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Questa presunta apertura, quest’aria di novità che secondo alcuni si respira finalmente dopo l’asfissiante Pontificato di Benedetto XVI, viene distillata negli aforismi - che suonano talora come provocatorie boutades - di Papa Francesco, il quale gode di una sovraesposizione mediatica data dal suo protagonismo e dalla inquietante coincidenza delle sue idee con quelle del secolo. Ovviamente l’entusiasmo unanime del mondo laico - da Scalfari al Grand’Oriente - lungi dal suonare come campanello d’allarme per il Clero ed il laicato cattolico, sembra confermare quel clima di desistenza, anzi diremmo quasi di entente cordiale tra la Chiesa e il mondo. Al solito, noi profeti di sventura vi leggiamo un’inquietante conferma dei più neri presagi di quanti, ormai da oltre cinquant’anni, vedono in questa apertura al mondo inaugurata da Roncalli una vera e propria sciagura per la Sposa di Cristo, che ha vinto il mondo. Ci piacerebbe nondimeno vedere se le parole di Bergoglio, che è o quantomeno dovrebbe essere padre comune e quindi rivolgersi a tutti i credenti cattolici, siano applicabili effettivamente a tutti o se piuttosto non si rivelino a senso unico, in una ben precisa direzione. Lo faremo citando il Papa e vedendo se, parafrasando le sue auguste parole, le sue affermazioni rimangano valide. Se una persona è gay e cerca il
Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarlo?
Ops, questa non funziona, come si è visto dai fatti
recenti. Se un Frate dell’Immacolata è tradizionalista e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarlo, commisariando l’Ordine? Proviamo con un'altra. Le nostre certezze possono diventare un
muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo.
Le nostre certezze sul Concilio, sull’ecumenismo, sul laicismo possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo. Nemmeno questa: chi tocca il Concilio muore; chi critica gli amplessi con eretici, scismatici, idolatri è un reazionario da mettere a tacere. Ancora: I fondamentalismi sorgono quando i
problemi vengono visti alla luce delle ideologie. Non si devono ridurre
i valori a una ideologia.
Niente da fare: se si crede quello che ci hanno insegnato i
Papi sino al Concilio si è inevitabilmente dei fondamentalisti,
ma se dopo la crisi postconciliare ci si ostina a dire che va tutto
bene, anche se le anime si perdono, allora non c'è nulla da
ridire. I fondamentalismi sorgono quando i problemi vengono visti alla luce della ideologia conciliare e modernista. Non si devono ridurre i valori a una ideologia. Tentiamo di nuovo: In questo periodo di crisi è
importante non chiudersi in se stessi, ma aprirsi, essere attenti
all’altro.
In questo periodo di crisi per la Chiesa è importante non chiudersi in se stessi e nelle proprie convinzioni conciliariste, ma aprirsi, essere attenti all’altro, anche se è tradizionalista, se chiede la Messa tridentina, se vuole diventare prete in un seminario cattolico. Non c'è verso: appena capiscono che non veneri l’idolo conciliare, che hai anche solo delle perplessità sugli incontri ecumenici, o che non riesci a pregare alle Messe riformate perché manca il senso del sacro, tutti si chiudono a riccio, ti bollano come fanatico e ogni tua richiesta è ignorata o condannata. Insistiamo: Uscire da se stessi è uscire anche
dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili
se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l'orizzonte
che è di Dio.
Uscire da se stessi è uscire anche dal recinto dell’orto progressista dei propri convincimenti sulla liturgia conciliare e sull’ecumenismo, considerati inamovibili dai novatori, se questi rischiano di diventare un ostacolo per i tradizionalisti, se chiudono l’orizzonte che è di Dio privando molti fedeli della Messa cattolica. Nemmeno stavolta: ogni frase di Bergoglio funziona per i progressisti ma naufraga miseramente se la si applica ai cattolici normali... Proviamoci ancora: Una volta una persona, in maniera
provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora
le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una
persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge
condannandola?”
Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo il tradizionalismo. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona tradizionalista, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola come facciamo noi abitualmente?” Tentiamo di nuovo, forse stavolta ci va dritta: Penso anche alla situazione di una donna
che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure
abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è
serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è
sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che
cosa fa il confessore?
Penso
anche alla situazione di un sacerdote che ha avuto alle spalle la
sospensione a divinis per aver detto la Messa di San Pio V e che
è pure incorso nella scomunica. Poi questo sacerdote è
entrato nella Fraternità San Pio X e adesso è felice con
una bella comunità di fedeli. La scomunica gli pesa enormemente
e vorrebbe andare avanti nella vita di sacerdote. Che cosa fa il
confessore, a parte rifiutargli l’assoluzione e costringerlo, se vuole
tornare in comunione col Papa, ad accettare il Concilio e a celebrare
una messa quasi luterana?
Proprio non ci riusciamo. L'ultimo tentativo: Vai a convincere un altro che si faccia
cattolico? No, no, no! Vai ad incontrarlo, è tuo fratello! E
questo basta.
Vai a convincere un altro che diventi modernista? No, no, no! Vai ad incontrarlo, è tuo fratello! E questo basta. Quod erat demonstrandum: si accolgono tutti, ma per i Cattolici non c’è posto, nel circo conciliare. A noi ostracizzati, esiliati, disprezzati, scomunicati, emarginati non resta che trarne le debite conclusioni. (torna
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gennaio 2014 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |