I Padri Greci sul Primato Petrino

Testi del Nuovo Testamento




di Erick Barra





Padri Greci



Ieri, 18 maggio 2025 si è svolta la celebrazione dell’intronizzazione di Papa Leone XIV. Nel complesso, la sua omelia mi ha dato la percezione che San Pietro, e non San Giovanni, è l’Apostolo dell’amore, ma un passaggio specifico ha catturato la mia attenzione, vedi il testo dell’omelia:

Lui – afferma lo stesso Apostolo Pietro – «è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo» (At 4,11). E se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate (cfr 1Pt 5,3); al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro:  tutti, infatti, siamo costituiti «pietre vive» (1Pt 2,5), chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità. Come afferma Sant’Agostino: «La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo» (Discorso 359, 9).

San Pietro fu scelto per confermare la fede dei fratelli, quindi, in teoria, i fratelli servirono la fede di San Pietro. Quando parla di servire la fede dei fratelli, ammette che deve essere confermato dalla fede dei fratelli. Per usare un eufemismo, è una cosa strana. Inoltre, parlando di “pietre vive” (1 Pt 2,5), sembra in un certo senso identificare il fondamento della Chiesa in Pietro con tutti gli altri, perché tutti siamo “pietre vive”. Questa interpretazione è quella di una Chiesa sinodale bergogliana, dove avviene un sovvertimento democratico della funzione del Papa che, da rappresentante di Cristo, diventa rappresentante del popolo.

I testi che seguono dicono il contrario, e possono essere di qualche utilità.

https://erickybarra.substack.com/p/the-greek-
fathers-on-the-petrine?r=126v2o&utm_campaign=
post&utm_medium=web&fbclid=IwY2xjawKY
On1leHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFOMzV4eUFBc
WgxVEFEb0t6AR5N1ppFCSy5cMgSYvtXVpKMgIJmAbBmlthm
TDC_VfesHK0YIEy0xXj8QjGEfw_aem_XGLy5Xhz
AcO1yRxePKvxIA&triedRedirect=true


I Padri Greci interpretavano coerentemente i tre passi (Matteo 16, Giovanni 21, Luca 22) come pertinenti al primato di Pietro e, tramite l’eredità, alla prerogativa della Cattedra di Pietro.
Di seguito è riportato un piccolo florilegio di interpretazioni dei Padri Greci dal V al IX secolo:

San +Cirillo di Alessandria, scrivendo nel suo commento al Vangelo secondo San Matteo (444), dice: “con le parole ‘su questa pietra edificherò la mia chiesa’, Cristo fa di Pietro il Suo Pastore, letteralmente pone Pietro sopra di essa come pastore” - Ταύτης ποιμένα τόν Πέτρον έφίστησω (Patrologia Graeca 72, 423; trad. Clement Cyril Englert, Catholics and Orthodox: Can They Unite? (Paulist Press, 1961).
- La parola greca ποιμένα è una parola greca popolare usata nel Nuovo Testamento in greco koinè per “pastore”.

San + Gregorio di Nissa, parlò in un sermone riportato (395) dicendo che Pietro è il Capo della Chiesa: “Secondo il privilegio concessogli dal Signore, Pietro è quella roccia indistruttibile e solidissima su cui il Salvatore ha edificato la Sua chiesa” – ή άρραγής καί όχυρωτάτη πέτρα έφ ήν τήν Έκκλησίαν ό Σωτήρ ώκοδόμησε (Patrologia Graeca 72, 423; trad. Clement Cyril Englert, Catholics and Orthodox: Can They Unite? (Paulist Press, 1961).
Pertanto, secondo san Gregorio, la funzione di fondamento di Pietro era proprio quella di Capo della Chiesa.

San + Giovanni Crisostomo, nella sua 88ª omelia sul Vangelo di San Giovanni (PG 59, 478) insegnò che San Pietro era la “guida degli Apostoli” e andò anche oltre.
Nella sua quinta omelia sulla “Penitenza”, il Crisostomo scrive che, dopo che Pietro fu restituito al suo precedente apostolato dopo aver commesso il triplice rinnegamento, gli fu anche conferita “giurisdizione sulla Chiesa universale” (PG 49, 308). Si veda anche Su Giovanni Crisostomo, Pentimento ed elemosina, trad. di Gus George Christo (Washington, D.C.: CUA Press, 1998), 60.
Il termine greco usato qui per “giurisdizione” è επιστασιαν, che significa supervisione autorevole, che è un’altra descrizione dell’ufficio pastorale.
Ancora, nell’ottavo discorso sugli Ebrei, scrive di come il pentimento di Pietro abbia cancellato la sua colpa e «egli diventa di nuovo Capo degli Apostoli e il mondo intero è affidato alla sua cura» (PG 48, 951).

Durante la caduta del monofisismo in Oriente, ci furono vescovi fortemente calcedoniani che quindi desideravano soprattutto conservare la comunione con la Sede Apostolica.
Fu scritta una famosa lettera di appello a Roma, e questi vescovi greci dichiararono apertamente quanto segue riguardo a Papa Simmaco (512 d.C.): “…ma per la preziosa salvezza non solo dell’Oriente, ma di quasi tre parti del mondo abitato, redenti, non con oro o argento corruttibili, ma con il prezioso sangue dell’Agnello di Dio, secondo la dottrina del beato principe dei gloriosi Apostoli, la cui Sede Cristo, il Buon Pastore, ha affidato alla vostra beatitudine… Non avete ricevuto solo il potere di legare, ma anche quello di sciogliere, secondo l’esempio del Maestro, coloro che da lungo tempo sono in catene, non solo il potere di sradicare e di distruggere, ma anche quello di piantare e ricostruire, come Geremia, o meglio, come Gesù Cristo, di cui Geremia era il tipo… Non ignori questa malizia, tu che Pietro, il tuo beato Dottore, insegna sempre a pascere, non con la violenza ma con un’autorità pienamente accettata, le pecore di Cristo che ti sono affidate in tutto il mondo abitabile”. (Mansi viii. 221).
“Due vescovi di Tessalonica scrissero quanto segue a Papa Bonifacio II (521): “Per queste cose ci rivolgiamo alla tua beatitudine e alla Sede Apostolica, e per mezzo di essa crediamo di ascoltare e adorare il tre volte beato Pietro e il sommo pastore della Chiesa, Cristo nostro Signore” (Mansi, viii, 748).

Il patriarca san + Sofronio di Gerusalemme aveva incaricato santo Stefano di Dor di appellarsi alla sede romana per ottenere la condanna dei monoteliti che occupavano i patriarcati orientali. Stefano ne parlò ad alta voce al Concilio Lateranense del 649: “E per questo motivo, a volte chiedevamo acqua per la nostra testa e ai nostri occhi una fontana di lacrime, a volte le ali di una colomba, secondo il santo Davide, per volare via e annunciare queste cose alla Cattedra che governa e presiede a tutto, intendo alla vostra, il Capo e l’Altissimo, per la guarigione di tutta la ferita. Per questo è stato solito fare fin dall’antichità e dall’inizio con potenza mediante la sua autorità canonica e apostolica, perché il veramente grande Pietro, capo degli Apostoli, fu chiaramente ritenuto degno non solo di aver affidato le chiavi del cielo, solo tra gli altri, per aprirlo degnamente ai credenti, o per chiuderlo giustamente a coloro che non credono al vangelo della grazia, ma perché fu anche il primo incaricato di pascere le pecore di tutta la Chiesa cattolica; perché "Pietro", disse, "mi ami? Pasci le mie pecore", e ancora, perché aveva in un modo peculiare e speciale, una fede nel Signore più forte di tutti e immutabile, per convertirsi e confermare i suoi simili e fratelli spirituali quando sono sballottati, come essendo stato adornato da Dio stesso, incarnato per noi, con potenza e autorità sacerdotale... Sono stato sollecitato dalle richieste di quasi tutti i pii vescovi d'Oriente in accordo con il defunto Sofronio... Senza indugio ho fatto questo viaggio solo per questo scopo; e da allora tre volte sono corso ai tuoi Piedi Apostolici, esortando e supplicando la preghiera di Sofronio e di tutti, cioè che tu assista la fede in pericolo dei cristiani” (Atti del Sinodo Lateranense 649, Richard Price).

San + Teodoro Studita (+826) scrisse una lettera a Papa Pasquale I, e in essa si legge: “Ascoltami, o Capo degli Apostoli, posto da Dio come Pastore delle Pecore di Cristo, detentore delle chiavi del regno dei cieli, roccia di fede su cui è stata edificata la Chiesa cattolica. Perché tu sei Pietro; tu adorni il trono di Pietro e governare da esso” (PG 99-1151).

E per quanto insincere possano sembrare, le parole di Fozio il Grande (IX secolo) a Papa Giovanni VIII, ecco cosa scrisse: “Possiamo ben chiederci chi sia il Maestro che ti ha insegnato ad agire in questo modo? – sicuramente, soprattutto, è Pietro, il capo degli Apostoli, che il Signore ha posto a capo di tutte le Chiese, quando gli disse: ‘Pasci le mie pecore’” (Mansi 17, 396D; MGH, Epp. VII, 167).



 



 
maggio 2025
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI