Il nuovo Papa

Oppure: cosa significa il Papa per noi cattolici?




di Padre Joachim Heimerl von Heimthal





Padre Joachim Heimerl von Heimthal


Per dirlo subito: anch’io mi sono sentito in un certo senso sollevato dopo questa elezione papale. Come molti altri, sono moderatamente ottimista e provo una certa simpatia per il nuovo Papa.

Sembra un “ma”, ed è esattamente quello che è. Questo “ma” però non ha nulla a che vedere con Leone XIV, bensì con il pontificato che lo ha preceduto e che incombe su di noi come un’ombra oscura.

Durante questo pontificato, ho osservato in me stesso che noi cattolici tendiamo a fare del Papa un feticcio: sorprendentemente, sia i “conservatori” che i “progressisti” lo guardano e si comportano come se fosse il “padrone” della fede e potesse disporne a suo piacimento.

Nel caso di Leone XIV, la cosa si spinge fino al punto che ogni dettaglio viene interpretato in un senso o nell’altro. Molti lo vedono – finalmente – di nuovo come un papa “papale”, cioè come qualcuno che indossa i paramenti papali corretti e che – a differenza del suo predecessore – sembra essere subordinato all’ufficio pontificio.

Anche altri Papi hanno fatto tutto questo. Tuttavia, non tutti furono risparmiati dal prendere decisioni sbagliate, distorcendo la fede della Chiesa o, per dirla con più gentilezza, almeno ferendola.
– Paolo VI non aveva anche… la mozzetta rossa e non era anche lui un Papa “papale”? Eppure, durante il suo pontificato, si aprì quella faglia che poi lo spaventò, ma che lui stesso provocò.

Possiamo rigirarlo e rigirarlo come vogliamo: possiamo glorificare Paolo VI, possiamo infiocchettare lui e il Concilio Vaticano II con la santità e giustificare il suo “spirito” con capriole teologiche, ma niente di tutto questo può nascondere il fatto che la Chiesa era diversa dopo Paolo VI rispetto a prima.
La linea di faglia emersa durante il suo pontificato è esplosa al più tardi nell’ultimo, ed eccoci tornati all’ombra oscura che da allora aleggia su di noi.

Sotto Leone XIV non cambierà nulla, anzi: Leone può al massimo riuscire a schiarire quest’ombra e ad appianare le distorsioni interne; non può certo guarirle. Al contrario, dobbiamo essere grati se le eresie che il suo sfortunato predecessore ha evocato e in alcuni casi sostenuto lui stesso non si affermeranno sotto Leone.

Ma cosa significa tutto questo per il nostro rapporto con il Papa e con il papato nel suo complesso?

Durante il periodo del “disastro” sotto l’ultimo Papa, io stesso ho imparato a non diventare dipendente, o in altre parole: ho basato la mia fede sulla Chiesa e non sul tempo presente con i rispettivi Papi.

Come cattolico, posso affermare che è cattolico solo ciò che è sempre stato cattolico e che mi accomuna ai cattolici di tutti i tempi.

Questa essenza del cattolicesimo inizia con il Credo e termina con la Messa tradizionale.

Non mi impegno in nient’altro, in nessuna moda teologica e certamente non in nessun errore di un pontificato o di un altro.

Quanto al Papa, posso dire: vedo oggi la santità del suo ufficio più dell’importanza della persona che lo ricopre. Ciò che conta è l’ufficio di Pietro, non l’uomo che si troverà al suo posto oggi o domani.

Naturalmente, c’è un altro “ma”, a cui come cattolico difficilmente si può sfuggire, perché ovviamente spero che Leone XIV passi alla storia come un buon Papa, anche solo migliore del suo predecessore.

Se le cose andassero diversamente, non mi preoccuperei minimamente, perché ciò non cambierebbe l’essenza del cattolicesimo e il significato del papato.


maggio 2025
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