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Pellegrinaggio Parigi-Chartres (7, 8 e 9
giugno 2025):
luglio 2025
un successo che sta facendo scuola ![]() «Abbiamo scelto come tema per il nostro quarantatreesimo pellegrinaggio nel 2025 “Perché Egli regni, come in cielo così in terra”. Con questa scelta, desideriamo celebrare il centesimo anniversario dell’enciclica “Quas primas” di Pio XI, un insegnamento che è all’origine della nascita del nostro pellegrinaggio ed è tanto più necessario nelle nostre società senza Dio». Gli organizzatori dell’annuale pellegrinaggio da Parigi a Notre-Dame de Chartres hanno presentato così l’edizione di quest’anno, la numero 43. E il successo è stato clamoroso. A seconda delle fonti, la stampa francese parla di venti-trentamila i partecipanti, con un’età media di ventuno anni. Hanno camminato dal 7 al 9 giugno pregando, cantando inni sacri e innalzando stendardi religiosi. E hanno lanciato un messaggio chiaro: «Cristo è Re e deve regnare non solo sui nostri cuori, ma anche sulle società terrene e sulle istituzioni». Un avvenimento che non è passato inosservato nella laicissima Francia. «Risvegliare le coscienze dei cristiani a volte troppo addormentati e ricordare alla Chiesa che è missione dei laici lavorare, ciascuno al proprio livello, affinché la società sia nuovamente permeata dalla dolce legge di Gesù Cristo». Questo era l’obiettivo, come spiega l’Associazione Notre-Dame de Chrétienté, organizzatrice del pellegrinaggio. E si può dire che sia stato pienamente raggiunto. Scrive sul «Figaro» Ambroise Tournyol du Clos, docente di storia: «Celebrando la regalità sociale di Cristo e il centesimo anniversario dell’enciclica “Quas primas” di Pio XI, i partecipanti hanno ricordato alla Francia laica che Dio ha creato non solo gli individui, ma anche le società umane (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2105)» e che la fede rischia di esaurirsi se confinata nella sola coscienza individuale. «Esausti e sicuramente impolverati, questi pellegrini del XXI secolo offrono l’usura dei loro piedi, il disagio di aver dormito troppo poco e il fervore delle loro “Ave Maria” per l’onore di Cristo, della Chiesa e la salvezza delle anime», commenta il docente. Lo storico ricorda che i pellegrini sono «nutriti da una liturgia tradizionale, silenziosa, dignitosa e profonda, che ha il merito di essere sopravvissuta ai secoli, da un insegnamento dottrinale chiaro e comprovato, e da una carità a volte eroica». Tre secoli e mezzo dopo le apparizioni del Sacro Cuore a Paray-le-Monial (1675), i partecipanti al pellegrinaggio hanno testimoniato «l’amore che li fa vivere e che, come dice san Tommaso d’Aquino a proposito del bene, si auto-diffonde». «Quale modo migliore – osserva Tournyol du Clos – per rispondere agli auspici che il nuovo Papa Leone XIV ha appena rivolto ai cattolici del nostro Paese nella sua recentissima Lettera ai vescovi di Francia? Il Santo Padre incoraggia il «popolo di Dio che si aggira coraggiosamente là, sotto i venti contrari e talvolta ostili dell’indifferentismo, del materialismo e dell’individualismo». E ancora: «Mentre l’Assemblea nazionale ha appena adottato, nell’indifferenza generale, una falsa legge che banalizza l’eutanasia, consegnando il destino dei più deboli nelle mani di una medicina sbagliata, questi tre giorni di cammino, preghiera e penitenza dimostrano che un’altra via è possibile, anche se marginale e disprezzata». L’associazione che organizza il pellegrinaggio ha detto senza giri di parole che la Messa tradizionale è il cuore dell’iniziativa, e intanto anche in altri Paesi qualcosa si muove, come in Spagna, con il pellegrinaggio penitenziale da Oviedo a Covadonga (quinta edizione quest’anno), a sua volta caratterizzato dalla celebrazione della Santa Messa vetus ordo e da una partecipazione sempre più numerosa di giovani e giovanissimi. |