Lettera aperta a Silvana De Mari 



di Paolo Gulisano






Ragazzo palestinese tra le macerie a Gaza


Cara Silvana,

negli ultimi giorni, a seguito anche di tuoi interventi sulla stampa e sui social, molti mi chiedono che cosa ti sia successo. I tuoi interventi su Gaza e sul genocidio in atto, con le tue giustificazioni di ogni atto compiuto dal governo di Netanyahu, compreso il bombardamento della Chiesa Cattolica della Sacra Famiglia, che ha suscitato la forte reazione del Cardinale Pizzaballa e dello stesso Papa Leone, compresa l’uccisione diretta o per fame di decine di migliaia di bambini, suscitano forti perplessità. E non solo tra coloro che magari ti sono ostili da tempo, ma anche tra coloro che ti hanno sempre stimato.
Non è un caso che hai dovuto chiudere il tuo Canale, detto della Brigata per la difesa dell’ovvio, a causa del crollo verticale degli iscritti.
Gli amici, i “brigatari” come li definivi tu, ti hanno abbandonato, ma tu non sembri riflettere su questa evidenza: probabilmente pensi che abbiano torto loro, e tu ragione.

Molti pensano che tu sia “sionista”. Io non credo. So che da giovane eri una lettrice appassionata di Primo Levi, ma non ci sono (lo dico per chi ti sospetta di criptoebraismo) legami particolari col mondo ebraico.
E a proposito di Primo Levi, penso che ti gioverebbe fare una ennesima rilettura del suo “Se questo è un uomo”.
Non  pensi che anche i Palestinesi siano esseri umani, degni di rispetto per le loro vite e la loro dignità?
Purtroppo conosco già la risposta, perché hai avuto già modo di palesare la tua posizione: tu pensi che i Palestinesi siano “belve immonde”, “luridi cani”.
Tu pensi che il governo di Netanyahu sia stato fin troppo buono, che ci fosse stato un uomo come Churchill (le cui mani grondavano del sangue dei cattolici irlandesi) avrebbe risolto il problema “in tre giorni”. Evidentemente con bombardamenti a tappeto.

La tua difesa dell’operato di tale governo, che rappresenta peraltro solo una parte della popolazione israeliana, e ancor meno degli Ebrei del mondo, arriva a giustificare l’ingiustificabile, a sostenere – qualcuno dice con impudenza – che “a Gaza bevono l’acqua e lavano i pannolini dei bambini perché Israele regala loro l’acqua”.

“A Gaza non sono morti di fame perché Israele regala il cibo e lo sta anche distribuendo. […] vengono messe su Facebook ignobili fotografie di bambini scheletrici, in fase terminale per enterocolite necrotizzante o stenosi esofagea, affermando che sono bambini di Gaza e che Gaza è peggio di Auschwitz.”

Queste affermazioni hanno suscitato in molti indignazione e costernazione. A me personalmente hanno suscitato tanto dispiacere. Il dispiacere del vedere un medico come te totalmente insensibile alle sofferenze umane, specialmente dei più piccoli, e delle donne, magari in gravidanza, una gravidanza quasi sempre compromessa da tali condizioni.
Ti pensavo un medico pro life, Silvana, ma le tue posizioni ti contraddicono.

Ti conosco da anni: ti ho conosciuta quando eri una atea femminista arrabbiata, una rabbia mitigata da quella interiore sensibilità che si esprimeva in capolavori come L’ultimo elfo.
Dove è finita quella sensibilità che poi ti ha portato all’incontro col Cristianesimo? Io temo che la tua conversione non si sia mai completata.
Hai scelto di diventare cristiana, sulla scia del tuo amico Magdi Allam, più per odio all’Islam che per amore a Cristo. Hai scelto una parte della fede cristiana, quella militante e combattiva, ma esiste anche quella caritatevole, amorevole.

Tu, nel tuo defunto canale, sembravi richiamarti a Chesterton, o meglio, a quello della frase che in modo quasi stucchevole ripetono i conservatori: “Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Vero. Ma Chesterton scriveva anche un accorato appello: “occorre essere buoni. C’è assolutamente bisogno di uomini buoni”.

Questo appello è rivolto anche a te, cara Silvana. Occorre che tu porti a compimento il processo di conversione iniziato anni fa, liberandoti dalla rabbia, dal turpiloquio, dall’aggressività. Non si è cristiani perché si odia l’altro, il diverso, il nemico. Si è cristiani perché si ama e si segue Cristo.
All’alba dei tuoi 70 anni, sarebbe opportuno che tu facessi questo passo.

Abbandona il veterotestamentario “occhio per occhio”. Abbandona le categorie ideologiche che ti portano a dare dell’antisemita a chi dissente da Netanyahu.
Il termine “antisemita” è surreale, dal momento che anche i Palestinesi sono semiti. D’altra parte, la tua posizione deriva non tanto da un amore a Israele, non tanto da una forma di sionismo, ma dall’islamofobia.
Più volte hai detto che i mussulmani verranno a tagliarci la gola nei nostri letti. Non penso che sia il modo migliore per rapportarsi con la complessa realtà dell’Islam.
Inoltre, tu dici che non ci sono i Palestinesi, ma che ogni giorno vengono perseguitati e uccisi tanti cristiani. Vero, ma allora impegnati a loro favore, tenendo conto che molte di queste vittime non lo sono per mano islamica, ma a causa di ideologie atee, o di altre religioni, o di cristiani stessi magari di diversa confessione. 

Tu dici di batterti per Israele, ma in realtà Israele (o meglio, il popolo ebraico) non ha bisogno di militanti di complemento: ha bisogno di amici veri, di sostegno per sostituire un leader spietato come Bibi che ha procurato al popolo ebraico danni che ci si augura essere non irreparabili.

Silvana, non so se mi risponderai o ascolterai, perché mi hai già manifestato senza mezzi termini la tua disistima, nonostante la lunga amicizia, che è crollata unilateralmente e in un istante solo per averti invitato a una più pacata riflessione su ciò che sta avvenendo a Gaza, a quella che hai chiamato “lurida compassione selettiva”. 

Pazienza: io continuo a sperare in un tuo cambiamento, a sperare che il Signore Gesù ti tocchi il cuore e sostituisca la rabbia e l’odio con la gentilezza, la mitezza, la carità.
Spero che tutto questo avvenga per l’intercessione di una ragazza ebrea in cui duemila anni fa Dio si fece carne.





 
luglio 2025
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