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Dal Giudeo/Cristianesimo al Carismatismo di Don Curzio Nitoglia ![]() Le loro affinità sostanziali
malgrado le diversità accidentali
Il professore (israelita) MARCO CASSUTO-MORSELLI e il padre francescano GIULIO MICHELINI, nella loro comune “Presentazione” al libro: La Bibbia dell’Amicizia. Brani della Torah/Pentateuco commentati da Ebrei e Cristiani (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2019), citando il Discorso di Papa Francesco ai Rappresentanti del “V Convegno Ecclesiale di Firenze”, 10 novembre 2015, scrivono: Non
è necessario discutere ma è necessario fare qualcosa
assieme
“Il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e di discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di far progetti: non da soli, tra Cattolici ma, insieme a tutti coloro che hanno buona volontà” (cit. p.15). Questa è la filosofia di Bergoglio (dei Giudaizzanti, dei Marxisti, come pure dei Carismatici): il primato della prassi sulla teoresi. I due studiosi, dunque, applicano alla Bibbia quanto detto da Francesco: “Da millenni Ebrei e Cristiani leggevano la Bibbia separatamente; da alcuni decenni è possibile per Ebrei e Cristiani iniziare a leggere insieme la Bibbia” (cit., p. 16) (1). “La Torah è un Libro del fare: 613 miswot / precetti, per gli Ebrei e per chi voglia entrare nell’Alleanza di Mosheh / Mosè; 7 miswot / precetti, per [i non/ebrei o goyim, ndr] chi voglia entrare nell’Alleanza di Noah / Noè. Il primato dell’Etica, non è il rifiuto della Rivelazione, ma ne è il contenuto” (cit., p. 19). L’Alleanza di Noah non è con Israele, ma con tutta l’umanità uscita dal mabbul / diluvio. I 7 precetti noachidi sono: divieto di bestemmia, d’idolatria, d’adulterio, d’omicidio, di furto, d’essere crudeli nei confronti degli animali. Per questo motivo i Gentili e i Cristiani non sono tenuti all’osservanza dei 613 precetti. L’Alleanza di Mosheh è solo con Israele e comporta l’osservanza da parte degli Ebrei dei 613 precetti, per l’Alleanza di Noè con i Gentili o goyim bastano i 7 precetti noachidi (cfr. E. BENAMOZEGH, Israele e l’umanità. Studio sul problema della religione universale, curato da MARCO CASSUTO-MORSELLI, Genova, Marietti, 2016). Cassuto-Morselli e Michelini si chiedono: per i Cristiani vi sono un’Antica Alleanza e una Nuova Alleanza nel Messia Gesù (Lc., XXII, 20; 1 Cor., XI, 25)? La prima è una prefigurazione della seconda, destinata a sostituirla? Il popolo della Nuova Alleanza è destinato a prendere il posto del popolo dell’Antica Alleanza? (cit., p. 20). Quindi, rispondono: “Nel corso di 19 secoli i discorsi dei Cristiani sugli Ebrei e l’Ebraismo sono stati caratterizzati dalla cosiddetta teologia della sostituzione e dall’insegnamento del disprezzo (cfr. J. ISAAC, Gesù e Israele, Genova, Marietti, 2001). Anche molti [in realtà “matematicamente tutti”, ndr (2) ] Padri della Chiesa sostennero la teoria della sostituzione, tanto che nel Medioevo essa divenne il fondamento teologico generale per le relazioni con l’Ebraismo: poiché Israele non aveva riconosciuto Gesù come Messia e Figlio di Dio, le promesse e l’impegno di Dio non valevano più per Israele, ma si rivolgevano alla Chiesa di Cristo, che ora era il vero ‘nuovo Israele’, il nuovo popolo eletto di Dio” (cit., p. 21; cfr. “Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo”, Documento Noi ricordiamo: una riflessione sulla shoah, Città del Vaticano, LEV, 12 marzo 1998; ID., Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (Rom., XI, 29). Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico/ebraiche, in occasione del 50° anniversario di Nostra aetate, Città del Vaticano, LEV, 10 dicembre 2015; P. STEFANI, L’antigiudaismo. Storia di un’idea, Bari, Laterza, 2015). Essi proseguono: “Solo dopo la shoah, con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II ha avuto inizio un percorso di teshuwah / pentimento” (cit., p. 21). Lo
spurio connubio tra la Tradizione apostolica antimodernista e il
Carismatismo
Oggi v’è anche un altro pericolo: quello di propugnare lo spurio connubio tra la Tradizione apostolica antimodernista e il Carismatismo. Infatti, il Carismatismo rappresenta anche dei valori apparentemente “tradizionali”: la pratica intensa della preghiera, l’amore alla liturgia tradizionale. ... Tuttavia, v’è anche l’aspetto dell’attivismo (Americanismo o eresia dell’azione), del sentimentalismo o emozionalismo (mettere la sensibilità al disopra dell’intelletto e della volontà) e dell’«apparizionismo» (correre dietro a tutte le presunte “apparizioni” private, che oggi avvengono un giorno sì e l’altro pure nel mondo intero; mettendo in second’ordine la Rivelazione pubblica (S. Scrittura e Tradizione apostolico/patristica) e il Magistero della Chiesa. Questo è un errore molto grave contro la Fede, “senza la quale è impossibile piacere a Dio” (san Paolo). Conciliare
l’inconciliabile
Gravissimo sarebbe voler conciliare l’inconciliabile (Tradizione apostolica e Carismatismo); come gravissimo è voler conciliare Giudaismo talmudico e Cristianesimo romano. Il Principio di non-contraddizione vieta di conciliare ciò che è diverso o peggio ancora opposto: tenebre e luce; Giudaismo e Cattolicesimo; Carismatismo e Tradizione; sì e no. Conclusione
pratica
In questi tempi di confusione e sbandamento dogmatico, morale, ascetico e liturgico occorre essere più che mai fermi nei princìpi, senza mischiare ciò che Dio ha distinto. Padre Reginaldo Garrigou-Lagrange ci ricorda: «La Chiesa è ferma e irremovibile nei princìpi, perché ha la Fede, ma è larga e misericordiosa nella pratica, perché ama e ha la Carità soprannaturale. Invece, il Modernismo è largo nei princìpi dogmatici, perché non crede rettamente, ma stretto e rigorista nella pratica, perché non ha la vera Carità soprannaturale». Perciò, bisogna fare bene attenzione a non mischiare l’acqua con l’olio, la Tradizione con il Carismatismo sentimentaloide, anche a costo di essere accusati d’integralismo o d’eccessiva fermezza dogmatica. «Il vostro parlare sia “sì sì, no no”, quale che è di più viene dal Maligno» (Mt., V, 37). NOTE 1 - Nel Giudaismo talmudico non v’è solo la Torah scritta, ossia il Pentateuco o i primi 5 Libri della Bibbia, ma “v’è anche la Torah orale. Questa accompagna ed esplicita quella. La Torah orale [la Cabala o la parte dogmatica della Tradizione giudaica, ndr] venne messa per iscritto in una situazione d’estremo pericolo per l’esistenza stessa del popolo ebraico [la distruzione romana della Giudea e la Diaspora ebraica dopo il 70-135, ndr], dando origine così alla Mishnah. I Commenti alla Mishnah; ossia, la Ghemarah, la parte morale della Tradizione orale giudaica, costituiscono il Talmud” (cit., pp. 17-18). In breve, v’è nel Giudaismo talmudico o postbiblico oltre la Bibbia o Tradizione scritta, una Tradizione orale, che è stata messa per iscritto ed è la Misnà; i Commenti orali dei rabbini alla Misnà si chiamano Gemarà; essi - messi per iscritto - formano il Talmud. Il Talmud rappresenta la Teologia Morale giudaico/rabbinica; invece, la Cabala è la Teologia Dogmatica giudaica. (Cfr. J. MEINVIELLE, Dalla Càbala al Progressismo, Proceno – Viterbo, Effedieffe, 2019). 2 - Cfr. l’ottimo libro della studiosa di patristica DENISE JUDANT (Jalons pour une théologie chrétienne d’Israel, Parigi, éd. du Cèdre, 1975), una studiosa ebrea convertitasi al Cattolicesimo, che ha fatto una ricerca studiando il pensiero di tutti i Padri latini della Chiesa sulla responsabilità dell’Ebraismo postbiblico e degli Ebrei che ne fanno parte nella morte di Gesù. Il risultato di circa 50 pagine di citazioni è che “matematicamente tutti, nessuno escluso”, i Padri ammettono la responsabilità collettiva degli Ebrei postcristiani nella morte di Gesù. Ora, il consenso unanime dei Padri ecclesiastici è già sinonimo di dottrina infallibilmente insegnata. Quindi, è infallibilmente vero che v’è una responsabilità collettiva dei Giudei talmudici o postbiblici nella condanna a morte di Gesù, che da uomo s’è proclamato Dio. Quindi, tra 1°) la dottrina costante e tradizionale del Deicidio, della responsabilità comune del Giudaismo, della sostituzione dell’Antico Patto col Nuovo nel Sangue di Cristo, sostenuta dal consenso matematicamente o totalmente unanime dei Padri, e 2°) la nuova dottrina di Nostra aetate, che non cita neppure un solo Padre, un solo Documento del Magistero ecclesiastico poiché non ve ne sono; occorre schierarsi con la prima: infallibilmente vera, costantemente e universalmente insegnata e creduta ab omnibus, semper et ubique e occorre allontanarsi dalla “novità” di Nostra aetate, che non può essere vera per motivi estrinseci (contraria all’insegnamento della Tradizione apostolico/patristica, del Magistero e della teologia scolastica da S. Tommaso sino alla metà del Novecento) e inoltre non lo è, se si esamina la Dichiarazione conciliare in se stessa o intrinsecamente, che è piena di contraddizioni, di affermazioni gratuite e d’interpretazioni soggettive della S. Scrittura difformi dalla Tradizione patristica. |