L’erba cattiva soffoca dove arriva


di Silvana De Mari

Pubblicato sul sito dell'Autrice









Il movimento di emancipazione femminile è stato un onesto movimento che ha chiesto alcuni tipi di diritti civili, il voto, l’accesso all’università, l’accesso ad alcune professioni liberali, nel momento in cui sono diventate tecnicamente possibili.

La sopravvivenza della famiglia, che a sua volta garantisce la sopravvivenza alla società, era pensabile solo attraverso ruoli assolutamente separati: le donne in casa e gli uomini nella società.
Una donna non poteva seguire le sue maternità, potevano essere anche 12 o 20, doveva tenere lo sporco (e la morte che lo sporco porta) al di fuori della sua casa, rendere commestibile il cibo partendo dalla materia prima, accudire la famiglia fabbricando abiti, giocattoli, tende, e contemporaneamente occuparsi anche di quello che succedeva nella società. Si trattava di una specializzazione, di una divisione di ruoli, non di oppressione.

I maschi andavano in guerra, i maschi finivano in prigione se una famiglia non pagava le tasse o aveva debiti, quindi i maschi votavano. C’era una certa logica. L’acqua corrente, le fogne, le migliorate condizioni igieniche, hanno fatto crollare fortunatamente la mortalità infantile. Il motore a scoppio è l’elettricità hanno permesso alle donne lavori per loro impensabili.

Nel Novecento tutta la società cambia, diventa possibile quindi l’ingresso della donna nella società. E questo ingresso viene, con pochissimi traumi, perché siamo nel momento giusto. Il movimento di emancipazione femminile è un movimento che amava le donne, amava gli uomini, amava la società, amava il mondo, amava Dio e di conseguenza odiava l’aborto, perché l’aborto è di tutti gli omicidi quello più ripugnante, un bambino smembrato nel ventre della madre.

La maternità è lo scopo del corpo femminile. Degradare la maternità, è un degradare l’umanità, ma soprattutto un degradare le donne. I maschi e le femmine sono profondamente diversi.
Il difetto dei maschi è l’arroganza, il peccato dove possono scivolare è la violenza bruta.
Il difetto delle donne è il vittimismo lagnoso e irresponsabile, il peccato in cui possono scivolare e la violenza vittimistica.

L’aborto è l’apogeo dell’irresponsabilità. L’aborto e l’apogeo dell’impulsività. L’aborto è l’apogeo del vittimismo. C’è un momento in moltissime gravidanze in cui molte donne pensano di non avere nessuna voglia di avere quel bambino. Nella stragrande maggioranza dei casi questo avviene all’inizio della gravidanza, sia per motivi ormonali, che rendono quel periodo un periodo particolarmente poco brillante, ansioso e depresso, sia per le brusche e non trattabili modificazioni che quel bambino porta a tutta la vita della madre.

In quella prima fase può succedere che la madre pensi di non volere quel figlio. L’ultima cosa di cui ha bisogno è una società maltusiana che disprezza profondamente lei e il suo bambino, e che si precipita a realizzare quel desiderio deforme.
Il movimento di liberazione femminile ha dato a noi fanciulle il lavoro.
Qualcuno spieghi a queste esagitate fanciulle che il lavoro è una maledizione biblica. Per secoli, anzi per millenni, noi ce ne siamo state all’interno delle nostre case mentre erano gli altri che si sbattevano in miniera, nelle trincee, sulle baleniere. L’80 % dei marinai della spedizione di Magellano è morta di scorbuto. I marinai erano sdentati per lo scorbuto, con le gambe che non li reggevano, pene atroci: dalla fustigazione ai “giri di chiglia” (il marinaio veniva legato a una corda, buttato in acqua a poppa e ricuperato a prua, scorticato per il passaggio sotto la chiglia della nave e mezzo annegato) se batteva la fiacca, ma non era battere la fiacca, era non reggersi nemmeno in piedi.
Loro erano massacrati, mentre altri morivano in miniera, però almeno, le loro donne erano a casa al sicuro con i bambini.

Poi sono arrivate le femministe a conquistarci il diritto a essere sfruttate da un datore di lavoro, ammalarsi di malattie professionali, non riuscire a seguire i figli, essere sempre stravolte. Simone de Beauvoir, scrittrice collaborazionista della Repubblica di Vichy, firmataria del Manifesto a favore della Pedofilia su Liberation nel 1974 dimostra tutto il suo odio biblico di donna sterile contro le madri quando dichiara che troverebbe positivo che l’allattamento al seno fosse vietato e che il lavoro femminile fosse obbligatorio.
Simone de Beauvoir era rimasta incinta ma Sartre le aveva chiesto di abortire, e lei aveva obbedito. Tutte le grandi madri del movimento femminista sono donne senza figli, spesso favorevoli all’incesto (Fireston) oltre che alla pedofilia (De Beauvoir). 
L’altro diritto che ci hanno procurato è quello di avere l’utero vuoto: un’altra maledizione biblica. Il corpo femminile è normalmente avvelenato da varie pillole più o meno anticoncezionali, più o meno abortive, delle mazzate di ormoni che stanno oltretutto inquinando il mondo, perché le donne urinano i loro estroprogestinici che finiscono poi nelle fogne e da lì nei fiumi e nel mare.

Non sapremo mai il numero delle donne uccise o rese invalide da incidenti vascolari, infarti e ictus, conseguenti all’assunzione della pillola anticoncezionale. 
Queste due maledizioni bibliche, il lavoro e l’utero vuoto, sono state vendute come una grandiosa festa.
Non avete bisogno di un figlio, vi basta un gatto, anzi due.
E la cosa divertente è che qualcuno ci sia caduto, anzi ci sono cadute un mucchio di persone. Le donne vanno a farsi sfruttare sui posti di lavoro, i bambini sono costretti a quattro mesi all’asilo nido, un obbrobrio.

Ossessionate dal proprio corpo, non avendo più il corpo dei figli da accudire, le donne sprofondano nel narcisismo più scemo. 
E ora la nostra civiltà è condannata a morte. Abbiamo una natalità infima, tra due generazioni scompariremo.

Il diritto all’aborto è giustificato dal fatto che se una donna vuole assolutamente il suo utero vuoto, non possiamo contrastarla. La gravidanza è una conseguenza della sessualità, anzi il suo fine fisiologico, e non c’è libertà che possa giustificare l’assassinio di una creatura umana.
Volere l’utero vuoto porta alla morte dell’inquilino, che tra l’altro è il suo bimbetto, ma tanto è: lei l’utero lo vuole vuoto. La morte del bimbo è l’effetto collaterale del volere l’utero vuoto.

Ora anche in Gran Bretagna è stato legalizzato l’aborto anche tardivo, l’uccisione di un bimbo, cioè, che anche fuori dall’utero di mamma, se così la si può chiamare, è vitale, in grado di sopravvivere. In un aborto al sesto, settimo, ottavo, nono mese di gravidanza la morte del bimbo non è un effetto collaterale, ma lo scopo, uno scopo che si raggiunge con tecniche più pericolose per la madre di un parto normale.

Finalmente il mostro mostra la sua vera faccia, quella di un assassino che adora uccidere i bambini.

Io sono nata di sette mesi, per inciso sono nata in casa e in un paesino meridionale. È possibile nascere di sette mesi e restare vivi. Se l’impresa del nascere avviene in un ospedale è possibile anche nascere a sei mesi e restare vivi. Un bambino di sei o sette o otto o nove mesi è un bambino perfettamente vitale.
Quindi se la madre non lo vuole più nel suo utero, sarebbe sufficiente farlo nascere inducendo un patto normale, per poi darlo a una coppia di genitori adottivi che lo considereranno il più grande dei doni.

Un bambino al secondo mese di gravidanza non è vitale fuori dall’utero di sua madre. Fare la vigliaccata di ucciderlo, perché è una vigliaccata,  è l’unica maniera che ha sua madre ha per svuotare il proprio utero.
Un bambino di sette, otto, nove mesi, ma anche di sei,  è perfettamente vitale: la madre potrebbe svuotare il proprio utero mediante un parto normale e lasciare il bimbo vivo.
A questo punto vorrei semplicemente fare due domande: il bambino viene anestetizzato?

I veterinari anestetizzano i cani prima di ucciderli. Vi do io la risposta: no il bambino non viene anestetizzato.
Nell’aborto a nascita parziale o nell’aborto iper salino, il bambino non ha nessun tipo di anestesia e soffre moltissimo.

Alla seconda domanda non rispondo io e dovrebbe rispondere la società. Se una donna ha il diritto di abortire, perché un uomo non ha il diritto a non pagare gli alimenti?
La irresponsabilità è uguale per tutti o non è uguale per nessuno.

Il movimento di liberazione è pura cultura di morte. Ha schiacciato e scacciato tutti i movimenti di emancipazione, ignora e disprezza i movimenti di emancipazione islamici perché essendo cultura di morte il suo scopo non è il benessere delle donne ma l’odio isterico per la civiltà occidentale e soprattutto il Cristianesimo. Solidarizza con le più immonde e misogine dittature.

L’aborto tardivo è la legalizzazione dell’infanticidio, che è un crimine già adesso visto in maniera molto benevola, giustificato dalla molto discutibile teoria della depressione post parto, secondo cui una donna per motivi ormonali può diventare un’assassina: vuol dire affermare che le donne sono irresponsabili.

Ognuno di noi ha un angelo custode. Il bimbo non nato ha quello della madre. Il mondo è pieno di angeli mutilati.





 
giugno 2025
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