Papa Leone XIV


di Redazione








Papa Leone XIV, nato Robert Francis Prevost il 14 settembre 1955 a Chicago, è il 267° Papa della Chiesa cattolica e il primo Papa proveniente dagli Stati Uniti.

Figlio di Louis Marius Prevost, insegnante di origini francesi e italiane, e di Mildred Martinez, bibliotecaria di origini spagnole, è il terzo di tre figli.

Nel 1977 ha iniziato il noviziato nell’Ordine di Sant’Agostino, a Saint Louis.
Ha emesso la professione solenne il 29 agosto 1981 ed è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982.
La sua formazione accademica si è sviluppata tra la Catholic Theological Union di Chicago e la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) a Roma, dove ha conseguito il dottorato in diritto canonico nel 1987.

Nel 2001 è diventato Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, carica che ha mantenuto fino al 2013.

Il 3 novembre 2014, Papa Francesco lo ha nominato Amministratore Apostolico di Chiclayo, in Perù, elevandolo alla dignità episcopale.
Dal 2015, è stato vescovo diocesano ed ha guidato quella Chiesa locale con l’attenzione per la formazione del clero.

Nel 2023, Papa Francesco lo ha chiamato a Roma come Prefetto del Dicastero per i  Vescovi, affidandogli la responsabilità di coordinare l’episcopato mondiale. Contestualmente, è stato nominato presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.

Nel concistoro del 30 settembre 2023, è stato creato cardinale di Santa Monica.

Ha la doppia cittadinanza: statunitense e peruviana e parla correntemente l’inglese, il francese, lo spagnolo, il portoghese e l’italiano, ed è un buon conoscitore del tedesco e del latino.

Si conosce la posizione del nuovo Papa sui temi delicati che sono dibattuti all’interno della Chiesa.

Sulla questione dei movimenti LGBTQ+, il cardinale Prevost aveva inizialmente posizioni piuttosto conservatrici e chiuse. Successivamente si è allineato sulle posizioni di Papa Bergoglio, fino a  ritenere, nell’ottobre 2024, che le Conferenze Episcopali dovessero concordare una linea comune per le benedizioni delle coppie dello stesso sesso, tenendo presente le differenze culturali dei vari paesi e continenti, come nel caso clamoroso della Chiesa d’Africa che rigetta perfino l’idea di tali benedizioni.

Sulla questione dei migranti, il cardinale Prevost ha seguito la linea di Papa Francesco, tenuto anche conto della problematica nordamericana sull’argomento, ultimamente messa in chiaro dal nuovo Presidente, che intende limitare l’immigrazione.
Quindi, c’è da supporre che si rinnovi il contrasto fra la Santa Sede e l’amministrazione nordamericana. In ogni caso, sembra che la posizione del nuovo Papa sia più morbida rispetto all’intransigenza di Papa Francesco.

Sulla questione dell’ordinazione diaconale delle donne, il cardinale Prevost ha seguito la linea di Papa Francesco, volta ad ampliare il ruolo delle donne nei posti di responsabilità. Come Prefetto del Dicastero dei Vescovi ha aumentato il numero delle donne presenti nelle commissioni per la selezione episcopale. Tuttavia non sostiene l’ordinazione diaconale delle donne: nel 2023 ha affermato che la “clericalizzare le donne” non risolverebbe i problemi della Chiesa sulla carenza di vocazioni al sacerdozio; si può valorizzare il ruolo delle donne senza necessariamente arrivare a conferire loro gli Ordini Sacri.

Sulla questione dell’ambiente, il cardinale Prevost ha seguito la linea di Papa Francesco, ma pare, a tuttora, che non sia disposto a sbilanciarsi fino ad arrivare a scrivere una apposita enciclica: il rapporto con la natura deve essere di dominio e non di tirannia, quasi una sorta di reciprocità teorica.

Sulla questione del celibato sacerdotale e sulla questione delle restrizioni alla celebrazione della Messa tradizionale, il cardinale Prevost non si è espresso apertamente, quindi bisognerà vedere come si esprimerà da Papa.

Altre questioni di una certa importanza hanno trovato posto nel breve discorso pronunciato dal nuovo Papa al momento della sua prima benedizione urbi et orbi dalla Loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro.

Notiamo subito che, per così dire, la musica è cambiata e dopo dodici anni passati all’insegna del “fratelli e sorelle buonasera” di Papa Francesco, Papa Leone XIV è tornato ad espressioni più consone col suo ufficio: “La pace sia con tutti voi!”.
Resta sempre la mancanza del richiamo diretto a Gesù Cristo, che per secoli è stato espresso col saluto “Sia lodato Gesù Cristo”, ma possiamo considerare che rispetto a Bergoglio, Prevost si è dimostrato più un sacerdote che un uomo di strada.
 
Volutamente rivelatore si è poi dimostrato il suo «Grazie a Papa Francesco!», che ha una possibile doppia valenza: un omaggio al Papa defunto o un esplicito segnale di continuità che trova conferma nelle parole successive: «Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore».

Nel breve discorso, Leone XIV ha volutamente inserito un elemento quasi programmatico: «A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, di Italia, di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono».
Non v’è dubbio che il richiamo alla “chiesa sinodale” ha voluto essere una conferma dello stravolgimento della struttura gerarchica voluta con decisione da Papa Francesco.
Dovremo aspettare di vedere le decisioni e i fatti per formulare un giudizio fondato, ma … se il buon giorno si vede dal mattino …

Di certo lodevole è la chiusura del suo breve discorso col richiamo alla Madonna di Pompei, che è anche la Madonna del Rosario, nonché il suo invito a pregare insieme e la successiva la recita dell’Ave Maria insieme ai presenti.

In chiusura è opportuno sottolineare due elementi che indicano la volontà del nuovo Papa di voler bilanciare la continuità sostanziale con lo scorso pontificato con una discontinuità formale.

Il primo elemento sono i paramenti liturgici con i quali ha voluto presentarsi alla Loggia delle benedizioni. Francesco volle presentarsi solo con l’abito bianco; Leone ha voluto indossare il rocchetto in pizzo bianco, la mozzetta di velluto rosso porpora, la stola cerimoniale con ricami dorati e la croce pettorale d’oro appesa al collo.
Non sappiamo se indossasse anche le pantofole rosse, per dodici anni buttate nel dimenticatoio.
Se la forma è sostanza ce lo dirà il tempo.

Il secondo elemento è la scelta del nome: il nuovo Papa ha fatto come un passo all’indietro scavalcando in un colpo solo la sequela dei Papi conciliari: da Giovanni XXIII a Francesco.
Si ha l’impressione che con la scelta del nome Leone, il XIV, abbia voluto riallacciarsi ad un tempo in cui i Papi guardavano più alla Tradizione che alla modernità.
L’ultimo Papa Leone fu il XIII, Papa Pecci, che è ricordato come il Papa che con l’enciclica Rerum Novarum diede inizio alla Dottrina Sociale della Chiesa, in questi ultimi decenni trascurata se non negletta, e spesso sostituita, come con Francesco, dalle rivendicazioni populiste di stile sudamericano.
Anche in questo caso non è possibile andare oltre le impressioni e gli accostamenti, perché sarà il tempo a dirci il vero significato sostanziale della scelta del nome Leone.

Adesso resta solo da pregare che lo Spirito Santo ricolmi Papa Leone XIV con i doni della Sapienza, del Consiglio, della Scienza, della Pietà e del Timore di Dio; e che la Santa Vergine gli accordi la sua materna protezione.








 
maggio 2025
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