Gulisano:

“Il pensiero di Newman è necessario alla vita di fede”



Intervista a Paolo Gulisano condotta da Matteo Orlando


Pubblicato sul sito di Paolo Gulisano





https://www.libreriadelsanto.it/libri/9788851407704/john-henry-newman.html



Negli scorsi giorni Papa Leone XIV ha confermato il parere affermativo della Sessione plenaria dei cardinali e vescovi, membri del Dicastero delle Cause dei Santi, circa il titolo di Dottore della Chiesa Universale che sarà prossimamente conferito a san John Henry Newman.

Beatificato da Benedetto XVI, che nutriva per il grande convertito inglese una altissima considerazione, e canonizzato dal suo successore, Newman, la cui vita percorse quasi tutto l’Ottocento, fu uno dei più grandi teologi degli ultimi due secoli, dotato di notevole cultura e di raffinata intelligenza.

Parliamo di Newman e del titolo di Dottore della Chiesa con Paolo Gulisano, scrittore, giornalista, collaboratore di Informazione Cattolica, profondo conoscitore della cultura e della religiosità delle Isole Britanniche, che già nel 2010, ai tempi della beatificazione scrisse una delle migliori biografie di Newman, con prefazione del cardinale Carlo Caffarra: “John Henry Newman: profilo di un cercatore di verità”, edito da Ancora.

Nella prefazione l’allora Arcivescovo di Bologna scriveva: “Chi oggi fa conoscere il Servo di Dio J.H. Newman fa opera di vera edificazione, nel senso biblico del termine”.

“È per questo – aggiunse – che ho apprezzato molto la fatica, ben riuscita, di Paolo Gulisano. Il libro infatti che sto presentando può essere un valido aiuto per entrare nella vita interiore di Newman”.

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Dottor Gulisano, perché non ha esagerato chi ha definito Newman uno dei Padri della Chiesa moderna?

Perché fondamentalmente ha preso estremamente sul serio la condizione dell’uomo di oggi in ordine alla fede cristiana, ne ha individuato i bisogni spirituali più profondi, ha mostrato nella fede insegnata dalla Chiesa cattolica l’unica vera risposta adeguata.


Quale fu l’itinerario spirituale di Newman?

Era nato e cresciuto nella Chiesa Anglicana. L’anglicanesimo per Newman rappresentava la “via media”, ovvero il giusto mezzo, tra i cattolici e i protestanti. Newman vedeva da una parte i cattolici con la loro rigidità istituzionale, dall’altra parte i protestanti con il loro individualismo. I pregiudizi verso il cattolicesimo facevano parte di una sorta di retaggio storico-culturale, ma in realtà Newman sembrò accettare l’importanza del dogma, che è uno strumento fondamentale che permette di evitare degli sbandamenti: l’uomo lasciato da solo facilmente sbaglia, perde la strada, mentre il dogma gli indica l’ortodossia, la dottrina giusta.


Fu l’iniziatore del “Movimento di Oxford”, un esperimento molto interessante…

La teoria della Via Media sarebbe stata la spina dorsale del movimento cui da lì a poco Newman, insieme ai colleghi Keble e Pusey, avrebbe dato vita, un movimento religioso che si proponeva di rilanciare l’Anglicanesimo, con l’intento di salvare il patrimonio di fede e la continuità rituale e dogmatica della Chiesa anglicana con la Chiesa antica, sottolineando perciò le affinità, piuttosto che le divergenze, con il Cattolicesimo. Un tentativo che non sarebbe andato a buon fine. Così Newman si trovò di fronte ad un’altra decisiva opzione: il riconoscimento della Chiesa Cattolica come vera, autentica Chiesa di Cristo, e quindi la conversione ad essa. 


Nel suo volume lei racconta questo cammino di conversione, e sottolinea come una tappa decisiva fu un viaggio in Sicilia.

Nel 1832 – all’età di trentun anni – Newman intraprese un lungo viaggio nell’Europa mediterranea, che prevedeva diverse tappe: Gibilterra, la Grecia, Malta, la Sicilia. Questa fu la terra che maggiormente lo lasciò incantato, con la sua arcana bellezza. La percorse per diversi giorni, quando agli inizi di maggio, mentre faceva tappa a Leonforte, un centro della provincia di Enna, situato nell’interno dell’isola, Newman si ammalò gravemente, per una forma di febbre tifoidea.
L’esperienza vissuta durante questa malattia fu tale che Newman ricorderà quei giorni del maggio 1833 come una delle tappe più significative per la sua comprensione del Mistero divino. Fu a Leonforte, in quei giorni, che Newman fu assalito da mille dubbi sul suo credo religioso, e fu mentre lottava tra la vita e la morte che una limpida luce di maggio lo illuminò e gli diede il senso della verità che poco tempo dopo gli fece affrontare il passo decisivo per entrare nella Chiesa Cattolica.



Lei racconta che quell’esperienza si tradusse in una poesia-preghiera…

Fu un’esperienza quasi mistica, che Newman, una volta rimessosi in salute e salpato dalle coste siciliane, tradusse in una poesia che è anche una struggente preghiera, dove esprime la sua fiducia nella Provvidenza che lo avrebbe guidato nella realizzazione di una particolare missione”.

Guidami, Luce gentile
Guidami tu, luce gentile
conducimi nel buio che mi stringe;
la notte è scura la casa è lontana,
guidami tu, luce gentile

Quel viaggio, quella malattia con la lucidità interiore che ne era seguita, fu provvidenziale. In quelle settimane Newman ebbe l’”intuizione” e il presentimento di una sua missione che lo attendeva, insieme con la persuasione da un lato di non aver mai peccato contro la Luce e di avere assolutamente bisogno di Luce. John Henry Newman fece ritorno a casa, con nel cuore il ricordo vivido di questa particolare, impressionante esperienza, di questa sorta di estasi mistica che l’aveva restituito poi al mondo con l’anima ancora più assetata di verità.


Nel suo libro, pubblicato per la prima volta 15 anni fa, lei scriveva quasi profeticamente di “guardare a lui come a un possibile moderno Dottore della Chiesa”. Papa Leone XIV pare avere accolto il suo auspicio.

Sono contento che il nuovo Papa americano – un Paese dove Newman è stato molto letto e studiato - abbia preso questa decisione.
Newman, nell’800 positivista e scientista che aveva cominciato a rifiutare Dio, fu un segno di contraddizione che diede una forte scossa all’Inghilterra – sia cattolica che protestante – e all’Europa tutta.
La sua vita fu spesa in un grande lavoro teologico, approfondendo il campo della patristica, che è la teologia del tempo in cui la Chiesa era ancora una e indivisa, e a confrontarsi con le sfide della modernità. Oggi, nella post modernità liquida, il pensiero di Newman è quanto mai valido e necessario alla vita di fede.




Paolo Gulisano


 
agosto 2025
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