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Novità sul fronte di “Traditionis custodes” seconda parte ![]() Nel
primo
articolo abbiamo descritto le diverse tappe della posizione
«legale» della Messa tradizionale a partire dalla
promulgazione del Novus Ordo Missae
(NOM) nel 1970. Questa sequenza ha permesso di confermare, in tutti i
sostenitori della Messa tridentina legati alla ex Commissione Ecclesia Dei, la
compatibilità di questa Messa con le dottrine del Vaticano II e
con la Messa di Paolo VI.
Una posizione rifiutata dalla Fraternità San Pio X, che ha sempre denunciato gli errori del Concilio e il rito degradato della Messa promulgata nel 1970. L’episodio aperto dall’articolo di Diane Montagna è dunque molto ristretto: esso rivela come l’esito della consultazione fatta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2020 non sia favorevole ad un cambiamento del Summorum pontificum. Come detto nell’articolo precedente, Traditionis custodes non si è allontanato molto dalla lettera e dallo spirito dell’indulto del 1984: la sola forma attuale della lex orandi del rito romano è il NOM. Ma la continua (e limitata) concessione del Messale tridentino dimostra l’unità. Che si tratti dell’indulto o del rito straordinario, il concetto è simile: la legge anteriore si applica per eccezione. Il problema non è quello delle comunità «Ecclesia Dei», che hanno sempre accettato l’ermeneutica della continuità per la Messa tridentina, che cambia il suo significato pur mantenendola. Ma l’inquietudine viene da coloro che scoprono il rito tradizionale e la dottrina che veicola, incompatibile col NOM. Il messaggio è chiaro: non esiste la Chiesa del Messale tridentino, esiste solo quella del Vaticano II, e il Messale tridentino non può esprimerla; coloro che usano il Messale tridentino cercano di far rivivere una «vera Chiesa» opposta a quella del Vaticano II e del NOM. E le comunità «Ecclesia Dei» l’hanno pienamente accettata. Significato della rivelazione attuale L’articolo di Diane Montagna è accompagnato da tre documenti: le 9 domande inviate ai vescovi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nell’aprile 2020, relative all’applicazione del motu proprio Summorum pontificum; una raccolta di citazioni tratte dalle risposte pervenute dalle diocesi; una valutazione complessiva o una sintesi di queste risposte. La raccolta di citazioni Alcune risposte sono interessanti da citare, per diverse ragioni. La raccolta di citazioni Alcune risposte sono interessanti da citare, per diverse ragioni. - Risposte fortemente opposte «Nella diocesi non vi è esperienza della forma detta straordinaria del rito della Messa, che non potrebbe mai rispondere ad un vero bisogno pastorale della Chiesa di oggi» (Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, Italia). «La forma ordinaria e la forma straordinaria rappresentano due diverse concezioni dell’Eucarestia, dell’ecclesiologia, del sacerdozio battesimale e del sacramento dell’Ordine (per menzionare solo le differenze teologiche più evidenti). Tentare di adottare degli elementi della forma straordinaria non farebbe altro che inviare segnali incoerenti ai fedeli» (Arcidiocesi di Tokyo, Giappone). Questa seconda risposta è di una chiarezza rara, ed esprime perfettamente la ragione che ha dato vita al motu proprio Traditionis custodes secondo l’analisi proposta nel precedente articolo. - Appello alla prudenza in ogni nuovo passo sulla questione liturgica «L’aspetto più positivo dell’utilizzazione della forma straordinaria è che non esiste più un “clan» che rivendica la “vera Messa”» (Arcidiocesi di Aix e Arles, Francia). «Io non ho avuto occasione di constatare, per esempio, che la forma straordinaria crea divisioni, anzi, tutto il contrario» (Diocesi di Albany, USA). «Io suggerisco che la forma straordinaria venga autorizzata così com’è e che venga applicato il principio di Gamaliel» (Diocesi di Lingayen-Dagupan, Filippine). «Io penso che l’approccio migliore da adottare per l’uso della forma straordinaria sia il principio di Gamaliel: «Se questa attività è di origine umana, essa verrà meno; ma se essa è di Dio non la si può vincere; vi trovereste ad opporvi a Dio» (Atti 5, 38-39). (Arcidiocesi di San Francisco, USA). «Io credo fermamente che Summorum Pontificum non possa essere semplicemente revocato. Questo creerebbe più problemi di quanti ne vogliamo risolvere» (Diocesi di Pitigliano – Sovana – Orbetello, Italia). «La forma straordinaria, sotto la prudente direzione dell’Ordinario del luogo, ha permesso ad un gran numero di cattolici di pregare secondo i loro desideri ed ha risolto dei precedenti conflitti. La sua pacifica presenza non dovrebbe essere disturbata» (Arcidiocesi di Westminster, Inghilterra). - Il confronto tra i due riti dà un risultato positivo «L’uso della forma straordinaria mette ancora più in evidenza gli abusi liturgici che esistono ancora in molte parrocchie, cosa che porta i fedeli ad abbandonarle a vantaggio dei luoghi in cui è celebrata la forma straordinaria – in particolare da parte delle famiglie giovani che desiderano dare ai loro figli una solida formazione religiosa» (Diocesi di Vannes, Francia). «Questa forma liturgica è un nutrimento per molti. Vi è un senso del sacro che chiama ed orienta verso Dio» (Diocesi di Tarbes e Lourdes, Francia). «Senza dubbio, la forma straordinaria ha interpellato i membri del clero sul posto del rituale nella vita cristiana e sulla dignità delle celebrazioni» (Diocesi di Fréjus-Toulon, Francia). «Il mantenimento della forma straordinaria è la scelta giusta, non perché essa è migliore o più adatta della forma ordinaria, ma perché la forma straordinaria possiede una sua ricchezza liturgica e teologica» (Diocesi di Cambrai, Francia). «Anche se la forma straordinaria non è largamente seguita, essa influenza la forma ordinaria nella direzione più salutare, che posso riassumere con “verso una maggiore riverenza”» (Diocesi di Fort Wayne South Bende, USA). «Se l’uso della forma straordinaria dovesse essere sospeso, io credo che tale provvedimento dovrebbe essere accompagnato giustamente da una attenta revisione della riforma liturgica, per correggerne alcune debolezze, nonché da un forte intervento per censurare gli abusi che degradano e deformano la liturgia della Chiesa cattolica» (Diocesi di Aosta, Italia). - L’interesse dei fedeli, soprattutto dei giovani, e il bene che questo rito apporta loro «Molte giovani famiglie e giovani cattolici hanno trovato nella forma straordinaria un tesoro che li ha aiutati a crescere nella fede… anche se non sono cresciuti con la forma straordinaria, essi la trovano un arricchimento per la pratica della loro fede» (Diocesi di Great Falls-Billings, USA). «Nella nostra diocesi, le Messe con la forma straordinaria attirano un gran numero di famiglie devote» (Diocesi di Brooklyn, USA). «La possibilità di celebrare con la forma straordinaria deve essere mantenuta. Essa corrisponde alla richiesta reale da parte di persone piuttosto giovani» (Diocesi di Montauban, Francia). «Un buon numero di cattolici è giunto ad una vita di fede più fervente; molti uomini sono divenuti più attivi nella direzione spirituale della loro famiglia, e molti hanno acquisito una approfondita conoscenza delle tradizioni della Chiesa» (Diocesi di Great Falls-Billings, USA). - Infine delle reazioni coscienti del valore intrinseco del rito tridentino «Noi abbiamo osservato che queste famiglie partecipano a numerosi avvenimenti diocesani per i giovani, e in questi gruppi vi è una proporzione maggiore di vocazioni rispetto ad altri gruppi (Diocesi di Rockville Center, USA). «Non sarà difficile affermare che, se li si interroga, quasi il 100% di coloro che assistono alla forma straordinaria, credono nella presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, mentre cifre radicalmente inferiori si riscontrano tra i cattolici che assistono principalmente alla forma ordinaria» (Diocesi di Knoxville, USA). «Cessare di praticare la forma straordinaria equivarrebbe a tagliarsi fuori dalle fonti della fede» (Diocesi di Liege, Belgio). «Io temo che senza la forma straordinaria, molte anime lasceranno la Chiesa» (Diocesi di Pittsburg, USA). |