Ci vorrebbe un Papa credente


Articolo di Marcello Veneziani


Pubblicato sul giornale La Verità del 4 maggio 2025

ripreso sul sito dell'Autore









Ma tu chi vorresti come Papa? È un toto-scommessa globale, l’Italia si scopre un popolo di vaticanisti della domenica; impazzano pronostici, dietrologie e papalipomeni, per parafrasare il titolo di un poemetto ironico di Giacomo Leopardi.
I criteri per la scelta sono sommari e somatici, facciali e vocali; basta una battuta, una diceria su di uno o contro l’altro, o semplicemente la schedatura dei media, il papometro, per promuovere o bocciare un Papa.

Al vaticanista del terzo piano piace la sinistra perciò vuole un Papa progressista, non è importante che sia cattolico; e sui media impazza l’offerta di due Papi dem e italiani al prezzo di uno.

Al vaticanista del piano di sotto, invece, piaceva Ratzinger, piacciono quelli della Tradizione, e via a cercare il Papa giusto, magari un po’ meloniano.
Ce ne sono anche qui un paio, di Papi neri ma in questo caso si dovrebbe dire proprio negri per non confondere con un Papa gesuita o addirittura un Papa fascista.
E altri più defilati.

Poi c’è il papa sorteggiato alla Fiera campionaria, che risponde a quesiti etnico-turistici: per qualcuno stavolta ci vorrebbe un bel Papa asiatico, magari cinese, quantomeno coreano. No, meglio africano, perché loro stanno peggio di tutti; eppure sarebbe un bel colpo un papazzo americano, magari anti-Trump, che scomunica chi mette i dazi e reputa peccato mortale baciare i deretani dei potenti, così il mainstream è contento.

C’è chi la butta sull’anagrafe e chiede un Papa giovane, in salute, aitante, che guidi la sua papamobile e giochi a tennis con le guardie svizzere, in modo da non vivere più tra Pontefici cagionevoli, assistiti e malridotti; un Papa palestrato più che ospedaliero.

Già, ma poi la Chiesa che fine fa, se il Papa dura in carica mezzo secolo? Si riduce a una Monarchia Assoluta e Perpetua, diventa ereditaria, il Vicario diventa Titolare?

C’è chi invece punta sulla competenza e la specializzazione, un Papa al passo dei tempi, magari indicato da Chat gbt prima che dallo Spirito Santo. Che so, un Papa scienziato, un Papa influencer, un Papa manager, un Papa partigiano, un Papa attore globale o artista di strada, un Papa trans o simili, come suggeriva il film…

Per taluni anche il Papa se vuol essere davvero universale, cioè di tutti, deve seguire l’alternanza tra un credente e un laico, o magari dev’essere un fantasista eclettico e sincretico, ebreo-musulmano, con ascendente luterano e segno zodiacale buddista, cuspide shintoista e in transito un po’ induista.
 
Un Papa arcobaleno, basta col bianco o il nero, che sia arancione come i guru, verde come i green, rosso e giallo, insomma di tutti i colori. Pace.

Il mainstream suggerisce ai condomini vaticanisti una parola magica: continuità. L’importante è che sia come Bergoglio, che la pensi come lui e segua la sua scia; e confidano sui vagoni di cardinali che Papa Francesco ha scaricato sul Conclave per garantire proprio quella continuità, che poi vuol dire pure – non dimenticatelo – polizza per la sua santificazione.
Vogliono un Papa come Bergoglio che piace più ai non credenti che ai credenti, che sia inclusivo e accogliente, anche se le chiese si svuotano, non accolgono nessuno e i cattolici della tradizione e del Vetus Ordo Missae sono esclusi.
Un Papa green, femminista fino a un certo punto, aperto ai gay (ma non in chiesa, precisava Francesco), che sia neutrale sui temi sensibili e sensibile ai temi ideologici. Che dica pure le sue menate pacifiste, ecologiste e pauperiste, tanto non fermano i guerrafondai, gli avvelenatori del pianeta e i capitalisti; faccia pure le sue critiche a Israele, chi se lo fila, e perfino i suoi affondi sull’aborto e temi sconcertanti, che passeranno anche stavolta inosservati.
Un papa così sta bene nel presepe globale, è un personaggio conforme al quadro generale; poi quando dice qualcosa di difforme rispetto allo spirito del tempo, tutti fanno finta di non sentire. Guai a cambiare, squadra che perde non si cambia, è funzionale all’ateismo galoppante sulla terra, al relativismo, al nichilismo gaio e alla fluidità.

Già, ma tu chi vorresti come Papa? Non li conosco abbastanza, i cardinali, per indicarne uno adatto al compito, mi auguro che stavolta lo Spirito Santo faccia la sua parte, venga ascoltato e ben interpretato.
Posso solo dirvi come vorrei che fosse.

Innanzitutto vorrei un Papa che creda davvero in Dio e se qualcuno pensa che io stia continuando a scherzare, avverto: no, al contrario, da qui in poi sono serio.
Non è affatto scontato quel che ho detto; serpeggia una vena di scetticismo e di miscredenza anche in seno alla Chiesa. E la parola serpeggia mi sembra la più adatta. Certo, se uno la fede la perde, o vacilla, non può darsela né può fingere di averla.

Ma il primo assoluto requisito che si richiede a un Papa è dire, anzi gridare al mondo: Cari voi tutti, Dio esiste, anzi meglio: Dio è. (punto) Tutto ciò che è, è in Dio, Intelligenza dell’Essere. E poi via a rendere chiaro e semplice quel Principio, con le sue implicazioni e conseguenze. Poi dal Padre scenderà al Figlio e da questo risalirà allo Spirito Santo, che è per un credente-pensante in Dio, la forza che muove l’Universo, spira e ispira.

Vorrei che il Papa scommettesse tutto su Dio; poi il resto, l’amore, la santità, la bontà, la carità, la misericordia, il catechismo, vengono di conseguenza, alla Sua luce.
Vorrei un Papa che esprimesse il Pensiero più Forte e Potente che si possa pensare e dicesse: sono qui per Amor di Dio, ben sapendo che ogni tradizione ha la sua scala per andare verso di Lui. E poiché amo Dio amo tutto ciò che ne discende, ogni essere, in una gerarchia degli esseri e dei beni che va dall’uomo all’animale, dal regno vegetale al regno minerale; o che discende dal cielo alla terra, dal sole alla luna, dalla miriade di stelle ai miliardi d’anni luce.
Vorrei un Papa che parlasse nel nome di Dio, senza pretendere di disporre della Verità, inconoscibile per intero anche a lui; e parlasse poi al mondo nel nome della Madonna e dei Santi, e solo dopo nel nome degli uomini, a partire dai poveri e dai malati, ma senza fermarsi a quelli.

Il Papa dei poveri, almeno nel nostro mondo italiano, europeo e nordoccidentale, sarebbe un Papa per la minoranza, perché qui da noi i poveri sono la decima parte della popolazione; e degli altri nove decimi che ne facciamo?
Così come il Papa dei migranti, rispetto al mondo intero, sarebbe un Papa per la minoranza dell’umanità, perché – non mi stancherò mai di dirlo – i migranti sono milioni, i restanti sono miliardi sulla faccia della terra. Cioè chi vive dove è nato, chi resta a casa, nella sua terra, sono la stragrande maggioranza degli otto miliardi di abitanti del pianeta.

Vorrei un Santo Padre che parlasse il linguaggio del sacro, e dunque parlasse attraverso i riti, i simboli, la liturgia, la Tradizione, prima che attraverso i discorsi, le battute e i viaggi.
Un Papa che esprimesse il suo ruolo ieratico e pontificale, cioè di ponte tra l’umano e il divino, e i significati annessi a quel carisma e a quel soglio.
Un papa cosciente di parlare a un mondo indifferente, cioè peggio che ostile, refrattario, sordo, cieco e indaffarato, che non sta ad ascoltarlo.
Ma il Papa non maledirà mai l’umanità distratta, li aspetterà al largo della loro vita, nutrendo fiducia che come tutti i nodi vengono al pettine, così tutti gli esseri tornano all’Essere.

Un papa così non si commissiona su Amazon né nasce dai magheggi dei cardinali maneggioni; lo trova solo lo Spirito Santo. Amen.








 
maggio 2025
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