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Un pontificato nel segno di Maria ![]() L’agostiniano Papa Leone XIV, fin dai primi passi come Pontefice, ha dimostrato il suo attaccamento a Maria Santissima. Dalla Loggia delle benedizioni, la sera dell’elezione, al crepuscolo di giovedì 8 maggio, Solennità della Madonna di Pompei, ha affidato il suo mandato di successore di san Pietro, la Chiesa e il mondo alla Madre di Dio: «Oggi il giorno della supplica alla Madonna di Pompei. Nostra madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione, il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo, e chiediamo questa grazia speciale di Maria, nostra madre» e ha chiuso il suo discorso di presentazione al mondo con la recita dell’Ave Maria, consegnando a Lei il suo mandato. Il numero 8 è ricorrente nella giornata dell’elezione del nuovo Papa: la fumata bianca è arrivata alle ore 18,08 in data 8 del mese mariano. L’8 maggio cade l’anniversario dell’apparizione nel 490 di San Michele Arcangelo a San Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, nella grotta sul Gargano; da qui la devozione micaelica si diffuse in tutta Europa. L’Arcangelo indicò quella grotta come luogo di culto ed ecco che sorse il santuario di San Michele Arcangelo, chiamato Celeste Basilica, che si trova nel mezzo del nucleo cittadino di Monte Sant’Angelo. Dal Medioevo in poi è divenuta meta di ininterrotti flussi di pellegrini. La Madonna del Santo Rosario (legata alla Madonna di Pompei e anche a Nostra Signora di Fatima, la cui festività è stata ieri 13 maggio) e l’Arcangelo San Michele sono ottimi auspici di iniziazione per il nuovo Pontificato. Il 13 ottobre 1884 Papa Leone XIII ebbe una visione mistica, al termine della celebrazione della Messa, nella quale Satana minacciava la Chiesa; subito dopo Papa Pecci compose una preghiera, raccomandando che fosse recitata al termine di ogni Messa, oltre ad inserirla nella raccolta degli esorcismi. Nel 1886 questa orazione, in forma abbreviata, fu inserita insieme alle Preci leonine, da recitare al termine delle Messe non cantate; essa continuò ad essere praticata fino al 26 settembre 1964, quando, con la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, l’istruzione Inter oecumenici n. 48, § j ne decretò la soppressione. Tuttavia, nel Vetus Ordo la preghiera a San Michele Arcangelo continua ad essere presente. Venerdì 9 maggio Leone XIV, in chiusura della sua omelia durante la prima Messa sul soglio di San Pietro, ha affidato il suo mandato petrino e missionario nuovamente alla Madonna, affermando la volontà di scomparire per lasciare in primo piano solo Gesù Cristo : «secondo la celebre espressione di Sant’Ignazio di Antiochia (cfr Lettera ai Romani, Saluto). Egli, condotto in catene verso questa città, luogo del suo imminente sacrificio, scriveva ai cristiani che vi si trovavano: «Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo» (Lettera ai Romani, IV, 1). Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo – e così avvenne –, ma le sue parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo. Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa». In qualità di «Figlio di Sant’Agostino», Papa Prevost nutre un culto speciale per la Beata Vergine, che è patrona dell’Ordine Agostiniano ed è tradizionalmente invocata dai monaci con i titoli di Nostra Signora di Grazia, della Consolazione, del Buon Consiglio e del Perpetuo Soccorso. Non dimentichiamo che fra gli Agostiniani circola una particolare devozione anche per Santa Monica, Sant’Ambrogio, San Possidio, Sant’Alipio e Fulgenzio di Ruspe; mentre fra gli eremitani di Sant’Agostino canonizzati sono annoverati Nicola da Tolentino, Giovanni da San Facondo, Tommaso di Villanova, Santa Rita da Cascia; di rilievo anche le figure dei beati Simone Fidati e Madre Teresa Fasce. A sorpresa, sabato 10 maggio, Leone XIV si è recato in visita al santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano (chiamata la «Loreto del Lazio»), vicino a Roma, retto dai padri Agostiniani, che il Santo Padre aveva già in passato visitato più volte. Nel XV secolo questo sacro luogo mariano divenne meta di pellegrinaggi poiché, come narra la tradizione, un’immagine della Madonna con Gesù Bambino si staccò miracolosamente da una parete della cattedrale di Santo Stefano a Scutari, città albanese, durante l’assedio degli Ottomani, per collocarsi nell’attuale Santuario di Genazzano. Il 17 marzo 1903 Papa Leone XIII lo elevò alla dignità di basilica minore e oggi Leone XIV, devoto di questa effigie, è andato ad omaggiarla e pregarla. Il 14 maggio 2023 l’allora Prefetto del Dicastero per i Vescovi celebrò la Messa domenicale per la visita della Madonna di San Luca alla città di Bologna, all’interno della cattedrale di San Pietro, evento annuale molto atteso dai fedeli. Si tratta di una tradizione che vede l’icona della Madonna di San Luca scendere dal Santuario e attraversare la città nella settimana dell’Ascensione. Il Santuario di San Luca, che sorge sul Colle della Guardia, è da secoli simbolo di Bologna: è collegato al centro della città da una strada che, a partire da Porta Saragozza, si snoda per quattro chilometri attraverso un porticato di oltre 600 arcate, il più lungo al mondo. Era il 9 dicembre 2023 quando il cardinale Prevost entrò nella Santa Casa di Loreto e nella Basilica Pontificia si tenne la rievocazione storica della Traslazione della Santa Casa con la benedizione del fuoco nella piazza antistante il Santuario. Per l’occasione i fedeli erano stati invitati ad accendere una candela sulla propria finestra recitando un’Ave Maria o le Litanie Lauretane, unendosi così alla tradizionale accensione dei falò nelle campagne che fin dal Seicento ricordano il percorso in volo della Casa di Maria sul colle loretano, giunta nella notte fra il 9 e 10 dicembre 1294 da Nazareth. Si sottolinea il fatto che il Santuario di Loreto ha invitato ad accompagnare con la preghiera il Collegio dei Cardinali per l’elezione del Papa in questo Anno Santo. Ma non basta, nella novena per il Sacro Collegio dei Cardinali riuniti per il Conclave per scegliere il Romano Pontefice, che il cardinale Raymond Leo Burke ha invitato tutti a recitare, si invoca Nostra Signora di Guadalupe «per la Chiesa in un tempo di grande prova e pericolo per essa. Come sei venuta in soccorso della Chiesa sul Tepeyac nel 1531, ti preghiamo, intercedi per il Sacro Collegio dei Cardinali riunito a Roma per eleggere il Successore di San Pietro, Vicario di Cristo, Pastore della Chiesa Universale. In questo momento tumultuoso per la Chiesa e per il mondo, supplica il Tuo Divin Figlio che i Cardinali di Santa Romana Chiesa, suo Corpo Mistico, ubbidiscano umilmente ai suggerimenti dello Spirito Santo. Attraverso la Tua intercessione, possano scegliere l’uomo più degno di essere il Vicario di Cristo sulla terra». In piazza San Pietro, durante le fumate sul comignolo, erano presenti fedeli che sventolavano i vessilli di Nostra Signora di Guadalupe. Nel Nord del Perù, dove è stato vescovo missionario, padre Robert Francis Prevost, che percorreva le strade anche a cavallo, si vive una devozione particolare per Nostra Signora di Guadalupe, effigie mariana diversa da quella messicana. Storicamente la fondazione del distretto di Guadalupe (uno dei cinque distretti della provincia di Pacasmayo, con capoluogo Guadalupe) è opera, nel 1550, del capitano spagnolo Francisco Pérez de Lezcano, il quale, durante un viaggio in Spagna, chiese la possibilità di ottenere una reiterazione del culto, in seguito ad un suo pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Guadalupe in Messico, sulla collina del Tepeyac, a Nord di Città del Messico (La Villa de Guadalupe). Nel 1560 si svolsero le prime feste e i primi pellegrinaggi. Qualche anno dopo, l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe portata dalla Spagna venne donata ai padri Agostiniani, che si prodigarono affinché venisse costruito in suo onore un Santuario. Nel 1954 questa immagine della Madonna di Guadalupe venne incoronata da Pio XII e il titolo a lei concesso è stato quello di Patrona dei popoli del Nord e Regina del Perù. Anche domenica 11, al Regina Coeli, il Papa, di fronte a 150 mila persone, si è rivolto alla Madonna, dapprima per le vocazioni, invitando i giovani a non aver paura ad ascoltare l’invito della Chiesa e di Cristo Signore e a pregare lei, che «fu tutta una risposta alla chiamata del Signore», affinché «ci accompagni sempre nella sequela di Gesù» e poi per affidare alla Regina della pace il suo magistrale ruolo di intercessione «per ottenerci il miracolo della pace». Una cosa è già certa: nel vocabolario di Leone XIV, dallo spirito evangelizzatore, un posto d’onore sono dati a Gesù Cristo e alla Madre di Dio, come d’altra parte dimostra il suo stemma pontificio, che riprende quello episcopale, ossia uno scudo diviso diagonalmente in due settori: in alto a sinistra, sullo sfondo di colore azzurro, è raffigurato un giglio bianco, che simboleggia la purezza e la verginità, con immediato riferimento alla Madonna. In basso a destra, su sfondo chiaro, è rappresentato il logo degli Agostiniani: un cuore trafitto da una freccia, posto sopra un libro, che richiama la conversione del Padre e Dottore della Chiesa, «Vulnerasti cor meum verbo tuo» («Hai trafitto il mio cuore con la tua parola»). Al di sotto dei simboli il motto, tratto dall’Esposizione sul Salmo 127 dello stesso Sant’Agostino, «In Illo Uno unum» («In Colui che è Uno, siamo uno»). ![]() |