Fra Firas Lutfi:

«A Damasco i cristiani ancora nel panico»



di Anonimo

Pubblicato sul sito Terra Santa Net






Fedeli nella chiesa di San Paolo, a Damasco. (foto Convento San Paolo)



Il Superiore dei Francescani a Damasco racconta il clima che si respira nella capitale a meno di un mese dalla strage nella chiesa ortodossa di Mar Elias e il giorno dopo il bombardamento del Ministero della Difesa.

L’attacco israeliano su Damasco che il 16 luglio ha distrutto il Ministero della Difesa e gli edifici circostanti fa seguito ad alcuni giorni di violenze a Suwayda, nel Sud della Siria, centro principale della minoranza drusa che si è scontrata per alcuni giorni con le forze di sicurezza siriane e gruppi jihadisti (sunniti). Le violenze sarebbero iniziate per dispute locali tra combattenti drusi e arabi beduini, tensioni sfociate in scontri armati.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero morte quasi 250 persone.

Anche a Suwayda si erano verificati bombardamenti dell’esercito di Israele.
Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha detto di avere ordinato l’intervento per proteggere la minoranza drusa.
I Drusi, che in Israele sono così integrati nella società da ricoprire incarichi nelle forze armate, in Siria svolgono una funzione utile agli Israeliani, controllando i territori meridionali al confine con il Golan occupato da Tel Aviv nel 1967. Israele vuole evitare che le forze del governo siriano si avvicinino troppo al proprio confine.

Dal canto suo, il nuovo governo siriano di Ahmed al-Sharaa, otto mesi dopo la presa del potere, fatica a pacificare il Paese. La confluenza di gruppi armati in un unico esercito è ostacolata dalla diffusione di armi e da rivalità fra milizie che sono state in vario modo coinvolte in una guerra civile durata più di 14 anni.

Ma l’episodio che più ha sconvolto i cristiani della capitale siriana è stata la strage del 22 giugno nella chiesa ortodossa di Mar Elias.
«Sono tempi preoccupanti», racconta fra Firas Lutfi a Terrasanta.net. «In mezzo a queste violenze, siamo in attesa di sapere come sarà il futuro, nella speranza di vivere in un Paese stabile, democratico, dove tutti si sentano sicuri».

L’attacco alla chiesa cristiana durante la Messa è stato uno choc, nonostante l’esperienza di anni di guerra civile.
«Tutto il Paese è sconvolto – piega fra Firas che è anche Superiore del convento di San Paolo, nella città vecchia –. È la prima volta di un attacco kamikaze di questo tipo: 25 martiri, 60 feriti, molti dei quali avranno danni permanenti… Tutti, come damasceni, ne soffriamo le conseguenze. Molti fedeli vivono nel panico, anche chi non si trovava quel giorno nella in chiesa. Si vede un calo di presenze dei fedeli. Le chiese erano il luogo dove la gente durante la guerra attingeva pace e sicurezza, invece, adesso sono percepite come un luogo di pericolo».

È intitolata a Mar Elias anche una chiesa maronita in un villaggio di Al-Kharibat, a pochi chilometri dalla città costiera di Tartus. Qui è stato sventato un attentato la notte del 13 luglio, quando abitanti locali e forze di sicurezza hanno individuato un’auto sospetta parcheggiata nelle vicinanze e piena di esplosivo.

«In generale, le misure di sicurezza all’ingresso delle chiese sono state rafforzate con la collaborazione di volontari e delle forze governative – prosegue fra Firas –. Ciò nonostante, la gente ha paura, e anche in una parrocchia vivace come quella dei francescani, che anima centinaia di bambini e ragazzi nel catechismo e nei gruppi scout il calo delle presenze è evidente».


Damasco, martiri di ieri e di oggi

Pochi giorni fa, il 10 luglio, proprio a Damasco sono stati commemorati i martiri di Damasco del 1860, canonizzati l’anno scorso a Roma da Papa Francesco.
La cerimonia ha avuto un significato particolare. La celebrazione ha visto la presenza del nuovo Custode di Terra Santa, fra Francesco Ielpo.
«C’è stata una grande partecipazione, ma le persone in chiesa potevano essere il doppio», osserva fra Firas. «Il bombardamento israeliano di ieri aumenta la paura e il disorientamento. Non sappiamo cosa stia succedendo al Paese. La nunziatura è vicina al Ministero della Difesa bombardato, nelle vicinanze ci sono molte ambasciate, eppure l’attacco è stato sferrato, in pieno pomeriggio, prima con un drone che ha colpito l’ingresso dell’edificio e poi con cinque missili lanciati dai jet. Non è chiaro il numero delle vittime e dei feriti, le autorità non hanno dato informazioni. Presumo che volessero colpire il Ministro della Difesa (Murhaf Abu Qasrah, stretto collaboratore del presidente al-Sharaa – ndr), che era all’interno».




Da sinistra, Monsignor Hannah Jallouf, Padre Francesco Ielpo e fra Firas Lutfi in visita al Patriarcato greco-ortodosso di Damasco (foto Katia Razzouk)


Fra Lutfi ha accompagnato il nuovo Custode di Terra Santa, padre Francesco Ielpo, e il vescovo dei cattolici latini della Siria, anch’egli francescano di Terra Santa, monsignor Hannah Jallouf, in visita al Patriarcato ortodosso di Damasco, per trasmettere un messaggio di cordoglio e vicinanza tra comunità cristiane.
Visitando quindi la chiesa di Mar Elias, luogo della strage di giugno, hanno incontrato alcuni sopravvissuti e parenti delle vittime. «Con la corale abbiamo intonato alcuni canti di speranza e di resurrezione. Non possiamo farci sconvolgere solo dal male. Crediamo nella forza della grazia di Dio e della resurrezione».




Il Custode di Terra Santa, Padre Francesco Ielpo, in preghiera nella chiesa di Mar Elias a Damasco, dove il 22 giugno sono stati uccisi 25 fedeli. (foto Katia Razzouk)


Fra Firas racconta come ci siano molti gesti di solidarietà: frati che vanno a visitare negli ospedali i feriti e i parenti nelle case. E, a livello di clero delle diverse Chiese, i canali di comunicazione, anche per evitare tragedie del genere in futuro e avere più sicurezza. In questo ambito, si rammarica che ci siano molte lacune.
«Il governo non riesce a provvedere a tutto. Forse alcuni dei miliziani contro il vecchio regime non sono contenti di entrare nel processo di costituzione del nuovo Stato, un Paese organizzato. Forse vogliono restare combattenti per l’Islam…. A questo punto anche su Israele non si sa bene che cosa dire, davanti a questo allargamento della violenza… Si stava parlando qualche giorno fa di incontri in Azerbaigian e di un dialogo fra Israele e Siria e, invece, sembra tutto interrotto».



La chiesa di Mar Elias a Damasco, devastata dall’attentato del 22 giugno che ha causato 25 morti e 60 feriti. (foto Katia Razzouk)




 
luglio 2025
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