![]() |
![]() |
Monsignor Pegoraro nominato alla Pontificia Accademia per la Vita. Così vince il relativismo morale Articolo di Chris Jackson ![]() Monsignor Renzo Pegoraro Ieri, 27 maggio 2025, Papa
Leone XIV ha nominato Monsignor Renzo Pegoraro nuovo Presidente della
Pontificia Accademia per la Vita.
Pegoraro, bioeticista e medico, era Cancelliere dell’Accademia dal 2011 e ha contribuito a progettarne la trasformazione, sotto la guida dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, da organismo per la difesa della vita a think tank di bioetica post-cristiana. La sua promozione è l’incoronazione della sovversione bioetica. Sostegno pubblico al suicidio assistito Nel 2022 Pegoraro ha pubblicamente giustificato il suicidio assistito come “male minore” nella legislazione laica. Pur ammettendo che né il suicidio assistito né l’eutanasia rappresentano la posizione cattolica, ha comunque chiesto la legalizzazione del primo a determinate condizioni, un’azione categoricamente condannata dall’«Evangelium Vitae» secondo la quale il suicidio assistito è «mai scusabile, anche se richiesto dalla persona che chiede assistenza» (EV 65-66). Pegoraro propone un quadro giuridico per istituzionalizzare un peccato mortale e ora guida l’organismo vaticano un tempo creato proprio per impedire ciò. Tradimento istituzionalizzato dell’«Evangelium Vitae» Il tradimento di Pegoraro non si limita al suicidio assistito. Sotto questo Cancelliere, l’Accademia ha: •
offuscato il confine tra salute pubblica e moralità cattolica,
elogiando il vaccino sperimentale contro il Covid-19 (sviluppato da
linee cellulari di feti abortiti) come una forma di «salvezza
comunitaria».
• ospitato relatori pro-aborto e tollerato opinioni eterodosse al suo interno. • rilanciato coloro che invitano a «ripensare» la condanna della contraccezione da parte della Chiesa. • contribuito a un volume del 2022 («Etica teologica della vita») in cui si propone una «flessibilità» pastorale in materia di contraccezione e tecnologie di riproduzione assistita, sostenendo di fatto l’abrogazione soft dell’«Humanae Vitae». Insomma, l’Accademia di Pegoraro non solo ha smesso di difendere la vita, è diventata un laboratorio di relativismo morale. La spinta silenziosa verso la contraccezione e l’ingegneria riproduttiva Il libro dell’Accademia del 2022, la cui pubblicazione è stata curata da Pegoraro, includeva saggi che mettevano esplicitamente in discussione la possibilità che l’insegnamento dell’«Humanae Vitae» sulla contraccezione potesse essere «rivalutato» alla luce dell’«esperienza vissuta». Queste proposte non sono state pubblicate da dissidenti laici, ma dalla stessa sezione di bioetica del Vaticano. Nel frattempo, Pegoraro ha partecipato a diverse conferenze sulle tecnologie di riproduzione artificiale. Pur essendo pubblicamente cauto nei confronti della fecondazione in vitro, ha promosso un’etica tecnocratica che vede la medicina riproduttiva non attraverso la lente della legge naturale, ma attraverso l’utilità moderna. L’enfasi non è posta più sul problema se una tecnica violi il piano di Dio per il matrimonio e la procreazione, ma se serva all’autonomia umana, allevi la sofferenza o riduca il trauma psicologico. Nel 2012, Pegoraro lamentava che «l’idea che la tecnologia possa offrire una soluzione senza cercare di risolvere il vero problema dell’infertilità» potesse portare a «soluzioni mancanti». Ma le sue critiche sono antropologiche, non teologiche. La dottrina della Chiesa, riaffermata anche in documenti postconciliari come «Donum Vitae» e «Dignitas Personae», dichiara che tutte le tecniche che dissociano la procreazione dall’atto coniugale sono intrinsecamente immorali. L’opera di Pegoraro riformula sottilmente questo insegnamento come una questione aperta al dibattito. Dissenso all’interno dell’Accademia Non tutti i membri della Pontificia Accademia per la Vita sono rimasti in silenzio. I membri in linea con la dottrina hanno criticato l’Accademia per aver promosso confusione, messo da parte gli assoluti morali e legittimato il peccato dietro slogan pastorali. Rapporti di divisioni interne, come quelli documentati dalla Fraternità San Pio X e da organi di stampa tradizionali, rivelano che l’organismo, non più fedele alla dottrina cattolica, è fratturato da una guerra civile ideologica. Ma ora quella guerra civile è finita, perché il modernismo ha vinto. La nuova religione: bioetica senza Dio 1. Bioetica globale e umanesimo secolare Pegoraro ha collaborato con
reti laiche e interreligiose come la Cattedra Unesco di Bioetica e
Diritti umani. Queste istituzioni promuovono un modello di
«bioetica globale» radicato nel pluralismo, nel consenso e
nell’umanesimo terapeutico, piuttosto che nella Rivelazione divina.
Le collaborazioni di Pegoraro con organizzazioni laiche di bioetica riflettono un passaggio dal comando divino al consenso dialogico. Il Vangelo della Vita viene lentamente riscritto nel linguaggio delle Nazioni Unite. 2. Antropocentrismo e deriva linguistica In un intervento dopo
l’altro, Pegoraro torna a un arsenale ormai familiare di eufemismi
pastorali: “accompagnamento”, “compassione”, “coscienza” e
“complessità”. Questi termini, pur apparendo benigni, vengono
spesso usati come armi per attenuare norme assolute e battezzare la
devianza morale.
La bioetica di Pegoraro è incentrata sull’accompagnamento, ma dimentica l’autorità. La compassione diventa un codice per il compromesso, e la complessità una copertura per la capitolazione. 3. Silenzio sull’aborto nelle dichiarazioni ufficiali Sebbene diriga
un’istituzione intitolata alla vita, la carriera pubblica di Pegoraro
è sorprendentemente silenziosa sull’aborto. Desideroso di
parlare di cambiamenti climatici, politiche vaccinali e giustizia
sociale, raramente condanna apertamente l’aborto come omicidio. In
un’epoca di massacri quotidiani tramite l’aborto, il suo silenzio
è complicità.
Conclusione: apostasia in camice bianco Una Pontificia Accademia per la Vita che ripensa la contraccezione, difende campagne di vaccinazione basate su tessuti abortivi e propone quadri giuridici per il suicidio assistito, non è cattolica. Non è “pastorale” o misericordiosa; è apostata. Questo è ciò che Roma ora promuove. Questo è ciò che Leone XIV ratifica. E questo è ciò che i fedeli devono rifiutare. Post scriptum Giovanni Paolo II avvertì profeticamente: «Una persona che, a causa di una malattia o di una disabilità, è portata a pensare che la sua vita non valga più la pena di essere vissuta, verrebbe aiutata a trovare nella sua sofferenza una chiamata alla conversione e alla partecipazione alla sofferenza di Cristo, non una giustificazione per la morte». La nuova Accademia ha barattato quel Vangelo della vita con un nuovo credo: consenso, conformità e compromesso. |