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Spagna: crollo della pratica religiosa e delle vocazioni ![]() Numero dei seminaristi in Spagna dal 1960 al 1980 L’osservatorio
demografico CEU-CEFAS ha
pubblicato nel luglio 2025 uno studio sulla Demografia della Chiesa cattolica all’alba
del suo terzo millennio.
Lo studio considera prima la demografia della Chiesa nel mondo in generale, secondo diversi criterii, poi ha considerato il caso della Spagna. L’Osservatorio o Centro Studi di Formazione e di Analisi Sociale (CEFAS) è collegato all’Università San Pablo di Madrid (Centro di Studi Universitari, CEU). Il CEU-CEFAS ha per obiettivo la promozione dei principii fondamentali che ispirano la Dottrina Sociale della Chiesa in ambito culturale e politico, attraverso l’organizzazione di corsi, congressi e pubblicazioni. La demografia della Chiesa nel mondo Lo studio riporta che la Chiesa cattolica è attualmente l’organizzazione umana più antica e più importante, con più di 1,4 miliardi di fedeli nel 2003. Essa è nota anche come la più grande organizzazione umanitaria e caritativa del mondo, con dei contributi storici fondamentali. L’America è il continente che conta più cattolici (quasi il 50% del totale mondiale) e la più alta percentuale di popolazione cattolica (più del 60%). L’Africa è il secondo continente più cattolico e quello in cui il numero dei cattolici aumenta più rapidamente, rappresentando più della metà dei nuovi cattolici nel mondo. L’opera sociale della Chiesa a livello mondiale è «colossale»: con 227262 centri educativi, che accolgono 70,6 milioni di allievi; 5412 ospedali, 14207 dispensari, 15476 centri per persone anziane e invalidi, e 8774 orfanotrofi. La demografia della Chiesa in Spagna La Chiesa «continua ad avere un importante peso sociologico» in Spagna, ma molto meno di una volta. Secondo i dati, il 55,5% degli Spagnoli si dichiarano cattolici, e il 18,7% di essi sono praticanti. Nel 2003, 8,2 milioni di persone avevano una pratica domenicale, tre volte meno rispetto al 1973 (24,5 milioni), con un tasso del 70% tra gli adulti. La pratica domenicale ha visto un primo forte calo intorno al 1975, nel momento della Transizione. Tra il 1973 e il 1978, la pratica domenicale è passata dal 68 al 40%; ed è scesa al 17% nel 2010. Lo studio indica che quasi il 10% di persone vanno a Messa almeno una volta al mese. Quanto ai sacramenti, meno della metà dei bambini nati in Spagna hanno ricevuto il Battesimo, mentre secondo l’Annuario Pontificio nel 1971 il 99,4% degli Spagnoli erano battezzati nella Chiesa cattolica: in 50 anni il tasso è sceso del 50%. Nel 2001 esso era ancora del 72%, poi è sceso al 55% nel 2015. Non sorprende che facciano la loro prima Comunione meno della metà dei ragazzi. Anche il matrimonio religioso ha visto un calo molto importante: nel 1996 esso rappresentava il 77% dei matrimoni. In seguito, i matrimoni in chiesa sono fortemente diminuiti, soprattutto dopo il 2001, per arrivare sotto il 20% nel 2023. Mentre nel 1977 nel paese venivano celebrati circa 270000 matrimoni cattolici, nel 2023 il numero è diminuito dell’87%. Il numero dei sacerdoti è diminuito del 40% a partire dal 1971, con 15285 sacerdoti nel 2023 (nel 1971 erano 24585), e la loro età media è considerevolmente aumentata: passando da 35 anni nel 1960 a 58 anni nel 1995, poi a 63 anni nel 2009 e a 65,5 anni nel 2018. Il numero dei nuovi sacerdoti (79 nel 2023) copre solo il 30% delle esigenze di ricambio. Quanto al numero dei seminaristi, esso è crollato in un decennio – tra il 1965-1966 e il 1975-1976 – con una perdita dell’80%: le cifre sono passate da 8079 a 1613. Nelle sue conclusioni, il rapporto ritiene che è difficile sapere con precisione quando la Spagna ha cessato di essere un paese a maggioranza cattolica praticante. Ma si può constatare che, circa il numero dei seminaristi, il declino è cominciato subito dopo il concilio Vaticano II, quando il Concilio aveva avviato la Chiesa verso l’aggiornamento. Lo studio constata peraltro «che la Spagna ha preso una svolta a sinistra, malgrado le persecuzioni che essa aveva subito 30 anni prima». Prima, il rapporto aveva ricordato le 7000 vittime uccise in odio al cattolicesimo, durante la guerra civile, tra cui 13 vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, oltre a numerosi laici. Questo rilievo demografico dell’effetto del Concilio è stato fatto altrove e da altri. E’ un dato di fatto, e i fatti sono ostinati. La rivitalizzazione del cattolicesimo, che gli autori del rapporto desiderano ardentemente, potrà farsi solo ritornando alla Tradizione della Chiesa e rifiutando le novità che hanno causato la rovina. |