«Vedo due Papi», profetizzò la Emmerick


di Lorenzo de Vita
pubblicato il 17 settembre 2013 sul sito EFFEDIEFFE

                                  

Dopo aver letto la risposta del Papa a Scalfari pubblicata su Repubblica – un fatto perlomeno singolare, quasi unico, a cui il pontefice si è sottoposto di buon grado – non ci sembra fuori luogo ricordare cosa “vide” la beata Katharina Emmerick nel 1820:

«La Messa era breve. Il Vangelo di San Giovanni non veniva letto alla fine. Vedo altri martiri, non ora ma in futuro... Vidi le sette segrete minare spietatamente la grande Chiesa. Vicino ad esse vidi una bestia orribile che saliva dal mare... In tutto il mondo le persone buone e devote, e specialmente il clero, erano vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi la sensazione che sarebbero diventate martiri un giorno”. “Vidi anche il rapporto tra i due papi... Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità... Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad azioni violente. Ma tutto ciò non durò a lungo».

«Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di vescovi. Mi vennero fatti conoscere i loro pensieri e le loro parole attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. Le loro colpe verso la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne. Alcuni avevano solo un corpo, con una nube scura al posto della testa. Altri avevano solo una testa, i loro corpi e i cuori erano come densi vapori. Alcuni erano zoppi; altri erano paralitici; altri ancora dormivano oppure barcollavano” (1° giugno 1820). “Quelli che vidi credo che fossero quasi tutti i vescovi del mondo, ma solo un piccolo numero era perfettamente retto”. “Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Cosi doveva essere la nuova Chiesa... Ma Dio aveva altri progetti».

«Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola... Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’alto... C’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di umana creazione, che segue l’ultima moda...”. “Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano danneggiando. Ma vidi anche che l’aiuto sarebbe arrivato quando le afflizioni avrebbero raggiunto il loro culmine. Vidi di nuovo la Beata Vergine scendere sulla Chiesa e stendere il suo manto su di essa».

Associando questo passo tratto dalle terribili visioni della beata Katharina Emmerick sulla crisi della Chiesa a numerosi studi scritti di autori straordinari nel corso degli ultimi 150 anni (Virion, de Poncins, Delassus, Monsignor Jouin etc. etc.), rimane qualche dubbio se il colpo da maestro di Satana non sia stato portato durante il secolo scorso e se il tentativo conciliare non abbia rappresentato un portatore “sano” per inserire errori e deviazioni di vario genere nell’insegnamento della Chiesa e per minarla dal suo interno in maniera virulenta. Dio ha certamente provveduto a difenderla da questi assalti, in modi e tempi per noi incomprensibili, ma i risultati di questo attentato, ciononostante, li vediamo lentamente emergere giorno dopo giorno.

Il Papa nel rispondere a Scalfari scrive:
«Vengo così alle tre domande che mi pone nell’articolo del 7 agosto. Mi pare che, nelle prime due, ciò che Le sta a cuore è capire l’atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire».
Un concetto di “coscienza” che andrebbe spiegato meglio perché potrebbe confondere più che aiutare a capire. Se nel caso del Fariseo (che si riteneva migliore del pubblicano) la sua coscienza non gli rimproverava niente… pensando a Pol Pot, Stalin o Hitler – che senz’altro agivano secondo la loro – questo sembrerebbe uno strumento di discernimento perlomeno pericoloso….

Il Pontefice prosegue così la sua risposta a Scalfari:
«Noi cristiani (…) siamo sempre in attesa, come dei pellegrini, del ritorno del Signore e che dunque sempre dobbiamo essere aperti verso di Lui e mai arroccarci in ciò che abbiamo già raggiunto (…) Io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità “assoluta”, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa».
Santità, e questi testi di un suo illustre predecessore li buttiamo via? O forse sono superati?
«Non bisogna confondere e mischiare i princìpi con la pratica, la verità con le esigenze della vita, altrimenti si cade nella evoluzione perpetua della verità, come voleva Maurice Blondel “veritas est adaequatio intellectus et vitae”, infatti siccome le esigenze della vita umana sono contingenti, concrete e storiche, l’intelletto si deve adeguare ad esse che mutano costantemente. La verità non è più ancorata nella stabilità e immutabilità dell’essere, ma nella fluttuazione e nel moto perpetuo del divenire. Equivale ad ancorare la nave sui flutti mobili delle onde e non sul fondale stabile del mare».
Parole di San Pio X, contenute nell’enciclica Jucunda sane (1904). Lo stesso Santo Pontefice più tardi metterà in guardia sull’azione di,
«... ribelli (…) i quali professano e ripetono, sotto formulazioni sottili, errori mostruosi sull’evoluzione del dogma, sul ritorno alla purezza evangelica. Cioè a quella Vangelo emendato, come lo chiamano loro, dalle spiegazioni della teologia, dalle definizioni dei concili, delle massime dell’ascetismo. E questo per l’emancipazione della Chiesa che loro vogliono nuova, ma senza rivoltarsi contro di essa per non essere cacciati, ma nemmeno senza sottomettersi, per non tradire le proprie convinzioni. Infine sull’adattamento ai tempi presenti, in tutto nella maniera di parlare, di scrivere e di predicare una carità senza fede, molto indulgente verso i miscredenti, ma che apre per tutti la via della rovina eterna». (San Pio X, Concistoro del 17 aprile 1907)

Ecco che allora, l’adattamento sacerdotale al mondo esterno, l’adorazione del «Senso della Storia», la priorità dell’azione umana, il Cristo sociale opposto al corpo mistico, l’indisciplina ed il vandalismo liturgico che tutti conosciamo sono strumenti di disintegrazione progressiva. Si delinea sempre più l’inaudito tentativo di trasmutazione dottrinale di cui parla Pierre Virion in un’opera che presto tratteremo.

Riportiamo un altro passo della lettera papale che avrà probabilmente molto soddisfatto lo Scalfari:
«Lei mi chiede anche, a conclusione del suo primo articolo, che cosa dire ai fratelli ebrei circa la promessa fatta loro da Dio: è essa del tutto andata a vuoto? È questo - mi creda - un interrogativo che ci interpella radicalmente, come cristiani, perché, con l’aiuto di Dio, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, abbiamo riscoperto che il popolo ebreo è tuttora, per noi, la radice santa da cui è germinato Gesù. Anch’io, nell’amicizia che ho coltivato lungo tutti questi anni con i fratelli ebrei, in Argentina, molte volte nella preghiera ho interrogato Dio, in modo particolare quando la mente andava al ricordo della terribile esperienza della Shoah. Quel che Le posso dire, con l’apostolo Paolo, è che mai è venuta meno la fedeltà di Dio all’alleanza stretta con Israele e che, attraverso le terribili prove di questi secoli, gli ebrei hanno conservato la loro fede in Dio. E di questo, a loro, non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa, ma anche come umanità. Essi poi, proprio perseverando nella fede nel Dio dell’alleanza, richiamano tutti, anche noi cristiani, al fatto che siamo sempre in attesa, come dei pellegrini, del ritorno del Signore e che dunque sempre dobbiamo essere aperti verso di Lui e mai arroccarci in ciò che abbiamo già raggiunto».

Santità, non vogliamo però dimenticare, tra i tanti, l’ottimo esempio dei gemelli Lémann, ebraicissimi e convertitisi in giovane età al cattolicesimo per speciale chiamata divina. Per anni i due gemelli convertiti hanno pregato affinché il loro popolo ebraico trovasse la fede in Cristo, e scrissero questa bellissima preghiera: «Chi è costui? Chi è Costui che il Sinedrio ha condannato? Noi lo sappiamo chi è: è il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Meditate fratelli nella carne, la Scrittura, meditatela o israeliti: essa vi rivelerà chi fu in realtà il Condannato dal Sinedrio, mentre vi aiuterà a conoscere quale deve essere qui in terra l’ultimo atto del popolo giudaico prima di entrare nella terra promessa della Chiesa Cattolica, e più tardi nella terra promessa dell’eternità».

E ne approfittiamo per segnalarle santità l'ottimo lavoro di un suo conterraneo, don Julio Meinvielle, che negli anni ’30 scrisse:
«Essi [gli ebrei] rappresentano, nella Storia, l’eterna lotta di Lucifero contro Dio, delle Tenebre contro la Luce, della Carne contro lo Spirito. (…) L’ebreo fa il male nascondendo la mano. Gli ebrei agiscono dietro le quinte (…) In questo non fanno altro che perpetuare ciò che fecero un giorno con Cristo: tramarono contro di Lui la congiura segreta, ma furono i gentili ad eseguire i loro piani. Così l’azione ebraica sul mondo si realizza nell’ombra dei concili segreti, ed i personaggi che sembrano reggere i popoli sono solo marionette mosse da questi figli dell’iniquità». (L’ebreo nel mistero della storia, EFFEDIEFFE, 2012)

Ma queste, ovviamente, sono cose avvenute prima del Vaticano II. Meglio tralasciarle! Per fortuna, il buio in cui brancolavano i gemelli Lémann (e con loro decine di altri convertiti, teologi e padri della Chiesa) è stato superato con il tanto atteso Concilio, quando il popolo ebreo viene finalmente riscoperto come radice santa...

Per concludere, riportiamo ancora un passo tratto delle profezie della beata Emmerick:
«Nel centro dell’inferno ho visto un abisso buio e dall’aspetto orribile e dentro di esso era stato gettato Lucifero, dopo essere stato assicurato saldamente a delle catene... Dio stesso aveva decretato questo; e mi è stato anche detto, se ricordo bene, che egli verrà liberato per un certo periodo cinquanta o sessanta anni prima dell’anno di Cristo 2000. Mi vennero indicate le date di molti altri eventi che non riesco a ricordare: ma un certo numero di demoni dovranno essere liberati molto prima di Lucifero, in modo che tentino gli uomini».

«Da un luogo centrale e tenebroso io vidi partire dei messaggeri che portavano in diversi luoghi le comunicazioni. Queste comunicazioni io le vedo uscire dalla bocca degli emissari come un vapore nero che cade sul petto degli uditori ed accende in essi l’odio e la rabbia”. “Io vidi che in quel luogo si mina e si soffoca la religione cosi abilmente che restano appena un centinaio di sacerdoti che non ne siano sedotti. Io non riesco a dire come questo avviene, ma vedo la nebbia e le tenebre estendersi sempre di più”. Spero di poter aiutare coloro che resistono a queste seduzioni prendendo su di me i dolori della Passione di Cristo... ». (Visioni della beata Caterina Emmerick tratte dall’opera di monsignor Delassus “La conjuration antichretienne”)
Ciononostante, da cattolici che si affidano alla Chiesa di Cristo (non costruita e sorretta da forze umane) ci sentiamo di condividere pienamente le parole che Virion scrisse nel 1967:
«Non siamo da annoverare assolutamente tra coloro i quali profondamente colpiti dalla crisi religiosa che si sta sviluppando, nutrono uno scuro pessimismo sull’avvenire della Chiesa e vedono già sprofondare la sua gloriosa tradizione insieme a pezzi della sua dottrina. No, assolutamente: solo lei ha parole di vita eterna. La cosa importante è conoscere il ruolo svolto dalla massoneria universale – e dalla alta massoneria in particolare – nella gigantesca offensiva oggi scatenata contro la Chiesa di Cristo e come questa offensiva sia alla base degli attacchi di cui è fatta oggetto. (…) Noi non crediamo assolutamente a questo trionfo, ma solamente al male, alla perdizione che questo tentativo di dominazione può provocare. Noi cattolici sappiamo bene che la Passione ha preceduto lo splendore della Pasqua cristiana. E la Sua luce rifulge già attraverso le tribolazioni dalle quali la Chiesa uscirà più splendente e bella che mai». (Pierre Virion, tratto da Mysterium Iniquitatis).

Preghiamo San Paolo affinché ci dia lumi, per poter leggere i segni dei tempi.





dicembre 2013

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