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Niente di più entusiasmante di questo periodo travagliato di Don Gabriele D'Avino, FSSPX Parte del sermone pronunciato a Chartres alla partenza del pellegrinaggio della Fraternità San Pio X da Chartres a Parigi – 2025 ![]() Don Gabriele D'avino - Sermone a Chartres, 2025 Alla vigilia di Pentecoste, alla
partenza del pellegrinaggio da Chartres a Parigi, la Messa è
stata celebrata da Don Gabriele D’Avino, Superiore del Distretto
d’Italia.
Riportiamo qui l’ultima parte del sermone pronunciato sabato 7 giugno 2025 davanti alla Cattedrale di Chartres. La battaglia per la Tradizione non deve essere una lotta disordinata, frammentata, puramente individuale. Ecco perché Mons. Lefebvre non si è accontentato di trasmetterci un insegnamento, di fare dei bei sermoni e neanche di ordinare dei sacerdoti, di consacrare dei vescovi, senza uno scopo, senza un ordine. Egli ha voluto fondare – ed è stata la sua attività principale, la più importante che abbia compiuto – ha voluto fondare una Fraternità Sacerdotale per perpetuare, per quanto possibile, lo spirito della Chiesa. Per questo ci ha dato una struttura giuridica, con una autorità, con dei Superiori. La crisi che oggi devasta la Chiesa non è certo finita, al contrario. Essa è in atto da lungo tempo, e vi è il rischio molto concreto di scoraggiarsi, di stancarsi, di aver voglia di deporre le armi, di riposarsi, di arrendersi ad un dato di fatto apparentemente ovvio, che consisterebbe nel dire che gli uomini di Chiesa, le attuali autorità sono la maggioranza, che la Chiesa oggi è cambiata e che ormai bisogna adattarsi. Ebbene, no, cari pellegrini, non è arrivato il momento di deporre le armi! Io dirò, senza alcuna cautela oratoria, che non vi è niente di più entusiasmante del periodo travagliato in cui viviamo oggi, e che non volge al termine. Questa battaglia che combattiamo è prevista dalla divina Provvidenza per risvegliare le nostre coscienze, per rafforzare e consolidare la nostra fede, per incoraggiarci ad opporre una vita virtuosa e mortificata all’impurità e all’egoismo che devastano il mondo intorno a noi e in cui siamo chiamati a vivere, pur avendo il dovere di essere il «sale della terra», la «luce del mondo». Questo periodo travagliato, che si può definire entusiasmante, ci collega in qualche modo ai cattolici dei tempi antichi, dei tempi di altre crisi che hanno scosso la Chiesa. Pensiamo in particolare alla crisi ariana di alcuni secoli fa, durante la quale città come Alessandria e Costantinopoli erano interamente in mano agli eretici. All’interno di queste città non c’erano chiese che non fossero in mano loro, e i fedeli cattolici erano obbligati a celebrare il culto nella case private, talvolta in segreto o sotto delle tende, come facciamo oggi. Quali erano i mezzi spirituali di cui disponevano in quel tempo i cristiani? Essi avevano i dogmi trasmessi dalla Tradizione, che li confortavano e che essi professavano; essi avevano la fede in Cristo, vero Dio e vero Uomo, consustanziale al Padre – questa fu la battaglia specifica durante la crisi ariana. Essi avevano la preghiera, avevano i sacramenti, avevano soprattutto il Sacrificio della Messa; e con questi mezzi hanno ottenuto da Dio la vittoria. Cosa abbiamo noi oggi, cari pellegrini, sei secoli dopo? Ebbene! Noi oggi abbiamo gli stessi mezzi spirituali! Noi abbiamo la stessa fede. Noi professiamo gli stessi dogmi, noi preghiamo con le stesse formule. Noi celebriamo lo stesso culto, lo stesso Sacrificio della Messa. Noi la celebriamo con le stesse parole. E un giorno noi avremo certamente la stessa vittoria. (…) |