Il tomismo

contro il logorio

della vita moderna



Articolo d Reginaldus



Ripreso dal quindicinale SI SI NO NO, anno LI, n. 9, del 15 maggio 2025

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La diagnosi

Per poter guarire i mali di cui soffre l’uomo contemporaneo bisogna prima individuare la radice e la fonte di essi, ossia fare una diagnosi. Infatti “estirpare solo gli effetti del male e non la causa è poca cosa” (Platone), soprattutto se il male è letale. Certamente il male attuale o il pensiero post-moderno e nichilistico è difficilmente curabile, come un cancro con metastasi diffuse in tutto il corpo. Ma “nihil difficile volenti” e, soprattutto, “nulla è impossibile a Dio”.


La natura del male dell’uomo contemporaneo

Il nichilismo filosofico, che vuol distruggere la conoscenza razionale umana (nichilismo gnoseologico), la morale naturale e divina oggettiva (nichilismo etico) e l’essere per partecipazione, in quanto, rimanda a Quello per essenza (nichilismo metafisico), tende a trasformare l’uomo in una larva o “pecora matta” (Dante), che galleggia sul nulla per esserne ben presto ingoiato: “Nel mare del nulla tutto affonda”.

L’epoca attuale è caratterizzata da un grande vuoto interiore dell’uomo, vuoto di concetti, giudizi e ragionamenti razionali; di valori morali e dell’Essere stesso per essenza, che è Dio: l’uomo attuale vive come se Dio non esistesse, non ha neppure il “credo” ateo, ma solo l’indifferenza e l’apatia.

Nel 1989 è crollata la “contro-chiesa” comunista-sovietica nata nel 1917, la quale “credeva” alla non-esistenza di Dio. Nel 1965 la sovversione s’è infiltrata anche nella Chiesa col Vaticano II, Paolo VI stesso ha parlato di “fumo di satana nel Tempio di Dio”, e ci ha portati alla teologia atea o della morte di Dio.
Il Sessantotto – tramite la Scuola di Francoforte e lo Strutturalismo selvaggio francese – ha diffuso l’ideologia nichilistica dappertutto, persino in interiore homine, mediante la musica disarmonica, la moda, i rotocalchi, la psicanalisi, la droga.
È stato il trionfo della “cultura” del “nulla” che niente è e tutto vuol annichilare. Il nichilismo considera il vero, il bene, il bello e l’essere (col quale i primi tre sono convertibili) come mali o menzogne, da distruggere.

Nel mondo odierno della tecnica, delle macchine sempre più sofisticate, dell’intelligenza artificiale e dei laboratori, che oramai producono dei veri e propri “piccoli Frankenstein”, Dio è una ‘Assenza’ (non più una ‘Negazione’ creduta come per l’ateismo) e non più un’Essenza per se stessa sussistente.

Infatti, l’uomo contemporaneo, coi suoi computer, cellulari, provette e cellule staminali, sembra non avere più bisogno di Dio, non si pone neppure il problema della sua esistenza, gli sembra di essere auto-sufficiente e “creatore” di vita. Addirittura Dio è visto come una specie di “grillo parlante”, che va schiacciato per non essere importunati dai suoi Comandamenti.

La società odierna pensa di non avere più bisogno di verità, bontà, bellezza, santità o eroismo ma, solo d’edonismo e benessere.

La verità – soprattutto quella teologico/religiosa – è considerata “l’anticamera della guerra di Religione” (Hobbes). Quindi, niente più dispute tra vera e false religioni ma, dialogo o “chiacchierata” ecumenica o inter-religiosa, ove ognuno, come al bar, dice la sua, tanto per passare la serata. Perciò, bisogna spodestare la teologia dallo spazio che le compete: non più dogmi, certezze, anatemi ma, dialogo, “opinionismo”, apatia, pan-ecumenismo, “accoglientismo” indiscriminato e indifferenza religiosa.

L’uomo odierno è stanco, sazio e disperato, anche se palestrato e iper-nutrito fisicamente: gli mancano i valori, gli ideali, il fine e la ragion d’essere.


La terapia

Dev’essere energica, non si tratta di un raffreddore e neppure di una polmonite, ma di un cancro generalizzato. Occorre sradicare la mentalità nichilistica o post-moderna tramite il recupero dei valori e delle verità supreme, che san Tommaso d’Aquino ha sublimato nella metafisica dell’essere come atto ultimo di ogni sostanza, elevando e correggendo (ove necessario) il concetto di ‘partecipazione’ di Platone e quello di ‘essenza’ di Aristotele (1).


L’uomo

È un animale ragionevole, dotato d’intelletto e volontà, che tende a un Fine ultimo, il quale è il sommo Vero e Bene, che deve essere conosciuto e amato. Questa semplice verità è già per se stessa il superamento teorico della post-modernità, la quale ha abolito l’idea di fine, di vero e di bene; ha negato le capacità razionali dell’uomo e la sua conseguente libertà, che lo porta immancabilmente verso il bene o il male, il morale o l’immorale.

Gli strumenti più raffinati per mettere in atto tale contro-riforma ce li offre san Tommaso, che si basa e si erge su Platone e Aristotele. Senza la metafisica l’anima è ammalata, la teologia è svuotata e se il corpo è forte, sarà come quello di un pazzo furioso uscito completamente di senno.

Quindi come diceva Seneca, se l’uomo vuol star bene nel corpo e nell’anima, deve curare entrambe e soprattutto l’anima nelle sue facoltà nobili: l’intelletto e la volontà (2).


La debolezza della post-modernità

I - NICHILISMO IMPERFETTO E DISTRUTTIVO

Nella sua “pars destruens” il nichilismo vuole solo distruggere ogni cosa (essere, morale e ragione umana). Ma tale forza enorme è soltanto distruttiva, fortemente distruttiva, e quindi arriva a distruggere anche se stessa. Dio è morto, l’uomo è morto, il filosofo nichilista è morto! Non resta più nulla. Ora, ex nihilo nihil fit. Quindi, il nichilismo distruttivo è impossibile, si suicida.

Se l’antico mondo della metafisica tomistica è stato capovolto “copernicamente” da Cartesio, Kant ed Hegel (dalla realtà oggettiva e reale al soggettivismo relativistico), il nichilismo pretende averlo svuotato, distrutto o annichilato totalmente (dall’essere al nulla, “rei-cidio”).


Obiezione dei nichilisti odierni

Tuttavia, alcuni filosofi recenti hanno cercato una via di uscita da quest’impasse in cui è caduto il nichilismo e hanno argomentato che esiste a) un “nichilismo passivo” per la massa dei non iniziati, che lo subisce. b) Un “nichilismo attivo” (dell’iniziato che lo vive) esso è: “Nichilismo imperfetto”, che è puramente distruttivo e non presenta via di uscita, ma vi è pure c) un “nichilismo perfetto”, che sarebbe la “pars construens” esso sarebbe auto-divinizzante, tramite la volontà di potenza dello gnostico.

Cerchiamo di studiare e confutare questa terza forma “perfetta e costruttiva” di nichilismo.


II - NICHILISMO “PERFETTO E COSTRUTTIVO”

Esso ha preso atto delle contraddizioni e assurdità del nichilismo classico, e, sia a causa della fine sub-umana di Nietzsche morto impazzito dopo aver abbracciato e baciato un cavallo per le vie di Torino, proprio lui che aveva teorizzato il Super-uomo, sia dopo l’aggravamento dello stato del mondo moderno, che grazie al post-moderno ha finito solo per dissolvere quasi tutto, senza risolvere alcun problema.

Infatti, dopo l’avvento del pensiero nichilistico o post-moderno la vita dell’umanità è continuata su questa terra, non è stata annichilata, ma è semplicemente stata abbassata a livello sub-umano, senza neppure la presenza dello spirito sfrenato, inebriante e gioioso dionisiaco, anzi al contrario è sprofondata in una situazione assurda, tragica e disperata.

Tale fase “positiva “ o “costruttiva” del nichilismo è stata teorizzata soprattutto da JULIUS EVOLA in Cavalcare la tigre del 1961 e ripreso in una pubblicazione postuma (3) (oggi, anche se da punti di vista diametralmente diversi, da Alexandr Dughin e Noah Harari).

Evola ha perfezionato la volontà di potenza immanentistica di Nietzsche con la tradizione esoterica o “l’Idealismo magico”, che è pur sempre un surrogato anche se preternaturale della vera Trascendenza soprannaturale e un semplice additivo della volontà “super-omista”, la quale non è così elevata a Dio, infinitamente superiore all’uomo fosse anche il più perfetto, intelligente e forte.
Evola ha tentato di superare il nichilismo distruttivo di Nietzsche, ma è caduto in un circolo vizioso, poiché la tradizione esoterica alla quale si richiama è fondata sulla cabala ebraica, la quale è la radice di tutti quegli errori che lui stesso ha combattuto coerentemente sino alla fine, senza aver voltato gabbana come il più dei “ragazzi del 1938”.

Evola, tramite l’esoterismo, pretende di far sopravvivere l’uomo tradizionale (essenzialmente diverso e superiore di quello moderno e post-moderno) anche in mezzo al caos del nulla post-moderno e nichilistico. L’uomo tradizionale, lo gnostico o l’esoterico può, secondo Evola, camminare sul mare del nulla senza sprofondare, camminare sui carboni accesi a piedi nudi senza scottarsi. Tuttavia, l’uomo tradizionale di Evola per aiutarsi a camminare sul mare del nulla della post-modernità può far uso di droghe, impiegate da “iniziato” (4) e non da plebeo, e, della “metafisica del sesso”, che riprende le teorie cabalistiche della “magia sessuale” ebraica (5).

In breve, Kant ha sostituito il Dio reale, trascendente e oggettivo con l’Idea di Dio (Critica della ragion pratica), Nietzsche con la volontà di potenza ed Evola con la tradizione esoterica. Tutti e tre hanno sostituito la Trascendenza con l’immanentismo anche se terminativamente preternaturale (come Evola), con una seduzione o una menzogna, la quale come la droga rende possibile sopravvivere in questo mondo senza valori né scopo. Essi hanno violentato la realtà con la menzogna, l’essere col nulla o il divenire, il vero con il falso.


Il nichilismo “costruttivo” ha realmente prodotto qualcosa di positivo?

La volontà di potenza e soprattutto la gnosi esoterica sono presentate dai nichilisti di oggi come “trampolino di lancio” o oltrepassamento dell’impasse nichilistica, che ha cercato di distruggere tutto e di far coincidere l’essere col nulla (quod repugnat).

Vale a dire, dopo aver distrutto i valori del mondo antico-classico o metafisico, ci si lancia dal trampolino del nulla verso il trasloco dei valori metafisici e trascendenti in quelli naturalistici e immanentistici.

L’esito del nichilismo perfetto sarebbe per costoro l’auto-divinizzazione, che è poi una “nuova” dottrina vecchia quanto il diavolo (vedi Lucifero). E’ per castigare la superbia di essa, che Dio ha creato l’inferno, il quale prima di essa non esisteva (6).

Secondo san Tommaso d’Aquino (S. Th., I, q. 63, a. 7) Lucifero è caduto sùbito dopo il primo istante della sua creazione, poiché o per un peccato di superbia naturalistica desiderò e preferì il bene proporzionato alle forze della sua natura angelica a quello soprannaturale della Visione Beatifica di Dio faccia a faccia, oppure per un peccato di orgoglio immanentistico volle la beatitudine soprannaturale come dovuta alla sua natura angelica e non come dono gratuito di Dio (S. Th., I, q. 63; Contra Gent., lib. III, cap. 110; De malo, q. 16, a. 2, ad 4).

Tali errori, e soprattutto il secondo, li ritroviamo nella teologia modernistica e neo-modernistica, condannate da san Pio X (Pascendi, 1907) e Pio XII (Humani generis, 1950) e sostenuto specialmente da Henri de Lubac nel suo libro Le Surnaturel (1946). 

Certamente, Lucifero, essendo un puro spirito e intelligentissimo, non desiderò una somiglianza di equiparazione con Dio, volle solo una certa somiglianza, ma in ciò cui non si è creati per somigliare (ad esempio come Fine di se stesso e non a “sua immagine e somiglianza”). Onde, se il nichilismo di Nietzsche portava al nulla e al caos, quello dei suoi figli porta all’inferno sulla terra e Dio non voglia a quello eterno. Il nichilismo completo è, quindi, una riedizione del titanismo novecentesco (7), di prometeismo e di luciferismo. “Eritis sicut dii”, ha promesso satana nel Paradiso terrestre ad Adamo ed Eva, ma “chi vuol far l’angelo, fa la bestia” e perciò ci siamo ritrovati “in questa valle di lacrime”. Icaro voleva volare con delle ali che si era costruito da sé, ma che si squagliarono alla luce del sole, di modo che il povero Icaro non arrivò in cielo ma fracassò a terra.


Conclusione

O si torna ai valori veri, oggettivi, reali della metafisica classica (platonico/aristotelico/tomistica), secondo cui l’uomo è un animale razionale, composto di corpo e di spirito, né solo angelo né solo bestia, fatto per conoscere la verità e amare il bene.
Una creatura finalizzata al Creatore, infinitamente distinta da Lui, che può raggiungere una certa felicità su questa terra, solo se vive secondo le leggi della natura creata da Dio: “Cercate prima il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Oppure si rovina in pieno e perfetto nichilismo, non solo distruttivo ma anche allucinatorio, che dà deliri di onnipotenza: “Cercate il potere o la volontà di potenza e tutto il resto verrà da sé”: la follia, come Nietzsche, l’inferno in terra come il drogato e quello eterno per chi persevera in tale errore.

Il vero filosofo, invece, è il vero uomo che sa ben pensare e ben vivere. Ora il filosofo post-moderno pensa erroneamente e vive ancor peggio. Giovanni Reale ha scritto: “Chi sa vivere e morire in accordo pratico e vissuto col proprio pensiero è un vero filosofo”.
La verità oggettiva è l’esatto opposto della conoscenza esosterica. A-letèia dal greco làntano (nascosto) significa non (‘alfa privativo’) nascosto. Quindi, tutto ciò che è esoterico o segreto, iniziatico, misterico, occulto o nascosto è per definizione ‘non-vero’. Mentre il soggetto vero (uomo vero, filosofo vero) è colui, che non nasconde se stesso, la sua vera faccia o personalità, è franco, vero, non falso o nascosto, ossia non è un “sepolcro imbiancato”. L’uomo per conoscere la verità oggettiva deve conformare il suo pensiero alla realtà (“adaequatio rei et intellectus”).

La modernità è nata invece come primato del cogito soggettivo sulla realtà extra-mentale. Onde come diceva Socrate “se vuoi essere felice cura la tua anima”, il tuo intelletto affinché si conformi al vero e alla realtà e la tua volontà affinché faccia il bene e fugga il male. Il nichilismo perfetto per voler essere sempre più, anche addirittura Dio (volontà di potenza esoterica) corre verso il baratro del nulla. “Chi troppo vuole nulla stringe”.

Si deve ritornare alla dottrina e pratica delle quattro navigazioni: la prima che lascia il mondo puramente sensibile dopo averlo sperimentato, poiché l’uomo non è una pura bestia, ma ha un’anima razionale fatta per conoscere il ‘meta-sensibile’. La seconda giunge alla ‘sostanza’ delle cose (Aristotele) e al concetto di ‘partecipazione’ del mondo sensibile da quello delle Idee (Platone). La terza giunge all’«essere come atto ultimo di ogni sostanza ed essenza» (san Tommaso d’Aquino) e applica la partecipazione all’essere (‘essere per partecipazione’ o creato ed ‘Essere per essenza’ ossia Dio: la creatura o effetto partecipa al Creatore o Dio poiché somiglia a Dio, ma possiede solo una parte dell’Essere divino). La quarta non è più filosofica ma teologica e ci indica la Croce come unico mezzo per attraversare in pace il mare burrascoso della vita, senza naufragare nel mare del nulla (Nietzsche) dove tutto affonda o delirare pensando di essere Dio (Evola). Il voler essere super-potente o addirittura onnipotente porta allo scacco, alla follia o al suicidio, poiché l’uomo è limitato per natura e sarà forte solo se partecipa alla Fortezza di Dio.

Oggi, nel momento in cui sembra che il nichilismo trionfi, ricordiamoci che Dio non muore, l’uomo sì. Essere, verità e bontà non passeranno, tutto il resto sì. “Stat Beata Trinitas dum volvitur orbis”. Perciò, occorre guardare in faccia la verità, che è evidente, ‘non-nascosta’, la realtà alla luce del sole. Poi bisogna volgere le spalle alle apparenze: l’Io assoluto, il nulla costruttivo, l’ esoterismo magico. Inoltre, occorre subordinare i beni esterni e perituri a quelli interiori e immarcescibili: il corpo all’anima, l’io a Dio. Il male dei mali odierni è l’apparire, far finta di essere ricchi, forti, belli, contenti, super-uomini o Dei, mentre la realtà è totalmente contraria all’apparenza.

La metafisica classica, che è il buon senso eretto a scienza filosofica, è fonte di vita onesta e saggia, la quale sola può dare la felicità seppur imperfetta in questo mondo, che è preludio di quella perfetta e infinita della vita eterna.

La filosofia moderna e post-moderna è fonte di vita disonesta e immorale per principio non per debolezza; inoltre è folle o allucinata teoreticamente. Essa conduce - prima - al delirio d’onnipotenza: Io = Dio - poi - alla disperazione suicida: per me non c’è salvezza. Tuttavia, ogni uomo è suscettibile di redenzione, anche quello moderno e post-moderno, purché lo voglia: “Qui creavit te sine te, non salvabit te sine te” (sant’Agostino, Sermo CLXIX, 13). Egli, dunque, può attraversare il “deserto” della modernità e il “nulla” della post-modernità e può esclamare anche lui: “Occorre finire con l’auto-inganno e bisogna cominciare a vivere bene e conoscere il vero”.

L’unico “trampolino di lancio” della post-modernità è la volontà speranzosa di finire con la menzogna e l’inganno - iniziato col cogito cartesiano e sfociato nella ‘morte di Dio’ nicciana – per cominciare a vivere e agire veramente e bene. La buona volontà che si compone di umiltà, la quale toglie al soggetto il primato sull’oggetto e su Dio, riconoscendo la natura creata e limitata dell’essere umano, più la speranza soprannaturale nell’aiuto di Dio onnipotente e misericordioso, danno a tutti la capacità reale di dire come Dante “incipit vita nova”.

Ognuno può farla finita col nichilismo per cominciare a guardare in faccia la realtà, così com’è e non così come ci appare, conoscendo la verità che è “adequatio rei et intellectus” e vivere onestamente. “Fa il bene ed evita il male, questo è tutto l’uomo” (Sal., XXXIV, 15).


NOTE

1 - C. FABRO, Partecipazione e causalità secondo San Tommaso d’Aquino, Torino, SEI, 1960; ID., La nozione metafisica di partecipazione secondo San Tommaso d’Aquino, Milano, Vita e Pensiero, 1939.
2 - G. REALE, La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell’anima, Milano, Bompiani, 2003.
3 - J. EVOLA, Il Nichilismo attivo di F. Nietzsche, Roma, Fondazione Julius Evola, 2000.
4 - J. EVOLA, Cavalcare la tigre, Milano, Scheiwiller, 1961, p. 147.
5 - M. IDEL, Cabbalà. Nuove prospettive, Firenze, Giuntina, 1996; ID., Le porte della giustizia, Milano, Adelphi, 2001. G. SCHOLEM, La cabala, Roma, Mediterranee, 1992.
6 - Cfr. Conc. Lat. DB 428; S. Th., I, qq. 50-64 ss.; Supplementum, q. 97 ss.; Summa c. Gent., lib. IV, q. 90.
7 - “Neppure Dio potrà distruggermi”, stava scritto sulla poppa della nave chiamata “Titanic” la quale fu affondata nel 1912 da semplici onde oceaniche, che rispetto a Dio sono più piccole che gocce di rugiada.




 
giugno 2025
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