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Papa Leone XIV di fronte all’eredità giudiziaria del precedente pontificato ![]() La recente sentenza
d’appello riguardante Libero Milone,
ex Revisore generale del Vaticano, pubblicata la settimana scorsa,
illustra le complesse sfide che Papa
Leone XIV si trova ad affrontare dall’8 maggio scorso.
Il nuovo Pontefice dovrà impegnarsi a far sparire le falle del sistema giudiziario e a calmare le tensioni ereditate da un periodo segnato da processi controversi. A suo tempo, noi abbiamo parlato della figura di Libero Milone, un italiano dalla brillante carriera che ha lavorato per più di trent’anni presso la società di revisione Deloitte, dove è arrivato a ricoprire il ruolo di Direttore generale per l’Italia. Nel 2014, fu scelto da Papa Francesco per occupare il posto creato allora di Revisore generale delle finanze della Santa Sede. Tre anni dopo fu costretto a dimettersi dopo una brutale perquisizione effettuata dalla polizia vaticana, seguita da un interrogatorio di dodici ore e dall’espulsione dal territorio della Santa Sede, con il divieto di rimettervi piede. Con il suo principale collaboratore: Ferruccio Panicco – morto nel 2023 – l’ex Revisore generale aveva allora impugnato il suo licenziamento e chiesto un risarcimento. Ma i tribunali di prima e di seconda istanza avevano respinto le sue richieste, nonostante la sentenza di appello avesse rilevato degli aspetti inquietanti, come evidenziato dalla stampa italiana. In effetti, la sentenza riconosceva che il comportamento della gendarmeria vaticana era stato inappropriato, ma non era stato sanzionato. Il vaticanista Andrea Gagliarducci spiega che la gendarmeria vaticana non è considerata come un organismo dello Stato della Città del Vaticano: un eventuale abuso da parte di un gendarme costituirebbe un’azione personale. Qui vi è una anomalia, perché se nella Città del Vaticano tutto il potere è centralizzato intorno al Papa, la gendarmeria come può essere dissociata dal microstato? Per il vaticanista italiano, questo fatto illustra la vaghezza dell’attuale sistema giuridico del Vaticano, e il «caso Milone» è solo un esempio di una serie di processi che hanno caratterizzato il pontificato di Francesco, descritti come «la stagione dei processi». Questi casi mettono in luce delle falle strutturali: il processo dell’ex sostituto della Segreteria di Stato: il cardinale Angelo Maria Becciu, ha rivelato delle tensioni, in particolare quando l’Istituto per le Opere di Religione (IOR) ha chiesto alla Segreteria di Stato il rimborso dei fondi destinati al Papa. Una richiesta incongrua, perché secondo le legge del più piccolo Stato del mondo, la Segreteria di Stato è inseparabile dalla persona del Papa. Inoltre, la rivelazione delle intercettazioni telefoniche ha fatto pensare a manipolazioni delle testimonianze nel processo Becciu, mentre un tribunale di Londra ha ordinato alla Santa Sede di rimborsare il 50% delle spese legali al finanziere Raffaele Mincione (imputato e condannato nel processo Becciu). Peraltro, un caso a Malta che ha coinvolto l’IOR e il sequestro delle pensioni di due ex funzionari: Paolo Cipriani e Massimo Tulli, ha sollevato sulla stampa la questione della tutela dei diritti della difesa: tutti casi che illustrano un sistema giudiziario in crisi. Papa Francesco avrebbe dovuto riformare questo sistema, in particolare attraverso la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Ma i suoi sforzi sono rimasti molto incompleti. Un esempio lampante è la fusione dei ruoli del Promotore di giustizia incaricato sia del procedimento in primo grado sia del procedimento in appello, cosa che ha creato un paradosso nel caso “Becciu”, dove il Promotore Alessandro Diddi agì sia da accusatore sia da procuratore in appello. Una confusione tale da compromettere l’imparzialità del processo. Secondo Andrea Gagliarducci, queste lacune tecniche riflettono una «vaticanizzazione della Santa Sede», in cui lo Stato della Città del Vaticano sembra prevalere sull’autorità spirituale della stessa Santa Sede. Non è vietato pensare che Papa Leone XIV dovrà ristabilire un equilibrio, chiarendo le responsabilità giuridiche di ciascuno. Più in generale, il primo Papa americano della storia eredità un sistema giudiziario indebolito, la cui credibilità è stata erosa da anni di controversie. Con un’altra sfida di cui abbiamo già parlato: il ricambio generazionale. Diverse figure chiave dell’attuale sistema hanno raggiunto – o raggiungeranno presto – l’età pensionabile e dovranno essere sostituite da una nuova guardia in grado di ripristinare la fiducia. Tuttavia, questa transizione si preannuncia complessa, poiché le tensioni ereditate dal pontificato di Francesco rischiano di persistere, e saranno i prossimi anni a dimostrare se Leone XIV riuscirà o meno a superare questi ostacoli: già ora il pontificato iniziato l’8 maggio si annuncia come un periodo di transizione determinante per l’avvenire della Chiesa. |