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Questi cattolici volevano una religione e allora sono diventati protestanti di Don Nicolas Cadiet, FSSPX ![]() Papa Leone XIII Alla luce della dottrina di
Leone XIII è urgente ritornare al primo scopo della Chiesa: la
salvezza delle anime.
L’attualità della Chiesa invita a soffermarsi sulla figura e sull’insegnamento di Papa Leone XIII, di cui l’attuale successore evoca volentieri la sua preoccupazione per le questioni sociali, manifestata con la sua enciclica Rerum novarum (1891). Tuttavia, il ricco insegnamento dottrinale dell’immediato predecessore di San Pio X attiene a molti altri ambiti della dottrina cattolica, in particolare alla Chiesa, di cui il Papa tratta nell’enciclica Satis cognitum (29 giugno 1896) dedicata all’unità della Chiesa. Ora, siccome la Chiesa è la continuazione dell’opera del Salvatore, il modo migliore per spiegare in cosa consista la sua unità è precisare il suo scopo: «Siccome la missione divina [di Gesù
Cristo] doveva essere duratura e perpetua, Egli prese con Sé dei
discepoli con i quali condivise il Suo potere, e avendo fatto
discendere su essi dall’alto dei Cieli “lo Spirito di verità”,
ordinò loro di percorrere tutta la terra e di predicare
fedelmente a tutte le nazioni ciò che Lui aveva loro insegnato e
prescritto, affinché professando la Sua dottrina e obbedendo
alle Sue leggi, il genere umano potesse acquisire la santità
sulla terra e l’eterna felicità in Cielo.
Questo è il disegno secondo il quale è stata costituita la Chiesa, questi sono i principii che hanno presieduto alla sua nascita». Il compito della Chiesa è dunque di condurre le anime alla santità in terra e al Cielo nell’al di là. Questa è l’opera principale e l’opera di civilizzazione, di pacificazione; la preoccupazione per i problemi terreni né deriva spontaneamente, pur essendo un’opera secondaria. La prima missione è evangelizzare, trasmettere la fede, poiché «chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, e chi non crederà sarà condannato» (1). Lo spirito del Vaticano II, con la sua fiducia ottimista nei valori del mondo contemporaneo, che «nella misura in cui procedono dal genio umano, che è un dono di Dio, sono molto buoni» (2) e la sua logica della libertà religiosa che porta a rendere timida la pubblica affermazione della fede cattolica ha avuto un effetto imprevisto, che Joseph Ratzinger, allora vescovo di Monaco così descriveva: «Recentemente ho ricevuto due vescovi
sudamericani con i quali ho partato dei progetti sociali e delle
esperienze e degli sforzi pastorali. Essi mi hanno parlato della
intensa pubblicità con la quale un centinaio di denominazioni
cristiane che si dicono riformate hanno fatto irruzione nel
cattolicesimo tradizionale del paese e ne hanno trasformato il volto
religioso. Essi hanno riferito di uno strano risultato che hanno
considerato come sintomatico e che li ha obbligati a fare un
esame di coscienza sul cammino intrapreso dalla Chiesa cattolica
sudamericana a partire dalla fine del Concilio. Essi hanno raccontato
che degli emissari di certi villaggi sono andati dal vescovo cattolico
e gli hanno comunicato che erano uniti ad una comunità
evangelica. Essi hanno approfittato dell’occasione per ringraziare il
vescovo per tutte le azioni sociali che aveva realizzato per loro nel
corso degli anni e che loro hanno apprezzato nel loro giusto valore.
«Ma noi avevano bisogno anche di
una religione» - hanno detto gli emissari - «ed è per questo che siamo diventati
protestanti». Durante questi incontri, i miei due ospiti
hanno detto di aver preso coscienza della profonda religiosità
che alberga negli indios e negli abitanti del loro paese e di
averla un po’ trascurata pensando che prima bisognasse pensare
allo sviluppo della comunità e solo dopo evangelizzarla».
Joseph Ratzinger, Theologische Prinzipienlehre, Wewel
Verlag, 1982, p.139. [Joseph Ratzinger, I principi della teologia cattolica,
Téqui, 2005]
I media commentano con interesse le informazioni di cui si dispone sul nuovo Papa, discutono delle sue tendenze e danno una grande importanza a temi come la pace nel modo, i problemi sociali, l’ecologia, la libertà dei giornalisti, i rapporti con le altre religioni ed anche con i cristiani non cattolici, ecc. Romano Amerio, su Iota Unum (3), aveva denunciato questo errore del «cristianesimo secondario», che consiste nel giudicare la religione dai suoi effetti secondari. La sua caricatura è l’affermazione di un pastore protestante controverso: Martin Neimoller: «Il cristianesimo non è affatto una
religione, è un messaggio che viene da Dio e che noi dobbiamo
trasmettere agli uomini affinché tornino ad essere uomini.
Questo non ha a che fare con la religione. Vi sono delle religioni
molto più ricche della cosiddetta religione del Nuovo Testamento».
Sembra che la lezione derivata da questo errore non sia stata ancora imparata. L’urgenza nella Chiesa è proprio restaurare lo spirito della religione, cioè il culto divino, a cominciare dalla predicazione integrale e precisa della fede, dall’esortazione alla vita interiore, dalla dignità della liturgia, e per far questo, dalla formazione dei sacerdoti. Il resto sarà dato in sovrappiù. «Se io sono il Padre, dov’è il culto che mi è dovuto?» (4). Che le nostre preghiere accompagnino il nuovo Papa perché compia quest’opera. NOTE 1 - Marco 16, 16. 2 - Costituzione Gaudium et spes, n°11 §2. 3 - Tra le edizioni italiane, citiamo quella dell’editore Lindau, Torino, 2017. 4 - Malachia 1, 6. |