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Gesù e la maledizione del Giudaismo di Don Curzio Nitoglia ![]() Il Signore Gesù ha maledetto alcune città della Galilea (Mt., XI, 20-24; Lc., X, 10-16) per la loro incredulità; come poi nella Giudea, poco prima di essere ucciso, ha maledetto pure Gerusalemme in quanto infedele e pronta al Deicidio (Mt., XXIV, 15; Lc., XIX, 43). Certamente Gesù non ha desiderato il sommo male spirituale, ossia la dannazione eterna, dei Giudei increduli della Galilea e della Giudea; infatti, sarebbe stato gravemente illecito e peccaminoso; tuttavia, Egli ha chiesto per essi un certo qual male materiale, ma sempre per la loro conversione; come pure chiese persino un castigo o un certo - temporaneo e iniziale - male spirituale del Giudaismo infedele, purché non fosse definitivo e assoluto, ma anzi affinché gli servisse da lezione morale e lo spronasse a un bene spirituale maggiore e alla vera conversione (S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., II-II, q. 76). Nel Vangelo (Mt., XI, 20-24), il Salvatore, avendo costatato lo stato oggettivo o materiale di perversione morale del Giudaismo farisaico del Suo tempo e delle città della Galilea in cui aveva esercitato la maggior parte del Suo apostolato, li aveva disapprovati entrambe, oggettivamente e materialmente, esclamando: “Guai a voi …!”. Questa è la maledizione oggettiva o materiale. Inoltre, Gesù non si è fermato qui, ma ha scagliato anche una maledizione formale o soggettiva, ossia ha invocato o augurato esplicitamente il male al Giudaismo infedele (1) (F. ROBERTI – P. PALAZZINI, Dizionario di Teologia Morale, Roma, Studium, 1955, p. 627, voce “Imprecazione”), che aveva violato la Legge del Signore; affinché – innanzitutto – l’ordine divino e naturale fossero riparati (pena vendicativa) e – in secondo luogo – affinché i Giudei increduli, maledetti formalmente, si correggessero (pena medicinale). Il Dottore Angelico nella Somma Teologica spiega che è lecito maledire formalmente qualcuno (II-II, q. 76, a. 1); infatti, il profeta Eliseo (II Re, II, 24) maledisse i fanciulli che lo deridevano in quanto profeta ed essi furono sbranati da un orso. Inoltre, Gesù “meledixit ficulneae” (Mt., XXI, 19), poiché “il fico era figurazione del Giudaismo incredulo”, dunque essi (fico e Giudaismo) sono stati maledetti da Gesù non solo oggettivamente (con la costatazione della loro infruttuosità e fede deviata), ma anche formalmente, tramite un anatema, che il Signore rivolse alla pianta e – figurativamente – al popolo deicida, affinché seccassero poiché infruttuosi – nel primo caso – di fichi e – nel secondo caso – di fede retta accompagnata dalle opere buone; infine, Dio stesso dopo il peccato di Adamo maledisse la terra, affinché non desse più frutti senza essere stata prima duramente lavorata dall’uomo, dicendo: “Maledetto sia il suolo per causa tua” (Gen., III, 17), cioè a causa del peccato del primo uomo (S. Th., II-II, q. 76, a. 2). Infine, nel 4° e ultimo articolo della medesima questione, San Tommaso ci spiega che è lecito maledire anche formalmente (ossia augurare il male come pena dovuta alla colpa) qualcuno affinché, in primis, sia riparato l’ordine morale violato (ad esempio, il giudice che pronuncia su un omicida la sentenza: “Ti condanno alla pena dell’ergastolo”); in secundis, si scoraggino i malvagi dal reiterare le colpe (alla vista della prigione a vita comminata all’omicida, gli altri si asterranno probabilmente dal commettere il male); in tertiis, si risarcisca la persona offesa o la sua famiglia (i figli dell’ucciso devono poter vedere l’assassino del loro padre condannato alla reclusione e non premiato) e, solo infine, si possa medicare e correggere il delinquente (l’assassino, in carcere potrebbe rientrare in sé e pentirsi del male fatto; come fece per esempio Alessandro Serenelli, l’uccisore di Santa Maria Goretti). Padre Antonio Royo Marin, commentando la Somma Teologica (II-II, q.108, aa.1-4), ha scritto: «L’istinto di vendicare un male, come moto di ripulsa verso esso, è buono; perciò la giusta vendetta, che vuol – innanzitutto – riparare l’ordine violato dal delinquente facendo il male e – secondariamente – emendare il colpevole, è cosa buona e giusta; dunque, l’elemento primario della pena è vendicativo (ristabilire l’ordine e punire il male), mentre quello secondario è medicinale (aiutare il colpevole a riscattarsi). Invece oggi la pena è vista, solo come medicinale e s’ignora il suo lato afflittivo, correttivo, riparatore o “vendicativo”» (2). Il Giudaismo talmudico è rigettato
da Dio
Innanzitutto, bisogna specificare che qui si sta parlando di Ebraismo religione postbiblica e dei fedeli di essa in quanto fedeli, gli Ebrei che seguono la Cabala e il Talmud (3), non dell’etnia ebraica. Poi, occorre precisare i termini teologici e biblici di riprovazione e maledizione; a) riprovare significa rigettare, reputare inutile, disapprovare, rompere un’amicizia. Ora, la Sinagoga talmudica, che l’Apostolo San Giovanni chiama due volte “Sinagoga di Satana” (Apoc., II, 9; III, 9), dopo l’uccisione di Cristo, è stata disapprovata, rigettata da Dio, che ha costatato la sua infedeltà al Vecchio Patto stretto da Lui con Abramo/Mosè e l’ha ripudiata per stringere una Nuova Alleanza con il “piccolo resto” o “reliquia” (Rom., XI, 5-7) d’Israele rimasta fedele a Cristo e a Mosè, e con tutte le Genti pronte ad accogliere il Vangelo (le quali in massima parte hanno corrisposto al dono di Dio, mentre solo una loro “reliquia” lo ha rifiutato, per adorare narcisisticamente se stessa tramite gli idoli che si era costruiti a mo’ di specchio). Dio ha sconfessato chi ha rinnegato il Suo Figlio unigenito e consustanziale, “Dio vero da Dio vero”. Perciò, la sana teologia ha interpretato la Scrittura e ha insegnato che il Giudaismo postbiblico è riprovato o disapprovato da Dio, ossia sino a che resta nel rifiuto ostinato di Cristo, non è unito spiritualmente a Dio, non è caro a Lui, non è in grazia di Dio. Inoltre, b) maledire significa condannare e questa è α) sia una “maledizione oggettiva”, ossia una situazione che è costatata come disordinata e, quindi, condannata da Dio, della quale Egli dice male o “male/dice”. Infatti, Dio non può approvare, dir bene o “bene/dire” oggettivamente il rifiuto di Cristo. Tuttavia, β) si tratta anche di una maledizione soggettiva o formale; infatti, il Padre, dopo aver costatato la sterilità del Giudaismo farisaico e rabbinico, che ha ucciso i Profeti, suo Figlio e infine gli Apostoli, la condanna e la maledice formalmente. Come Gesù che, costatata la sterilità di un fico, lo maledisse formalmente (“tu possa essere seccato!”), ossia non lo apprezzò, ma lo condannò formalmente - dopo aver costatato oggettivamente o materialmente la sua infruttuosità - proprio in quanto infruttuoso (4). Riporto qui quanto ha scritto un’Ebrea convertita e valente studiosa di Patrologia, Denise Judant: «Occorre distinguere il Giudaismo dell’Antico Testamento dal Giudaismo postcristiano. Il primo (Antico Testamento), è una preparazione del Cristianesimo; il secondo invece (Giudaismo postcristiano o talmudico), ha negato la messianicità di Gesù e continua a rifiutare il Messia Gesù Cristo. In questo senso vi è un’opposizione di contraddizione tra Cristianesimo e Giudaismo attuale. L’Antica Alleanza è basata non solo sulla libera scelta ed elezione divina, ma anche sulla cooperazione degli uomini. Mosè riceve la dichiarazione di Dio, contenente le condizioni del Patto bilaterale. Infatti, l’Alleanza non è incondizionata (Dt., XI, 1-28), ma è sottomessa all’obbedienza del popolo d’Israele: “Io vi offro benedizioni e maledizioni. Benedizioni se obbedite ai comandamenti divini … maledizioni se disobbedite” (Dt., XI, 28). L’Alleanza Antica non è unilaterale, ma è revocabile e dipende anche dal comportamento d’Israele e Dio minaccia più volte di romperla a causa delle infedeltà del popolo ebreo, che Egli vorrebbe anche distruggere completamente (Dt., XXVIII; Lev., XXVI, 14 ss.; Ger., XXVI, 4-6; Os., VII, 8 e IX, 6). Dopo la morte di Cristo, il perdono di Dio non è accordato a tutto Israele, ma solo a “un piccolo resto” fedele a Cristo e a Mosè, che preannunciava Gesù. In séguito all’infedeltà del popolo d’Israele, nel suo complesso, verso Cristo e l’Antico Testamento che Lo annunciava, il perdono di Dio si restrinse solo a “un piccolo resto”. Da parte di Dio, diversamente che da parte dell’uomo, non vi è rottura del Suo piano, (che viene ritirato solo dopo aver costatato il suo rifiuto da parte dell’uomo: “Deus non deserit, nisi prius deseratur”), ma solo sviluppo e perfezionamento dell’Alleanza Antica, nell’Alleanza Nuova e definitiva, che darà al “piccolo resto” dei Giudei fedeli al Messia un “cuore nuovo” e si aprirà all’umanità intera … Gesù non ha instaurato una nuova religione, ha insegnato che Dio voleva la salvezza di tutta l’umanità e che la venuta del Cristo era la condizione di tale salvezza… La comunità cristiana è rimasta fedele alla Tradizione veterotestamentaria, riconoscendo in Gesù il Cristo-Messia annunciato dai Profeti. Per i Cristiani è il Giudaismo postbiblico a essere infedele all’Antico Testamento, ma vi è un “piccolo resto” fedele, che entrando nella Chiesa di Cristo garantisce la continuità dell’Alleanza (Antica/Nuova), in vista di Cristo venturo e venuto. Egli è la “pietra d’angolo” che “ha fatto di due [popoli: Giudei e Gentili] una sola cosa” [Cristiani]» (5). La nostra ora e il nostro giudizio si
avvicinano
A partire da quanto rivelatoci nel castigo di Sodoma, Tiro, Cafarnao e Gerusalemme come non pensare alla sorte che incombe sul nostro capo? Infatti, oggi un peccato simile a quello dell’incredulità che Gesù rimprovera alle città della Galilea, lo stiamo commettendo anche noi. Si ponga mente serenamente e oggettivamente 1°) all’obbligo di vaccinazione universale con siero contenente feti abortiti, anche per andare a Messa o entrare in una chiesa; 2°) alla propaganda e soprattutto all’abominevole pratica obbligatoria del Gender nelle scuole, a partire da tre anni; 3°) alla α) proibizione della Messa di Tradizione apostolica, sostituita obbligatoriamente (anche se arbitrariamente) con un rito perlomeno ambiguo e ambivalente come il Novus Ordo Missae di Paolo VI, con la Comunione sulle mani β) eventuale prossima soppressione degli Istituti Eccelsia Dei, γ) accompagnata dalla chiusura delle chiese e dalla sospensione del culto pubblico persino a Natale e a Pasqua. Ebbene, di questi atti di apostasia dottrinale e di degenerazione morale – purtroppo imposti illecitamente e tirannicamente dall’alto, ma largamente anche se non totalmente accettati dalla maggior parte degli uomini – ne dovremo rendere conto a Dio proprio come Sodoma corrotta (≈ Gender), Cafarnao incredula (≈ Novus Ordo Missae obbligatorio con Eucarestia sulle mani) e Gerusalemme deicida (≈ vaccini con feti abortiti) dovettero rendere conto a Dio dei loro misfatti. Ora la Rivelazione e la storia sacra (corroborate dagli studi archeologici e dalla storia profana) ci insegnano che Sodoma fu annichilata dal fuoco, che di Cafarnao non ne resta neppure la traccia e che Gerusalemme è stata distrutta totalmente da Tito nel 70. Come potremo sfuggire noi all’ira divina? Il rimedio c’è sempre, infatti “Dio non abbandona se prima non è stato abbandonato”, esso è quello di Maria, paragonata dai Padri all’Arca di Noè, “Arca in qua naufragium evadimus”. “Adeamus ergo cum fiducia ad thronum gratiae ut misericordiam consequamur”. NOTE 1 - Così San Paolo, poco prima di salpare per Roma ed essere giudicato come “civis romanus” da Cesare, maledisse formalmente il Sommo Sacerdote, Anania, che lo aveva fatto schiaffeggiare da un suo servo, augurandogli: “Dio colpisca te, sepolcro imbiancato!” (Atti, XXIII, 3). In realtà Anania morì assassinato circa 6 anni dopo da un sicario nel 66 (GIUSEPPE FLAVIO, Guerra Giudaica, II, 7, 9). Perciò la maledizione dell’Apostolo delle Genti si realizzò in pieno quasi in contemporanea con la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio (anno 70), profetizzata da Gesù poco prima di essere crocefisso, come castigo dell’incredulità giudaica e del Deicidio (Mt., XXIV, 15; Lc., XIX, 43), che erano stati maledetti formalmente il Lunedì Santo quando Gesù maledisse il fico infruttuoso (Mt., XXI, 19). 2 - A. ROYO MARIN, Teologia della perfezione cristiana, Roma, Edizioni Paoline, 6ª ed., 1965, p. 698. 3 - Il Catechismo maggiore di San Pio X, spiega che “gli Ebrei sono quelli che professano ancor oggi la Legge di Mosè; non hanno ricevuto il Battesimo e non credono in Gesù Cristo” (n. 227). Come si vede non è tanto una questione di etnia, quanto e soprattutto un problema di Fede deviata. 4 - D. JUDANT, Judaisme et Christianisme, éd. du Cèdre, Paris, 1969, pp. 88-91; ID., Jalons pour une théologie chrétienne d’Israel, éd. du Cèdre, Paris, 1975, pp. 7-15 ; pp. 33-83, passim. 5 - L. M. CARLI, La questione giudaica davanti al Concilio Vaticano II, in «Palestra del Clero», n. 4, 15 febbraio 1965, pp. 192-203. |