Messa tradizionale e ideologica


di El Wanderer




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Messa tradizionale a Praga - 22 giugno 2025


Qualche settimana fa, un importante vescovo spagnolo ha assicurato che il problema della Messa tradizionale è che i suoi fedeli sono ideologizzati.
E’ la cantilena di sempre; il modo più facile per negare i permessi per la sua celebrazione: «Voi siete ideologizzati», ci dicono. E sicuramente vi saranno fedeli ideologizzati che assistono alla Messa tradizionale, come vi sono fedeli giovani e vecchi, biondi e bruni.
Ma il problema di questo vescovo, e di molti come lui, è che fa notare la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non è grado di vedere il trave che è nel suo.
Non sarà che gli ideologizzati sono molti dei difensori del nuovo rito?
Questi sono sicuri e non hanno né possono aver dubbi che i fedeli «normali» preferiscono la Messa nuova all’Ordo antico «in latino e di spalle», Sono sicuri che rendendo la liturgia più vicina e comprensibile ai fedeli, essi si avvicineranno con maggiore facilità  alla Chiesa; sono sicuri che la liturgia non solo deve essere assolutamente comprensibile, ma deve essere popolare e inculturata, rispettando gli usi e i costumi di ogni cultura. Da qui, il rito zairese o il rito amazzonico. E se non stiamo attenti presto avremo un rito mapuche elaborato, ovviamente, da un liturgista tedesco o francese.

Questa settimana ho ricevuto una curiosa email: mi ha scritto da Praga un fedele della Messa tradizionale su incarico del suo cappellano, e mi ha inviato la lettera che questi aveva pubblicato in un giornale locale, rendendo noto che una importante autorità del Gabon, in visita ufficiale a Praga, aveva assistito con la sua comitiva alla Messa tradizionale.
Riporto di seguito una traduzione della lettera.

Tuttavia, ciò che mi è sembrato parecchio interessante e che per il vescovo spagnolo di cui  abbiamo parlato e per la maggior parte dei suoi colleghi, un africano dovrebbe preferire necessariamente una Messa con danze, applausi e tamburi. Eppure non è così.
Ecco perché mi chiedo: chi sono gli ideologizzati?


La lettera

Domenica 22 giugno 2025, seconda Domenica dopo Pentecoste, il Ministro della Difesa della Repubblica del Gabon, generale di divisione della Gendarmeria nazionale: la signora Brigitte Onkanowa (nella foto sopra), ha assisto alla Santa Messa nella chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e di San Carlo Magno Imperatore in Praga, comunemente nota ai praghesi come Carlov.
Dal 2016, questa chiesa è una Rettoria diocesana per le celebrazioni in rito romano tradizionale.
Il Ministro si trovava nella nostra Repubblica per un viaggio ufficiale ed ha espresso il desiderio di partecipare specificamente alla Messa tradizionale latina «tridentina» della Domenica. Era evidente che si trattava di una preferenza personale, dal momento che la Chiesa cattolica del suo paese attrae i fedeli principalmente per la sua diffusa celebrazione di Messe tradizionali.
Si scopre quindi che gli Africani per affermare la loro identità culturale non hanno necessariamente bisogno di danze liturgiche, che invece vengono imposte dagli Europei come qualcosa di presumibilmente autentico da esibire per noi.

Il protocollo diplomatico è spesso inesorabile e minuziosamente dettagliato. Tuttavia era chiaro che per il Ministro la Messa domenicale avesse la priorità su tutto il resto. Essendo, ovviamente, una cattolica tradizionale praticante, aveva familiarità con tutte le posture liturgiche, che nella Messa «antica» sono più esigenti e richiedono una certa resistenza fisica. Non solo ella si è fatta avanti per ricevere la Santa Comunione, ma lo hanno fatto anche alcuni membri del suo seguito. Difficilmente vedremo una cosa del genere qui.
E’ piuttosto imbarazzante vedere politici invitati a partecipare a funzioni in alcune occasioni ufficiali in cui non è appropriato assentarsi, e nello stesso tempo non sapere come comportarsi in chiesa.

Soprattutto, la visita del Ministro fu una lezione di vero cattolicesimo.
La signora Onkanowa si commosse per aver avuto l’opportunità di assistere ad una Messa esattamente uguale a quella che conosce nel suo paese, nell’Africa equatoriale, a migliaia di chilometri dalla Repubblica Ceca.
Si è sentita come a casa nella chiesa di Praga, proprio come a Libreville, la Capitale del Gabon. Stava sperimentando quello che per secoli è stato un fatto scontato per i cattolici: dalla Nuova Zelanda all’Alaska, il cattolico si sentiva a casa nella «sua» Messa.
Nemmeno il Concilio Vaticano II ha voluto privarlo di questa cattolicità ed ha esplicitamente richiesto quello che presto cominciò ad essere negato ai fedeli: «si conservi l’uso della lingua latina;  … si abbia cura che i fedeli possano recitare e cantare insieme anche in latino le parti dell’Ordinario della Messa che li riguardano (Cfr. Sacrosanctum concilum 36 e 54).
Tuttavia, nella Messa tradizionale in latino non si sente a voce alta, né è necessario essere specialisti in questa lingua. Infatti, la maggioranza delle preghiere è recitata dal sacerdote nel silenzio che domina tutta l’atmosfera sublime e mistica della Messa, preferibilmente accompagnata dal canto gregoriano, misteriosamente coinvolgente, che, secondo lo stesso Concilio, deve tenere il «primo posto» tra tutti i generi di musica sacra (Cfr. Sacrosanctum concilium 116).

Il fatto che la chiesa di Karlov si trova nella nostra Capitale ceca richiama l’interesse dei turisti e dei visitatori cattolici di tutto il mondo, molti dei quali preferiscono la liturgia tradizionale.
La diffusione mondiale e la crescente popolarità di questo particolare rito sono attestate non solo dal numero crescente di questi fedeli provenienti dall’estero, ma anche dal fatto che provengono da tutti i continenti. E’ come se qui, nella chiesa fondata nel 1351 dal nostro Padre della Patria, Carlo IV, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Boemia, si ripetesse il miracolo di Pentecoste, adattato ai nostri giorni: «Noi, tedeschi, austriaci e francesi, abitanti dei paesi di Visegrád, italiani, scandinavi, brasiliani, indonesiani, hongkonghesi, taiwanesi, statunitensi e canadesi, africani subsahariani, britannici, ex protestanti e carismatici, australiani e maroniti libanesi,  compresi trinitari e tobaconiani: tutti sperimentiamo insieme le grandi opere di Dio!». Inclusi gli ortodossi residenti o visitatori si sentono a loro agio nella nostra Messa cattolica, proprio perché è celebrata col rito tradizionale.

Il miracolo di Pentecoste dell’invio dello Spirito Santo è consistito nel comprendere le lingue straniere con cui si proclamavano le grandi opere di Dio, i Magnalia Dei. E di questo si tratta.
All’inizio della Chiesa vi era la necessità urgente del loro annuncio, per il quale le lingue nazionali erano senza dubbio un mezzo indispensabile. Oggi tuttavia vi è una necessità ugualmente urgente di credere veramente in queste opere di Dio. Chi ha avuto la fortuna di ricevere l’insegnamento cattolico integrale sul mistero dell’Eucarestia, anche nella propria lingua madre, conta sull’aiuto della liturgia tradizionale latina, nella quale può vivere realmente e intimamente questo insegnamento. Sta letteralmente immerso nel mistero di Dio, in cui l’individualità del sacerdote e la necessità di comprendere necessariamente ogni parola spariscono gradualmente.
In breve, questo cattolico sa che i Magnalia Dei avvengono realmente all’Altare: Cristo condivide la Sua ultima cena con i discepoli, soffre sulla croce e risuscita veramente dai morti. Qui non servono parole, ma l’adorazione devota.
Per i cristiani cattolici di tutte le nazioni, la struttura latina della Messa, in cui la cattolicità e l’unità della Chiesa universale sono letteralmente palpabili, è stata per molti secoli e rimane palesemente l’ideale.

Tuttavia, si può sostenere che la Chiesa in questo paese, specialmente nella Capitale, istituisce anche amministrazioni ecclesiastiche per i membri di alcune nazioni che hanno una maggiore rappresentanza di fedeli cattolici. Per loro la Messa viene celebrata in slovacco, polacco, ungherese, tedesco, inglese, francese, italiano, vietnamita e altre lingue. Però bisogna ammettere che tale condiscendenza ecclesiastica diventa più che altro una base religiosa per gli incontri settimanali tra amici. Se in questi casi non manca il significato interpersonale e sociale, è ancora più apprezzata la purezza di intenti di questi stranieri che in primo luogo desiderano incontrare Cristo.

Già i Padri della Chiesa avevano notato la sostanziale connessione dei racconti degli Atti degli Apostoli sull’invio della Spirito Santo e il racconto dell’Antico Testamento sulla babelica confusione delle lingue.
L’intenzione babelica di divinizzazione portò alla divisione dell’umanità, che lo Spirito Santo riunì nuovamente a Pentecoste. Oggi assistiamo spesso ad una nuova confusione delle lingue nella nostra Chiesa, specialmente quando è necessario nel culto la presenza di credenti di diverse nazioni che nella Chiesa cattolica furono imprudentemente privati del latino diversi decenni fa. 
Per esempio, si provi a celebrare una Messa in un incontro di cattolici dei paesi di Visegrád: cechi, slovacchi, polacchi, funzione ancora. Ma che dire dell’ungherese? Quanto sarebbe utile conoscere il Padre Nostro in latino: Pater noster qui es in Coelis …

Già è sufficientemente chiaro dalla testimonianza di Papa Leone XIV che egli personalmente considera il latino parte della vita della Chiesa.
E’ proprio in un’epoca di avanzata globalizzazione che la Chiesa potrebbe avere a disposizione uno strumento pratico di cui si è inutilmente privata con la sua precedente indiscrezione «rivoluzionaria»; almeno in modo modesto, i frutti di questa globalizzazione, che conduce all’unione spirituale dei popoli uniti nel mistero eucaristico di Cristo, possono essere sperimentati nella chiesa praghese di Karlov.

Padre Stanislav Přibyl
Rettore della chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e di San Carlo Magno Imperatore in Praga.







agosto 2025
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