La Chiesa al capolinea.

Il prossimo Papa e il vero segno dei tempi ultimi 


di Emanuele Pavoni


Pubblicato sul sito di Aldo Maria Valli









Caro Valli,

ora che sta per aprirsi il Conclave leggo sui quotidiani indiscrezioni, giudizi, pronostici che mi fanno rimpiangere amaramente il tempo in cui l’unica divisione all’interno del Collegio cardinalizio si riduceva fra chi era favorevole alla monarchia spagnola e chi a quella francese, mentre oggi abbiamo una specie di guerra civile fra cardinali progressisti radicali e cardinali conservatori privi del necessario vigore, fra populisti terzomondisti e teocon.

Non vorrei sembrare eccessivo, ma mi viene da pensare che il vero segno dell’apocalisse imminente non risieda tanto nel rischio di un’escalation bellica nel conflitto russo-ucraino, quanto nel fatto che, di questo passo, fra neanche trent’anni la Chiesa cattolica – quantomeno in Europa –  non esisterà più. E non tanto per le rivoluzioni dottrinali e liturgiche che vedono i progressisti sempre più accesi nella loro esaltazione, quanto per i crudi numeri: l’Europa è ormai radicalmente scristianizzata, in Paesi di antica fede come l’Olanda non c’è proprio più vita cristiana (il primate dice, sconsolato, che qualcosa c’è ancora nella diocesi di Utrecht, ma è una luce fievole, appena percettibile, animata da qualche anziano, che si spegnerà nel giro di pochissimi anni), le parrocchie sono vuote, le Messe disertate, gli episcopati, vessati dalle tasse (fuori dall’Italia e dalla Germania, la Chiesa cattolica se la passa male anche da questo punto di vista) e depressi nella loro impotenza, sono costretti a vendere le loro chiese a privati che le trasformano in supermercati o discoteche. Sfregio inaudito, forse neanche compiuto con malizia, ma solo con l’indifferenza di un popolo che ormai è vuoto, neutro, sordo, anestetizzato.

È il capolinea, banalmente. Non è tanto questione di ratzingeriani contro bergogliani, entro trent’anni la Chiesa di Roma sarà scomparsa. Del resto – sempre che siano in buonafede, cosa non scontata – s’illudono i progressisti che vorrebbero abolire il celibato dei sacerdoti per rispondere alla crisi di vocazioni: non serve a niente, perché laddove i preti si sposano, come nelle chiese protestanti, la vita religiosa ed ecclesiastica è ancora più drammatica e povera, con numeri ancora più ridotti dei nostri. Dunque non c’entra il celibato. Mancano sacerdoti e fedeli semplicemente perché l’uomo di oggi ha voltato completamente le spalle a Dio e al Sacro. Non sa più concepire il metafisico, il Divino.
È questo il vero segno dei tempi ultimi, la conferma che sta per crollare tutto.
E chi ha un minimo di conoscenza biblica dovrebbe sentire un brivido di terrore perché ci siamo: tutto si compirà. Per cui sì, preghiamo certamente per il prossimo Papa, ma non illudiamoci troppo su ciò che verosimilmente ci aspetterà come cristiani.

Ovviamente il mio pessimismo sui prossimi anni non intacca la certezza di credente: in un modo o nell’altro, l’ultima parola sarà sempre di Cristo e non dei suoi nemici.










 
maggio 2025
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