Il Papa a Radio Vaticana:

una visita carica di simboli


Articolo della Fraternità San Pio Xdi FSSPX






Le antenne di Radio Vaticana




Rendendosi in visita al centro trasmittente di Radio Vaticana, oggi usato per trasmissioni ad onde corte, il Papa Leone XIV ha discretamente preso le distanze dal suo predecessore.
Il defunto Pontefice argentino aveva infatti deciso di sopprimere questo modo di trasmissione, a favore di una trasmissione interamente digitale, decisione contestata in particolare sul continente africano.

Le alte antenne di Santa Maria di Galeria, a Nord-Ovest di Roma, sono state al centro dell’attenzione in questo 19 giugno 2025, e non a caso: erano trentaquattro anni che un Papa non visitava il sistema di trasmissione ad onde corte, che permette alla voce del Sommo Pontefice di essere ascoltata al di là del mare, nelle regioni che non sono state ancora toccate dalla rivoluzione digitale.

Il nuovo Papa ha ricordato con emozione come, durante i suoi anni di missione in America Latina e in Africa, le trasmissioni ad onde corte di Radio Vaticana svolgevano un ruolo inestimabile.
All’epoca, ancora in gran parte non regolamentate, esse sfuggivano ad ogni censura o blocco da parte dei governi, permettendo a Radio Vaticana di trasmettere nei paesi in cui la libertà di stampa e di trasmissione radiofonica era severamente limitata.

Questa visita assume un significato particolare se si tiene conto che nel 2016 Papa Francesco si era espresso a favore della graduale soppressione dei servizi di diffusione ad onde corte. Tale decisione – che aveva suscitato le incomprensioni di diversi episcopati – rientrava in un vasto programma di riforma della comunicazione vaticana, iniziata nel 2012.
Sebbene le trasmissioni ad onde corte non siano ancora cessate del tutto, il progetto del loro abbandono rimane, almeno sulla carta.

Questa intenzione, motivata ufficialmente dalla volontà di razionalizzazione, aveva sollevato delle riserve, in particolare da parte di Padre Federico Lombardi, gesuita, che fu per lunghi anni Direttore dell’Ufficio Stampa della Santa Sede, di Radio Vaticana e del Centro di produzione televisiva del Vaticano. Su sua espressa richiesta, le onde corte erano state mantenute, data la loro importanza per la missione evangelizzatrice.

Ma nel 2016, prevalse la logica della riforma, che portò ad una riorganizzazione dei media vaticani: L’Osservatore Romano, il Centro televisivo del Vaticano, Radio Vaticana e tutti i dipartimenti di comunicazione.
Questa crescente burocratizzazione è stata spesso percepita come il privilegiare l’efficacia a scapito della missione spirituale.

La visita del Papa dello scorso 19 giugno, è forse da collocare in un piano di riequilibrio.
Leone XIV ha scelto di ritornare al Palazzo Apostolico del Vaticano, una volta ultimati i lavori di ristrutturazione; ed ha scelto di rinnovare la tradizione dei soggiorni estivi a Castel Gandolfo, la storica residenza dei Papi, abbandonata dal suo predecessore.

Tuttavia, non si tratta di una rottura totale con l’eredità di Francesco.
Così, lo scorso 18 giugno, il Santo Padre ha nominato Mons. Shane Mackinlay arcivescovo di Brisbane: come nota il vaticanista Andrea Gagliarducci, il prelato, finora vescovo di Sandhurst, è noto per le sue prese di posizione progressiste.

Questa nomina, come altre scelte episcopali, rientra in una certa continuità col pontificato precedente. Pertanto, le priorità di Leone XIV sono chiare, e il mandato affidatogli dal Collegio di cardinali, evoca chiaramente la sinodalità, anche se ancora non si sa come la interpreterà.

Tuttavia, il Papa si distingue per un approccio caratterizzato dalla rinnovata attenzione ai simboli del papato, un’attitudine che lo differenzia profondamente da Francesco.

Questa attenzione per i particolari simbolici può essere tradotta nella volontà di riaffermare una certa autorità della Suprema Funzione Pontificia?

Fino ad ora, sembra che Papa Leone voglia contenere le polarizzazioni all’interno della Chiesa, come sa fare benissimo il Vaticano.

Resta da vedere come saranno affrontate le sfide più urgenti del suo pontificato.
Paradossalmente, non affrontarle con fermezza potrebbe generare più complicazioni che soluzioni.
 




 
luglio 2025
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