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Conoscere meglio la Chiesa: I Riti nella Chiesa il Rito Ambrosiano ![]() Messa solenne in Rito Ambrosiano Il Rito Ambrosiano è
il Rito peculiare della Chiesa di Milano e delle Chiese sotto la sua
influenza. Esso è imparentato col Rito Gallicano, ma ha
subíto numerose influenze dal Rito Romano.
Il ruolo svolto da Sant’Ambrogio (339-397) nella costituzione di questo Rito non può essere determinato storicamente; ma è certo che esisteva già nel V secolo. Il Santo Dottore compose degli inni che tutto il popolo cantava in chiesa, diviso in due cori. Questo canto a due cori, applicato ai Salmi, è una delle innovazioni di Ambrogio; Sant’Agostino la menziona insieme agli inni e ce ne fornisce la data: 388. Il diacono Paolino, biografo del Santo, gli attribuisce l’introduzione delle vigilie. Queste innovazioni liturgiche sono di provenienza greca. L’anno liturgico comincia il giorno di San Martino; fatto che si spiega con la durata dell’Avvento: vi sono sei Domeniche d’Avvento, quindi la festa di San Martino era una data naturale per l’inizio del ciclo. La Domenica prima di Natale era dedicata alla Vergine. Le feste dopo Natale sono: Santo Stefano, San Giovanni, gli Innocenti e l’ordinazione di San Giacomo. La Festa del 1° gennaio è chiamata Ottava di Natale. Poi viene l’Epifania e cinque Domeniche successive e le Domeniche di Settuagesima, di Sessagesima e di Quinquagesima. La Domenica successiva alla Quinquagesima è chiamata «inizio del digiuno», così che il digiuno non cominciava il mercoledì precedente. Inoltre, almeno al tempo di Sant’Ambrogio, non si digiunava il sabato. Le Domeniche successive sono elencate come I, II e III di Quaresima. L’ultima si chiama Domenica delle Palme. Durante la settimana di Pasqua, il Rito Ambrosiano ha conservato l’uso gallicano di due Messe quotidiane: la prima nella chiesa minore, per i battezzati, e la seconda nella chiesa maggiore. Le Rogazioni si svolgevano immediatamente prima di Pentecoste; si praticava un digiuno di tre giorni. Le 25 Domeniche dopo la Pentecoste, fino all’Avvento, erano così suddivise: 15 Domeniche dopo la Pentecoste, 5 Domeniche dopo la Decollazione di San Giovanni Battista (29 agosto), prima Domenica di Ottobre, Domenica prima della Dedicazione, tre Domeniche dopo la Dedicazione. Le Feste dei Santi sono piuttosto tipiche di Milano e del Rito stesso: esse hanno un carattere locale e mostrano la diretta influenza di Sant’Ambrogio. Meritano di essere menzionate le feste del Battesimo di Sant’Ambrogio (30 novembre), dell’Ordinazione di Sant’Ambrogio (7 dicembre), dei Santi Protai e Gervasio (18 giugno), dei Santi Nazario e Celso (28 luglio) e della Traslazione dei Santi Sisinnio e Alessandro (17 agosto). Si aveva una devozione particolare per San Benedetto, la cui festa si celebrava il 21 marzo. In essa si celebrava la Messa particolare con un Prefazio molto elogiativo. Il nome di San Benedetto si leggeva anche nel Canone della Messa quotidiana. Questi elementi del culto sono stati eliminati in epoca moderna. La pretesa della Chiesa di Milano di far risalire la sua origine a San Barnaba è confermata dalla Messa particolare della Festa, contenuta nei Messali stampati a partire dal 1500. Tuttavia, il nome del Santo non figura nel Canone. Non vi è alcunché del genere nei manoscritti antichi, e Sant’Ambrogio ignora questa «tradizione» nel suo sermone contro Aussenzio. La descrizione della Messa Ambrosiana è destinata agli specialisti; ma la sua evoluzione è interessante. Il Messale Ambrosiano ha subíto dei cambiamenti dall’XI secolo fino ai tempi della scoperta della stampa. Questi cambiamenti hanno avuto lo scopo di avvicinarlo ad una migliore somiglianza col Messale Romano. Ma essi sono stati preceduti da altri importanti cambiamenti. Per prima cosa occorre rilevare le somiglianze della Messa Ambrosiana con la Messa Romana e la Messa Gallicana. Come si evince dai documenti, la Messa Ambrosiana è un misto di cerimonie proprie ai Riti Romano e Gallicano. Tra gli elementi comuni con la liturgia romana o ispirati da essa, occorre menzionare: il saluto dell’inizio della Messa con la formula Dominus vobiscum; il Gloria in excelsis; la preparazione dell’Oblazione e l’Offerta dopo il Vangelo; il tenore del Canone; la frazione del Pane seguita immediatamente dalla Commistione (ordine stabilito a Roma da San Gregorio Magno). Nell’Officio ambrosiano del Giovedì Santo e del giorno di Pasqua vi sono degli evidenti «gallicanismi». Occorre aggiungere il triplo canto del Kyrie eleison; l’Inno dei tre fanciulli nella fornace, eseguito nei giorni prima del Vangelo; la recita dei Dittici prima del Prefazio, sparita in seguito all’adozione del Canone Romano; la recita del Pater dopo la frazione del Pane; la benedizione solenne prima della Comunione, così caratteristica della Messa Gallicana. Quando si separano i due tipi di elementi, la parte gallicana si rivela come originaria: la Messa Ambrosiana è una Messa Gallicana romanizzata. Questa trasformazione è antica: è anteriore ai più antichi documenti che risalgono al X secolo. Essa ha dovuto farsi progressivamente. Il tempo della maggiore influenza romana è da situarsi tra l’invasione longobarda (570) e la presa di Genova da parte di Rotari (641): questo è il periodo del pontificato di San Gregorio Magno. Quanto alle cerimonie sacramentali, era particolare la preparazione del Battesimo. Gli scrutini, tappe di questa preparazione, si svolgevano in modo leggermente diverso che a Roma. Il primo si effettuava nel secondo sabato di Quaresima. Sembra che ve ne fossero tre, invece di sette come nell’uso romano. Il giorno delle Palme, si svolgeva la Traditio symboli, o recita del Credo, che segnava la fine del catecumenato, come nel Rito Gallicano. Il Battistero fu separato dalla Basilica dopo Sant’Ambrogio. Il fonte battesimale veniva benedetto nella veglia pasquale, prima del Battesimo. A Milano, il rito dell’Effatà era rinviato al Sabato Santo, come a Roma, ma non si svolgeva nel corso di una cerimonia speciale ed era effettuato al momento stesso del Battesimo. Inoltre, si usava l’Olio Santo e non la saliva, secondo l’usanza gallicana. Poi, ogni catecumeno, completamente nudo, rinunciava «al diavolo e alle sue opere, al mondo e ai suoi piaceri». A questo punto, il battezzante si volgeva ad Occidente; qui si svolgeva un rito molto curioso: la sputazione. Il battezzante sputava verso Occidente, dove si supponeva ci fosse il diavolo. Questo rito esiste ancora in Oriente. In seguito il catecumeno si volgeva ad Oriente, scendeva nella piscina e confessava la sua fede rispondendo alle domande poste. Dopo il Battesimo, si svolgeva la lavanda dei piedi, come nella Gallia. Quest’uso esisteva già al tempo di Sant’Ambrogio. La Cresima era amministrata dopo il Battesimo. In seguito si rientrava nella chiesa, la Messa interrotta veniva terminata e i nuovi battezzati erano ammessi alla Santa Tavola. A Milano, gli stessi bambini ricevevano l’Eucarestia fino al XV secolo. Attualità del Rito Ambrosiano Nella seconda metà del XVI secolo, dopo il Concilio di Trento, il Rito Ambrosiano fu salvato dalla sparizione dal cardinale arcivescovo Carlo Borromeo (1538-1584) che, come stava accadendo col Rito Romano, intraprese la riforma dei libri liturgici ambrosiani e creò la Congregazione del Rito Ambrosiano per la sua conservazione e il suo sviluppo. Dopo il concilio Vaticano II, il Rito Ambrosiano fu rivisto secondo i principii conciliari. Questa revisione fu affidata alla suddetta Congregazione. Dopo il concilio Vaticano II, il Rito Ambrosiano fu rivisto secondo i principii conciliari. Questa revisione fu affidata alla suddetta Congregazione. Il Rito Ambrosiano o milanese è ancora in vigore, e oggi in quasi un migliaio di parrocchie della diocesi di Milano (vi sono 44 parrocchie milanesi di Rito Romano). Il Rito è in vigore anche in un centinaio di parrocchie fuori dalla diocesi, nelle diocesi di Bergamo, Como, Lodi, Novara e Pavia. Tra queste parrocchie, 53 sono situate nelle tre valli del Ticino (in Svizzera): il distretto di Levantina, la valle Blenio e il distretto di Riviera, appartenenti alla diocesi di Lugano, che un tempo faceva parte della diocesi di Milano. |