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Il Curato d’Ars e la Messa al luna park di Don Nicolas Cadiet, FSSPX ![]() Luna park di Melbourne Il Papa ha raccomandato ai vescovi la figura di San Giovanni Maria Vianney. Questi avrebbe senza dubbio qualcosa da ridire sulla pratica liturgica contemporanea. In un bollettino parrocchiale si legge: «Se l’Eucarestia è una festa, cosa c’è di più naturale che celebrare per i luna park la Messa in questo luogo di festa, tra autoscontri e giostre di ogni genere». Nel bollettino di una fondazione dedicata al finanziamento della restaurazione e della costruzione delle chiese, si legge: «Per me, una chiesa è prima di tutto un punto di riferimento in un paesaggio … Io sono molto sensibile a questi luoghi che raccontano la storia di Dio, ma sono anche dei testimoni della storia degli uomini … Io amo aprire la porta delle chiese, sedermi un momento, sono luoghi di rifugio in una vita troppo piena». Per altro verso, il sito cath.ch riporta le conclusioni della sociologa delle religioni Isabelle de Jonveaux in seguito ad un sondaggio condotto tra i giovani della Svizzera romanda, i cui risultati sono stati pubblicati il 2 giugno 2025: «Ella constata che i giovani sono diventati esigenti nei confronti delle chiese in termini di insegnamento della fede e della liturgia». «Sorprendentemente, quando i giovani intervistati pensano a “comunità”, pensano prima di tutto alla parrocchia. Hanno quindi delle aspettative al riguardo e spesso sono delusi perché la parrocchia non offre loro quello che vorrebbero trovare». Pio XII, nell’Enciclica Mediator Dei (20 novembre 1947), dà piena soddisfazione agli spiriti più esigenti spiegando che cos’è la liturgia: «La santa liturgia è il culto pubblico che il nostro Redentore, come Capo della Chiesa, rende al Padre; ed è anche il culto reso dalla società dei fedeli al suo Capo e, tramite Lui, al Padre Eterno: in una parola è il culto integrale del Corpo Mistico di Gesù Cristo, cioè del Capo e delle sue membra». Né una festa, né una terapia anti-stress, ma un culto rivolto a Dio, la liturgia è l’esercizio pubblico della virtù di religione da parte della Chiesa; per questo la sua esecuzione deve soddisfare alcune condizioni. In primo luogo, deve essere vera: deve esprimere con gesti, oggetti e parole delle realtà invisibili come Dio, la grazia, le disposizioni interiori dei fedeli, gli eventi della Redenzione con i loro effetti e fini ultimi. I segni che evocano queste realtà devono essere veri, cioè non ingannare sulle realtà che significano: sarebbe indegno mentire quando ci si rivolge a Dio, o temere di esprimere certe verità per rispetto umano. La nuova liturgia, assumendo il suo orientamento ecumenico, ha rinunciato a caratterizzare la dottrina cattolica in ciò che la oppone al protestantesimo. Quando esprime solo un pio umanitarismo, essa viene meno al suo ruolo e non può soddisfare le anime in cerca di una vera spiritualità. In secondo luogo, la liturgia deve essere dignitosa. Quando si comincia a pregare bisogna ricordarsi a chi ci si rivolge. Ora, ciò che è legittimo al luna park non è sempre indicato per rivolgersi a Dio! E’ impressionante vedere nella Sacra Scrittura e nei racconti di apparizioni autentiche, il timore reverenziale che i messaggeri del Cielo ispirano prima di rassicurare. Il santo Curato d’Ars, recentemente citato come esempio da Papa leone XIV ai vescovi di Francia, un giorno si fermò mentre dava la Comunione ad una ragazza di cui aveva percepito che non si trovava in stato di riverenza: «Non si può descrivere l’angoscia interiore di questa ragazza a cui l’uomo di Dio volle dare una lezione per tutta la vita. Non sapendo cosa pensare, ella si mise a recitare mentalmente gli atti di fede, di speranza e di carità. Quand’ebbe finito, il Curato d’Ars depose l’Ostia sulle sue labbra e passò oltre. Quando la rivide, le disse: “Figlia mia, quando non si è recitata la preghiera del mattino e si è stati distratti per tutta la strada, non si è molto disposti per fare la santa Comunione!” (Francis Trochu, Le Curé d’Ars,
Résiac, 1983, p. 361).
Infine, la liturgia deve essere valida. Quando i riti hanno una efficacia soprannaturale – è il caso dei sacramenti – la loro esecuzione richiede alcune condizioni perché si produca l’effetto. Nel 1976, nella grande primavera seguita al Concilio, che ogni giorno ci riempie di meraviglie, Michel de Saint Pierre elencò nel suo libro Les fumées de Satan, 3000 gravi difetti da parte del clero sulla dottrina e la liturgia, tra cui diversi casi di amministrazione certamente invalida dei sacramenti. E’ degno di nota che ancora nel 2024 il Dicastero per la Dottrina della Fede abbia dovuto ricordare le condizioni per la loro validità (1). E’ così difficile nel 2025, quando i giovani si dimostrano «esigenti» in materia di formazione e di liturgia, ricordarsi che la liturgia è innanzi tutto una preghiera rivolta a Dio e l’occasione per ricevere la grazia? NOTA 1 - Nota Gestis verbisque del 2 febbraio 2024. |