Cronache dalla grotta:

Conservare, proteggere, prendere dimora
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Si quis diligit me, sermonem meum servabit, et Pater meus diliget eum, et ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus (Gv 14, 23).

Se qualcuno mi ama osserverà la mia parola, dice la traduzione italiana.
Ma servare vuol dire anche serbare, custodire, tenere con cura, come cosa preziosa.
La Madonna serbava, meditandole nel Suo cuore, le cose che vedeva e udiva dal figlio, cioè dal Figlio. San Girolamo nella Vulgata utilizza un composto dello stesso verbo, conservare, che ha in sé la preposizione cum.
Nella grotta c’è stato un periodo di ritiro e grande silenzio. Le cronache si sono interrotte per un poco, come avrà visto lo sparuto gruppo di lettori che ha la carità di seguire gli sproloqui della cavernicola.
Il silenzio e l’habitare secum è fondamentale e oltremodo necessario, e ci sono tempi in cui bisogna serrare i ranghi e alzare gli scudi a testuggine.

Ma torniamo alla frase iniziale, al nostro servare che corrisponde all’italiano serbare che, ormai, solo i matusa come la cavernicola usano.

Com’era ricco l’italiano, anche solo quello degli anni Cinquanta! Non voglio fare il laudator temporis acti, però ora siamo alla barbarie linguistica, e non solo.

Ogni tanto mi consolo andando a rileggere una grammatica delle medie inferiori del 1958: “Acqua viva”, si chiamava. Rileggo quelle pagine ingiallite e scopro dei tesori, ormai declassati e dispersi.
Come declassato è l’uso di serbare, sia riguardo alle cose che alle relazioni.
Serbare vuol dire, voleva dire, non conservare come cosa morta, ma tenere bene, badare a che qualcosa non si rovinasse, proteggerlo, conservarlo per il futuro.
Era qualcosa che aveva a che fare col pudore, la discrezione, il rispetto.
Un tempo, soprattutto a Genova, città in cui sono cresciuta, la discrezione era un valore universalmente riconosciuto: il genovese non esibiva niente, ma serbava tutto, al riparo da occhi indiscreti.

Le cose, anzitutto le palanche, si avevano, certamente, ma non le si vedeva: era disdicevole mettere in piazza gli affari propri, la propria famiglia, le cose e gli affetti preziosi. Un’applicazione pratica dell’evangelico “non sappia la destra cosa fa la sinistra” unito al “non dare le perle ai porci”.

Oggi, invece, le persone fotografano e pubblicano cosa mangiano e dove si trovano (a tutto beneficio dei topi d’appartamento), l’intimità della propria casa come fosse luogo pubblico. Non vengono risparmiati neppure i figli in tenera età, delle cui foto sono pieni i social. Oggi non si serba più niente, ma tutto è sbandierato e, con ciò, svilito, a cominciare dal corpo che sovente non ha più quasi nulla da scoprire.

La cavernicola è così stagionata da aver vissuto l’epoca in cui i mariti facevano due lavori pur di proteggere in tutti i modi le loro spose, perché non dovessero uscire nel turbinio scomposto del mondo. Allo stesso modo si proteggevano le figlie dai pericoli e s’insegnava loro, appunto, la prudenza e la discrezione, la riservatezza.

Ricordate la Giulietta di Guareschi e il povero Falchetto, suo fidanzato?
Giulietta, figlia del Brusco, di nascosto aveva mandato la sua foto al concorso di bellezza “Vie nuove” indetto dal Partito comunista ed era stata ammessa alla finale: doveva partire per Roma. Il Falchetto, alla notizia, aveva tentato di farle intendere ragione, ma invano. La Giulia aveva ribattuto con fierezza: “Se l’iniziativa è del Partito, ciò significa che essa giova alla causa del Partito”.
Comunista lo era anche il Falchetto, ma questa proprio non poteva mandarla giù.
Ti domando scusa, Giulia: il fatto è che mi succede qualcosa che non capisco bene. Mi dà fastidio che ti abbiano pubblicata la foto e mi dà fastidio che tu vada a Roma”, aveva detto arrossendo.

Ma la Giulietta si era fatta sarcastica e il pover’uomo, respinto e umiliato, aveva proibito alla ragazza di andare a Roma e partecipare “a concorsi di bellezza e porcherie del genere”.

Proibire?” urlò la figlia del Brusco “Con quale diritto tu mi proibisci di fare qualcosa? Chi sei tu?”.
Io sono uno che ti vuol bene!” rispose perdendo la calma il Falchetto. “Io non sono uno di quelli che mettono in vetrina la moglie!”.

Chi vuole bene serba l’amata, la protegge da sguardi indiscreti. Così si fa con ciò che è prezioso, con la Parola del Signore che è il Figlio. E, allora, il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.






 
giugno 2025
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