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Il discernimento degli spiriti Articolo di Anonimo Pubblicato Pubblicato sul
quindicinale SI SI NO NO
- ANNO LI n° 10 – 31 maggio 2025
via Madonna degli Angeli, 78, 00043 Velletri tel. 06. 963.55.68; fax 06.963.69.14 sisinono@tiscali.it Nel
1775 S. Alfonso scrisse un libro di teologia ascetica intitolato Condotta ammirabile della Divina
Provvidenza (Napoli, Editore
Paci), in cui da pagina 127 a pagina 157 affrontò la
questione del Discernimento degli
Spiriti, nel capitolo intitolato Consigli di sollievo e di confidenza per
un’anima desolata. Colloquio tra Monsignor l’Autore e l’Anima che
domanda consiglio.
Il Redentorista Padre Alfonso Amarante, nel 2008, ha curato la 10a edizione di quest’opera, con adattamento in lingua italiana corrente, pubblicata da Shalom Editrice di Camerata Picena in provincia d’Ancona. Nel presente articolo riassumo il contenuto dell’opera alfonsiana e invito il lettore a studiare e a meditare il testo medesimo del Santo Dottore della Chiesa. Fallimento spirituale di un’anima desolata A partire, da un presunto stato di fallimento spirituale di un’anima desolata, S. Alfonso insegna le varie tappe della vera conversione interiore e della rinascita spirituale. Secondo il Santo le pene maggiori degli uomini non sono quelle materiali e fisiche, ma le tentazioni e le desolazioni di spirito. La tentazione è un incitamento al male, che viene dal demonio, dalla nostra natura (ferita dal peccato originale) o dal mondo, ponendoci in pericolo di perdere la grazia santificante. La desolazione spirituale e l’aridità sensibile La desolazione spirituale è uno stato d’animo in cui si ritiene di aver perso la grazia di Dio e di essere stati abbandonati dal Signore. L’aridità sensibile è meno grave della desolazione spirituale poiché in essa non si sentono più le consolazioni spirituali, che allietavano la natura sensibile dell’anima pia. Molti Santi hanno trattato questi temi (aridità, desolazione) con terminologie diverse, ma la realtà significata è la medesima: la notte dei sensi corrisponde all’aridità e la notte dello spirito alla desolazione. Il testo di sant’Alfonso Il Santo Dottore distingue l’aridità volontaria da quella involontaria. La prima avviene quando la persona che la prova commette peccati veniali deliberali e volontari e non cerca di correggersi. Questa più che aridità volontaria dovrebbe chiamarsi tiepidezza. L’aridità vera e propria è quella involontaria che si sperimenta quando la persona cerca di santificarsi, si guarda bene dal commettere peccati di proposito deliberato, prega assiduamente, frequenta i sacramenti, ma nonostante tutto avverte aridità di spirito. Gli scrupoli Il Santo affronta innanzitutto la questione degli scrupoli e spiega che l’anima la quale ne soffre si confessa e riconfessa, ma teme di non aver confessato tutto e resta sempre inquieta; si vede assalita da mille tentazioni contro la fede, la castità, la superbia e resta con un certo timore di avervi consentito. Il Santo la sprona ad aver fiducia e a prestar sempre obbedienza al direttore spirituale, evitando di affidarsi al proprio giudizio; nelle cose spirituali e nei dubbi di coscienza è importante obbedire al padre spirituale. Il disagio degli scrupoli è un vero tormento per le anime pie, molto più penoso delle malattie. Le consolazioni sensibili L’anima risponde che pur obbedendo al direttore spirituale non prova devozione o consolazione sensibile. Il Santo ribatte che non bisogna cercare le dolcezze o le consolazioni sensibili, ma la volontà di Dio. Infatti, ci si può santificare pure senza provare consolazioni sensibili in questa vita, poiché la vera virtù non consiste nel sentirla, ma nel volerla. Se un’anima vuol confidare, anche se non prova nessuna confidenza sensibile, è già nella virtù di fiducia. Così è per l’amore verso Dio. Esso sta nella volontà. Se uno vuol amare Dio, già lo ama senza volere il piacere di “sentire” o sperimentare l’amore. Certe volte è Dio medesimo che non vuole che noi avvertiamo la consolazione di provare la virtù in noi per farci avanzare di più nella vita spirituale. Infatti, nell’aridità si agisce solo per amor di Dio e non per amore delle nostre consolazioni. Se Dio vuole che anche le persone che vivono ostinate nel peccato si convertano e tornino a lui, come potrebbe abbandonare una persona che vuole amarlo? Il timore esagerato o infondato di dannarsi l’anima I due timori che assalgono maggiormente le anime pie, riprende sant’Alfonso, sono quelli di non salvarsi e di non essere state perdonate da Dio. Ora, spiega il Santo, se è vero che è il Signore che ci converte e ci salva, è pur vero che noi dobbiamo cooperare con Lui e impegnarci nella nostra continua ascesa spirituale. Dio non lascerà di salvarci, Egli non abbandona se prima non è stato abbandonato da noi. Perciò, se ci proponiamo di non volerlo abbandonare dobbiamo star sicuri che lui non ci abbandonerà mai e se per disgrazia nostra dovessimo cader nel peccato, torniamo a Lui col cuore pentito e Lui ci perdonerà. Il pensiero secondo cui Dio creerebbe delle anime solo per condannarle all’inferno senza nessuna loro colpa è una bestemmia di Lutero e di Calvino. L’ostinazione nel male Dunque, prosegue il Santo, Dio abbandona solo gli ostinati nel male, che rifiutano di convertirsi, ossia coloro, che vogliono vivere nel peccato. Perciò, non dobbiamo mai dire che Dio ci ha abbandonati. Quando una persona cerca di amare Dio, allora il Signore non può non amarla Quando Dio si nasconde Se certe volte Dio “si nasconde” a coloro che ama, lo fa per il loro maggior bene spirituale: il desiderio di avere la sua grazia e di non perderla mai. Infatti, nessuna cosa avvicina noi a Dio e avvicina il Signore al nostro cuore quanto la desolazione perché nello stato di desolazione gli atti d’uniformità alla volontà di Dio sono più perfetti e più puri. Più grande è la desolazione e più grande è l’umiltà. Dio non è un tiranno che castiga senza misericordia Purtroppo le persone scrupolose, continua S. Alfonso, vedono Dio come un tiranno che incute ai sudditi soltanto ansia e paura. Quindi, temono che a ogni loro parola, a ogni loro pensiero Dio si faccia prendere dalla collera e le mandi all’inferno. No, Dio non ci priva della sua grazia, se non quando noi, a occhi aperti, deliberatamente lo disprezziamo e gli voltiamo e spalle. Le cause dell’aridità Padre Alfonso Amarante scrive che le cause dell’aridità possono essere di natura psicofisica, disturbi di carattere psichico e nervoso o di malferma salute; oppure di natura morale, per forme inadatte di preghiera, intensa attività esteriore, grande attenzione data alla sensibilità, vana compiacenza nella devozione sensibile (golosità spirituale), tiepidezza, deliberata rinuncia alla santità. L’aridità è una specie di stanchezza sia fisica sia mentale e a volte può essere provocata da Dio stesso. In questo caso è una prova per saggiare la fedeltà di una persona, il suo amore. Sottraendole la devozione sensibile, Dio la mette nella condizione di confidare e riposare unicamente in lui. I rimedi all’aridità I rimedi sono i seguenti: se l’aridità è provocata da infermità, si deve curare maggiormente il corpo, evitare affaticamenti, concedersi più riposo. Se proviene da rilassamento spirituale, bisogna rinnovare il desiderio di santità, rinvigorire l’ascesi. Se l’aridità è provocata da Dio, si richiedono atti di uniformità alla sua volontà. Tale prova la sperimentano un po’ tutti. Tutti, prima o poi, attraversiamo il deserto della preghiera arida per giungere, poi, a un’unione più intima e a una preghiera più profonda. L’aridità radica nell’umiltà. “La persona, immersa nella notte oscura del senso, prende coscienza dei propri limiti e ricorre più spesso a Dio” (S. ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, Solitudine e aridità spirituale, Introduzione di ALFONSO AMARANTE, cit., p. 17-18). La desolazione: cause e rimedi “La desolazione è un’inquietudine dovuta a vari tipi d’agitazione e di tribolazione. La persona desolata vive sfiduciata, senza speranza, senz’amore. […]. I maestri di vita spirituale hanno individuato tre tipi di desolazione. 1°) Punitiva: nasce quando Dio s’allontana da una persona. 2°) Educativa: è una correzione paterna da parte di Dio. Scaturisce spesso da lentezza e pigrizia nella vita spirituale. 3°) Unitiva: porta alla retta coscienza che tutto è dono di Dio” (cit., pp. 19-20). Per esempio S. Francesco di Sales nella Filotea o Introduzione alla vita devota le chiama aridità e desolazioni come S. Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali e come S. Alfonso nel presente trattato; S. Giovanni della Croce nell’opera Notte oscura le chiama “notte dei sensi e notte dello spirito”. Cfr. A. ROYO MARÌN, Teologia della perfezione cristiana, Roma, Paoline, VI ed. 1965, La notte del senso, pp. 506520; La notte dello spirito, pp. 522-526; A. TANQUEREY, Compendio di teologia ascetica e mistica, Roma-Tournai-Parigi, Desclée, 1928, Notte dei sensi, pp. 1420-1434; Notte dello spirito, pp. 1464-1468. |