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Così la Germania sfida Leone XIV ![]() Leone XIV ha terminato le
sue vacanze a Castel Gandolfo, brevi e piene di lavoro. Si trova
nuovamente in Vaticano, nella stanza che occupava quando era cardinale
Prefetto della Congregazione per i Vescovi, perché non è
voluto andare a Santa Marta e non può andare nell’appartamento
del Palazzo Apostolico, che fino a Francesco era la residenza dei Papi,
perché è in ristrutturazione dopo dodici anni di
inutilizzo.
La missione che Leone XIV si è imposto come programma di pontificato è quella di unire una Chiesa molto divisa. Per farlo, deve agire con calma, senza rompere nulla di ciò che di prezioso ha fatto il suo predecessore e senza rompere con la Tradizione. Questa «rivoluzione tranquilla», come già viene definita, si scontra continuamente con ostacoli, con trappole che cercano di provocare risposte da parte del Pontefice che mettano in evidenza da che parte sta. Due di queste trappole provengono dalla Germania e una ha come protagonista un sacerdote austriaco. L’episcopato tedesco ha approvato, quando Francesco era già morto e Leone non era ancora stato eletto – nella fase chiamata “sede vacante” -, un rituale per benedire unioni irregolari: divorziati risposati, coppie omosessuali o eterosessuali che convivono senza essere sposati, coppie di qualsiasi genere che si sono sposate civilmente ma non in Chiesa. Diverse diocesi lo hanno già implementato e lo stanno applicando nelle loro parrocchie. Ma una diocesi tedesca, quella di Colonia, presieduta dal cardinale Voelki, ha dichiarato che non lo applicherà perché contraddice quanto approvato dal Vaticano nella Fiducia supplicans, il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede che consentiva la benedizione, tra gli altri, agli omosessuali ma non alle coppie omosessuali, anche se tale distinzione risultava confusa e ha provocato il rifiuto di molti vescovi. Cioè, secondo il cardinale Voelki, quel rituale di benedizione andava oltre ciò che era permesso dalla Chiesa. La risposta dell’organo collettivo dell’episcopato tedesco è stata che quel benedicendum era stato rivisto e approvato dal cardinale Fernández, Prefetto della Dottrina della Fede. Qui emerge la prima trappola contro il “cambiamento tranquillo” di Leone XIV, la prima richiesta di pronunciarsi su un tema controverso, poiché mentre un vescovo invoca la fedeltà a Roma per rifiutare tale benedizione, altri dicono di essere fedeli a Roma e di contare sul suo sostegno per applicarla. È una provocazione affinché il Papa intervenga e chiarisca le cose. Va inoltre tenuto presente che lo stesso cardinale Fernández ha dichiarato pochi giorni fa che Leone XIV non modificherà nulla della Fiducia supplicans; si suppone che se lo ha detto è perché ha la certezza che sarà così, ma ciò non toglie che sia una sfida al Pontefice, soprattutto quando il cardinale ricopre una carica che gli è stata affidata in via provvisoria, come tutte le altre cariche della Curia vaticana. L’altra trappola viene sempre dalla Germania e ha come motivo l’aborto. Papa Francesco è stato molto duro contro l’aborto, arrivando in diverse occasioni a definire “sicari” i medici che lo praticano. Tuttavia, Leone non si è ancora pronunciato esplicitamente al riguardo, anche se ha già difeso con forza la famiglia formata da un uomo e una donna e la vita dal concepimento alla morte naturale. Un vescovo tedesco ha chiesto che l’aborto non sia usato come arma ideologica, il che implica necessariamente che non sia criticato né condannato pubblicamente dalla Chiesa. Un altro vescovo tedesco, il cardinale Müller, non ha esitato ad affermare che, con questa posizione, si vuole favorire i partiti politici che promuovono l’aborto, per evitare che siano criticati. Questo silenzio favorirebbe evidentemente l’aborto ed equivale a chiedere che la Chiesa non intervenga su questo tema. Un’altra questione, quindi, che viene posta sul tavolo di lavoro di Leone affinché si pronunci, senza dargli il tempo di decidere senza pressioni quando farlo. Anche questa settimana si è verificato un fatto che richiede l’intervento del Papa. Un sacerdote austriaco, padre Weninger, che ha lavorato per tredici anni nel Dicastero per il Dialogo Interreligioso, ha tenuto una conferenza in una loggia massonica francese in cui ha affermato che non è più incompatibile essere cattolici e massoni, perché questi ultimi non sono scomunicati. Ha anche detto che negli ultimi due pontificati non c’è stata alcuna condanna della massoneria. La realtà è che il Dicastero per la Dottrina della Fede, presieduto dal cardinale Fernández, ha ribadito nel 2023 tale divieto e ha anche ricordato che resta in vigore la scomunica lanciata contro i massoni da san Giovanni Paolo II nel 1983. Un’altra questione, quindi, che il Papa dovrà chiarire: è vero che si può essere massoni e cattolici o padre Weninger si sbaglia e, in tal caso, deve essere smentito pubblicamente, poiché le sue affermazioni hanno causato allarme tra molti fedeli? Le vacanze del Papa, brevi e piene di lavoro, sono finite. Non so se sia riuscito a riposarsi un po’. Ora lo attendono molte questioni spinose su cui dovrà pronunciarsi, inevitabilmente accontentando alcuni e scontentando altri. Questa settimana gliene hanno messe tre sul tavolo: la benedizione delle coppie irregolari, il silenzio sull’aborto per non disturbare i partiti politici abortisti e la questione della massoneria. Siamo al suo fianco, pregando per lui, perché il meraviglioso compito che si è assunto, quello di unire la Chiesa, non è affatto facile da realizzare. |