Lo Stato sta alla Chiesa

come

la natura sta alla grazia


di Don Curzio Nitoglia


Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
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Etienne Gilson diceva che si può porre, come legge filosofica, storicamente verificabile, che vi è una necessaria correlazione tra il modo di concepire i rapporto dello Stato con la Chiesa, il modo di concepire il rapporto della filosofia con la teologia e quello di concepire il rapporto della natura con la grazia, la materia con la forma, la potenza con l’atto e l’essenza con l’essere.

Per la dottrina cattolica ortodossa la filosofia è ancella della teologia, essa è autonoma nel suo ordine, la conoscenza della verità mediante la ragione naturale.

Tuttavia, essa è aiutata, estrinsecamente e negativamente, dalla Rivelazione, come i paracarri della strada (di destra e di sinistra) aiutano l’automobile a non deviare né da un lato né dall’altro, ma è l’automobile che corre diritta lungo la strada; così è la filosofia che procede nella ricerca della verità grazie al lume della ragione naturale.

Però, se dovesse arrivare a una conclusione che contraddice la rivelazione, se dovesse cozzare contro uno dei paracarri, il filosofo sa che nell’incedere deve aver commesso qualche sbaglio e deve ricominciare daccapo la sua inchiesta, col solo aiuto intrinseco della ragione e tenendo conto soltanto estrinsecamente della soluzione del problema che gli è data dalla rivelazione, negativamente, affinché non sbagli e non positivamente affinché nel corso della ricerca faccia appello alla Rivelazione e non alla sola ragione.

Ogni disaccordo tra fede e ragione è indizio di un errore nell’ordine della ragione e della filosofia e un consiglio a rivedere daccapo il problema. La filosofia scolastica che cerca di trovare un accordo con la Rivelazione, non cessa per questo di restare una filosofia. La filosofia perenne considera la Rivelazione come un aiuto moralmente (non assolutamente) necessario per la ragione, poiché la ragione, ferita dal peccato originale, ha bisogno di essere aiutata dal difuori o estrinsecamente dalla Rivelazione, per cogliere, “facilmente, in poco tempo, senza errori e da tutti” (Vaticano I) le più alte verità naturalmente raggiungibili.


Il Razionalismo

Il razionalismo, invece, dice che la Rivelazione è irrazionale e che non ha nulla a che vedere con la ragione, è il peccato per difetto; così lo Stato basta a se stesso, non ha bisogno della Chiesa che è un’associazione pubblica come tutte le altre, e deve essere subordinata allo Stato. Allo stesso modo in filosofia prevale il divenire (la potenza o la materia) sull’essere (l’atto o la forma).


Il Fideismo

Il fideismo o tradizionalismo filosofico, dice, al contrario, che la sola ragione non può conoscere nessuna verità, e che per arrivare a essa è necessaria, solo e soltanto, la rivelazione orale o scritta, è l’errore per eccesso. Così la Chiesa assorbirebbe in sé la realtà temporale dello Stato, che invece, sebbene subordinata, è da lei distinta.

Per quanto riguarda la grazia e la natura, la dottrina cattolica insegna che l’uomo è ferito, non distrutto, dal peccato originale, e che da sé può fare delle azioni naturalmente buone, ma non soprannaturalmente meritorie; può conoscere con sforzo alcune verità naturali, con molto tempo e con il rischio di sbagliarsi; ma altre gli restano velate, perché troppo luminose per lui, e lì deve intervenire la Rivelazione.


Il Luteranesimo

Il protestantesimo, invece, insegna che il peccato originale ha distrutto l’uomo, che non ha più ragione capace di cogliere una pur minima verità, e non ha più neppure il libero arbitrio, così che non è responsabile dei propri atti. È l’errore per difetto. Così lo Stato ingloba in sé l’ordine temporale che è assorbito e scompare fagocitato da quello spirituale, come nell’Islàm.


Il Pelagianesimo

Il pelagianesimo, al contrario, insegna che il peccato originale ha colpito solo Adamo, non i suoi discendenti, i quali sono capaci di cogliere tutta le verità e di osservare i dieci comandamenti, con le loro sole forze naturali, senza dover ricorrere alla grazia. È l’errore per eccesso. Così lo Stato può far cogliere ai suoi soggetti il loro fine ultimo, senza aver bisogno della Chiesa.

Possiamo aggiungere ora la dottrina dei rapporti tra forma e materia; anima e corpo; atto e potenza; essere ed essenza.

La dottrina cattolica insegna che anima e corpo sono due co-princìpi sostanziali che seppur distinti, sono subordinati e formano uniti un uomo, che non è solo corpo, sarebbe un cadavere; né solo spirito, sarebbe un fantasma. Il corpo essendo esteso è corruttibile e mortale è inferiore all’anima che essendo spirituale non ha estensione né corruttibilità né mortalità.


Il Materialismo

Il materialismo, invece, insegna che l’uomo è solo corpo, materia; che il più viene dal meno, è l’errore per difetto. Così l’unico potere è quello dello Stato (= corpo o materia), dato che la Chiesa (= anima o forma) non esiste.


Lo Spiritualismo

Lo spiritualismo, al contrario, insegna che l’uomo è solo spirito, il corpo è un accidente estrinseco (e cattivo) all’uomo. È l’errore per eccesso. Così la Chiesa assorbirebbe in sé - come nell’Islàm - lo Stato, che è un accidente del potere e unicamente al servizio della sovranità spirituale. 


Distinguere per unire in subordinazione gerarchica

“Poiché v’è una distinzione reale degli ordini, v’è pure una subordinazione gerarchica degli ordini così distinti. Il Papa possiede dunque, in modo eminente e in ragione della sua autorità spirituale, un’autorità temporale sui prìncipi. (...) Il fine ultimo dell’uomo è temporale o spirituale? Se è temporale, sono i prìncipi che comandano sui sacerdoti; se, è spirituale, sono i sacerdoti che comandano sui prìncipi. (...)


La “Politica” ghibellina da Dante Alighieri

Sotto la pressione politica di Dante, l’unità della cristianità medievale retta dai Papi, viene bruscamente a spezzarsi nel mezzo. L’imperatore può ormai perseguire il suo fine senza attendere dal Papa altro che la sua benedizione. Completamente espulsa dall’ordine temporale, l’autorità del Pontefice Romano si vede confinata esclusivamente all’ordine della grazia e della sacrestia. Il Papa di Dante, che non depone più i prìncipi, è dunque ben diverso da quello di S. Tommaso d’Aquino... Dante occupa un posto di capitale importanza nella storia della filosofia politica medievale...” (1).


Politica non partitica

Come si vede il problema politico o etico, non ha nulla a che fare con il problema partitico, ma è la conclusione della sana filosofia perenne e l’inizio della strada che conduce al cielo.

Il cristiano quindi “non può non fare politica” (S. Pio X), anzi deve essere la fiaccola posta in cima il monte per illuminare coloro, che non conoscono ancora la Verità cristiana, non deve ricercare la verità socio-politica a destra (i vari autoritarismi) o a sinistra (il marxismo leninismo, il progressismo democristiano), ma la deve apprendere dalla Rivelazione orale e scritta, dal Magistero ecclesiastico, dai Padri della Chiesa e dai Dottori, specialmente il Dottor Comune ossia S. Tommaso d’Aquino.

 
 

NOTA

1 - Ibidem, pagg. 192-194.





 
giugno 2025
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