuppi.
Quindi, i 108 elettori formano un gruppo maggioritariamente
progressista “pastorale”, ma con una diversità interna che
favorisce il compromesso. Essi sono più pragmatici che
ideologici, privilegiano un volto moderno della Chiesa che tuttavia si
inserisce in una certa continuità, escludendo gli eccessi
progressisti osservati in questi ultimi anni.- Un blocco minoritario conservatore moderato (circa un terzo degli elettori nominati dal defunto Papa): alcuni cardinali, spesso provenienti dall’Africa o dall’Asia, mantengono delle posizioni conservatrici sulle questioni morali (matrimonio, omosessualità), pur sostenendo le riforme pastorali. I 27 cardinali elettori nominati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI si caratterizzano per il loro conservatorismo ideologico, la loro forte rappresentanza europea (55-60%) e il loro radicamento curiale e dottrinale. In maggioranza critici delle riforme progressiste di Francesco, essi privilegiano il rigore dottrinale, una liturgia più o meno «tradizionale» e una forte autorità romana. Tuttavia, al loro interno esiste una minoranza più progressista aperta al compromesso. Ciò nonostante, in Conclave, questi cardinali nominati da Benedetto XVI potrebbero bloccare un candidato troppo progressista. La loro influenza dipenderà dalla loro capacità di organizzarsi; in questo senso i cardinali Robert Sarah, Gerhard Müller e Raymond Burke sembra che siano già al lavoro. Anche i cardinali provenienti dalla Curia intendono svolgere un ruolo nell’elezione, per evitare un candidato che si opponga a loro. In effetti, il defunto Papa si è scontrato apertamente con la Curia durante il suo pontificato: quindi, quest’ultima è poco disposta a rinnovare quella che per loro rimane una esperienza dolorosa. Al di là di queste variabili, rimane una costante: lo Spirito Santo, che qualunque cosa accada guiderà la scelta degli elettori seguendo il piano della divina Provvidenza per il maggior bene della Chiesa. Ma questo bene può essere più o meno vicino o lontano… Di fronte all’affresco del Giudizio Universale di Michelangelo, i cardinali possono meditare sulla loro alta responsabilità. Preghiamo per loro. |