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Quando Gesù sale al Tempio Articolo di Don Vincent Bétin, FSSPX ![]() Gesu al Tempio Cattedrale di Saint Gatien de Tours [Cattedrale di San Gaziano di Tours] Quando Gesù sale a
Gerusalemme per la prima Pasqua del suo ministero, va subito al Tempio,
la Casa di Suo Padre. Egli va per pregare… Se la preghiera consiste nel
passare la Sua vita nella Vita di Dio, la nascita umana di Gesù
non l’ha allontanato da questa preghiera che Egli conosceva da tutta
l’eternità nella Santissima Trinità. Per Nostro Signore,
il Padre è tutto e la Sua vita umana è la manifestazione
e l’esempio dell’atto religioso.
Al contrario dei farisei del Suo tempo e dei nostri profeti moderni, l’insegnamento di Nostro Signore non è né ingegnoso né artificioso; non è né rappresentativo né teatrale. Se sale a Gerusalemme è prima di tutto per recarsi al Tempio, per Suo Padre. Se la spontaneità religiosa del Divino Maestro impressiona San Giovanni, il nostro Evangelista ne sottolinea la semplicità: Gesù sale al tempio con la stessa semplicità con cui parla agli uomini dei gigli dei campi. Egli non da lezione, Egli predica col suo esempio, un esempio senza pompose dimostrazioni, senza messe in scena: il Figlio dell’Altissimo sale al Tempio, nella Casa di Suo Padre. Farà così in tutta la Sua vita pubblica. La religione che Egli predica con tutto il Suo Essere non è né complicata né moralistica. Il risultato è immediato: gli uomini Lo seguono e Lo comprendono… non porrà mai un deserto di leggi e di precetti senza speranza tra Lui e Suo Padre. La maggior parte del tempo Egli farà sentire la Sua voce all’aria aperta: sul versante di una collina, ai bordi di un lago, su una montagna, facendo sedere la folla su un tappeto di erba verde. Il Suo insegnamento è dolce sia per i singoli uditori sia per le folle deliziate. Ma attenzione, Gesù non cerca di piacere, come tuttavia gli viene rimproverato; ma coloro che l’accusano di essere un seduttore hanno visto solo le folle disertare le loro sinagoghe, ma non l’hanno ascoltato. Nostro Signore predica il Regalità di Suo Padre, e per ridondanza la Sua. Non è un liberale che cerca di compiacere l’uomo con un umanesimo compiacente: Egli non ha il culto dell’uomo, Egli ha solo il culto del Padre. Non è venuto a servire la libertà dell’uomo. Un giorno, all’ingresso del Tempio, illuminato dai candelabri e dalle torce dei pinnacoli, Egli dice ai Suoi discepoli: «Io sono la luce del mondo». Nessuna composizione possibile: Egli è la luce. L’uomo, quindi, deve smettere di vedere la religione in funzione di sé stesso, delle sue aspirazioni naturali, per quanto legittime possano essere. Nostro Signore, Luce del mondo, è venuto ad illuminare le nostre tenebre. «Guardate gli uccelli del cielo…». Mai si dimenticherà il giorno in cui lo sguardo di Gesù si poserà sul volo degli uccelli sopra la Sua testa, poi sui gigli ai suoi piedi? Ecco che Egli coglie uno di questi fiori. Questo fiore – ci dice Gesù – cresce senza lavoro e senza tessitura. E così Egli eleva lo spirito dei Suoi uditori da questa pianta insignificante agli eroi e ai colori brillanti dei loro palazzi: «Lo stesso Salomone in tutta la sua gloria non era vestito come uno di questi gigli». Infine, e questo è il terzo atto della Sua lezione di religione, Egli schiaccia il fiore e lo riduce in polvere sotto lo sguardo dei Suoi uditori… «Se l’erba dei campi che oggi fiorisce e domani si getta nel fuoco, è così vestita da Mio Padre … quanto più lo sarete voi, uomini di poca fede!». Non c’è pensiero nel Vangelo, comprese le lezioni tratte dalla natura e dai piccoli avvenimenti della via, che non sia impregnato di questo pensiero religioso. La religione è un atto intransigente di giustizia che rende a Dio ciò che Gli è dovuto. E Gesù è il Religioso per eccellenza … meglio, Egli è l’unico Sacerdote. Quindi, quando parla agli uomini parla da religioso: tutto è specchio delle perfezioni divine, tutto appartiene a Dio, tutto nell’uomo deve essere riconoscimento della grandezza, della bontà e della benevola provvidenza di Dio. Noi siamo immersi in un umanesimo liberale da così tanto tempo, che abbiamo preso l’abitudine di limitare la vita religiosa alla soddisfazione e alla realizzazione personale, dimenticando che l’atto religioso è rendere a Dio ciò che Gli è dovuto. Per l’uomo odierno, è forte la tentazione di riferire sempre tutto a se stesso. E’ l’inversione del cattolicesimo liberale, del personalismo cristiano. Perfino il culto più venerabile può essere corrotto da questo umanesimo pagano. Gesù non parla agli uomini da umanista liberale. No. Quando sale a Gerusalemme Egli va direttamente al Tempio. Dio è il primo da servire. |