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Chiesa sinodale: davvero una Chiesa che ascolta o una Chiesa che esclude? di
Padre Santiago Martín, FM
![]() Tavoli di studio al Sinodo 2023 In questo primo mese di
pontificato di Leone XIV il protagonista indiscusso è stato
Gesù Cristo, poiché il Papa ha voluto che fosse il
Signore, e non lui stesso, il centro di tutto.
Il Papa ha ribadito il suo desiderio che tutto ruoti attorno a Gesù Cristo, affinché sia possibile l’unità tra le diverse forme di comprensione della missione della Chiesa. Ciò implica necessariamente mettere in discussione che cosa si intenda per sinodalità, il modello di Chiesa promosso dal suo immediato predecessore. Una Chiesa sinodale, intesa come una Chiesa che ascolta tutti, non dovrebbe suscitare alcun sospetto, eppure basta menzionare questa parola perché in molti cattolici sorgano immediatamente diffidenza e interrogativi. Ad esempio, se sinodalità significa ascolto, perché nell’ultimo Sinodo hanno partecipato laici con diritto di voto, cosa molto diversa dal partecipare solo con diritto di parola? Se sinodalità significa ascoltare tutti, perché in quel Sinodo la maggior parte dei laici invitati rappresentava un settore della Chiesa che non si identifica con il Concilio Vaticano II, ma con il cosiddetto «spirito del Concilio», che esige sotto molti aspetti una rottura con tutto ciò che è precedente all’evento conciliare? Con quale criterio rappresentativo sono stati scelti questi laici? Lo stesso Papa Francesco aveva rimproverato per iscritto i responsabili del Sinodo tedesco di rappresentare solo una piccola parte dei cattolici di Germania, i più radicali e ideologizzati. Eppure si è avuta l’impressione, forse errata, che con i membri eletti per il Sinodo fosse successo qualcosa di simile. Se la sinodalità è ascoltare la voce del popolo di Dio, perché molti vescovi e sacerdoti che si identificano con la Chiesa sinodale proibiscono ai loro fedeli di ricevere la comunione in bocca e in ginocchio in segno di rispetto? Si potrà dire che il vero rispetto sta nell’anima e non nei gesti corporei, ma bisognerebbe rispettare la sensibilità di quelle persone per le quali quei gesti corporei sono importanti. Sarebbe un modo per dimostrare che davvero la Chiesa sta accogliendo e ascoltando tutti. Se «tutti, tutti, tutti» hanno posto nella Chiesa sinodale, perché non si permette, sulla linea tracciata da Papa Benedetto, la celebrazione della Messa tradizionale e invece si tollerano spettacoli blasfemi come quello avvenuto nella cattedrale di Paderborn, in Germania, senza che questo grave oltraggio al Signore – che la diocesi ha deplorato sostenendo di non saperne nulla – sia rimasto senza conseguenze per coloro che lo hanno promosso e permesso? Sono molti i laici che si stupiscono e si scandalizzano per le restrizioni alla forma tradizionale della Messa, mentre si permette ogni tipo di abuso nella celebrazione della nuova forma. Tutti hanno posto nella Chiesa. Così deve essere perché così ha voluto Gesù Cristo, ma sono molti quelli che trasformano il «tutti, tutti, tutti» in «tutto, tutto, tutto». Davvero tutto ha posto nella Chiesa? I criminali hanno posto, ma il crimine ha posto? I corrotti hanno posto, ma la corruzione ha posto? C’è posto anche per i pedofili, ma c’è posto per la pedofilia? C’è posto per i divorziati risposati, ma si può ricevere la comunione in peccato mortale? Inoltre, a coloro che trovano posto grazie al fatto che la Chiesa è aperta a tutti non dovrebbe essere chiesta la conversione? Sant’Agostino diceva: «Se non puoi evitare di peccare, almeno odia il peccato che commetti». Senza uno spirito di conversione e di pentimento, il «tutti ci stanno» non diventa facilmente un «tutto ci sta»? In questi anni, il concetto di Chiesa sinodale non è stato quello di una Chiesa che ascolta, o di una Chiesa misericordiosa e accogliente con i peccatori. Per molti, Chiesa sinodale è diventato sinonimo di una Chiesa che accoglie solo coloro che vogliono rompere con la Parola e con la Tradizione. La misericordia verso il peccatore deve essere, come quella di Dio, infinita. Ma la tolleranza verso il peccato deve essere pari a zero. Invece abbiamo avuto l’impressione che ormai sia il contrario: si tollera il peccato e si rifiuta il peccatore perché gli si dice che il suo peccato non esiste e quindi non aveva bisogno di chiedere perdono per qualcosa che ha smesso di essere peccato. Chiesa sinodale, Chiesa che ascolta, sì. Ma tutti. Chiesa misericordiosa sì, ma Chiesa tollerante no. Chiesa che apre le braccia ai peccatori sì, ma Chiesa che apre le braccia al peccato no. Solo così si potrà raggiungere l’unità tanto desiderata e urgente che Cristo vuole per la Sua Chiesa. |