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Giubileo dei giovani: la prima prova di Leone XIV ![]() Papa Leone XIV al Giubileo dei giovani - luglio-agosto 2025 Il Giubileo dei giovani,
tenutosi a Tor Vergata a Roma, ha riunito oltre un milione di giovani,
segnando il primo grande raduno del suo genere dall’elezione di Papa
Leone XIV.
Questo evento, che ha coinciso con la fine dei primi 100 giorni del pontificato del nuovo Papa, offre un ulteriore spunto di riflessione sulla personalità dell’attuale successore di Pietro. Il personaggio è diverso: secondo un’opinione ampiamente condivisa dalla stampa religiosa, Papa Leone XIV non coltiva la dimensione carismatica della sua personalità, come nel caso di Papa Giovanni Paolo II, che eccelse in questo ambito; né coltiva la forma di “populismo” di Papa Francesco, fedele alla sua eredità peronista. Ma il primo Pontefice americano della storia non condivide nemmeno la spiccata riservatezza di Benedetto XVI, dal quale ha tuttavia ereditato una certa presenza pacata. Durante la veglia di preghiera del 2 agosto 2025, davanti a circa 800.000 giovani, il Sommo Pontefice ha adottato il suo stile distintivo, rispondendo a diverse domande basate su temi deliberatamente selezionati: amicizia, solitudine, buone scelte e incontro con Cristo. E il Papa ha risposto in modo molto diretto, in diverse lingue, riferendosi esplicitamente all’insegnamento di Sant’Agostino: “Non c'è autentica amicizia se non in Cristo. La vera amicizia è sempre in Gesù Cristo, e solo in Lui può essere felice ed eterna. (…) L’amicizia con Cristo, che è il fondamento della fede, non è solo uno dei tanti strumenti per costruire il futuro; è la nostra stella polare”. Il giorno seguente, Domenica 3 agosto, la Messa è stata celebrata davanti a oltre un milione di giovani: non è impossibile mettere in discussione l'enorme portata di questo tipo di celebrazione eucaristica, espressamente voluta da Papa Giovanni Paolo II, che negli anni ‘80 sviluppò il concetto di Giornata Mondiale della Gioventù, che quest’anno coincide con l’Anno Giubilare. Una concelebrazione che ha coinvolto 7.000 sacerdoti e 450 vescovi, oltre alla “gestione” di probabilmente un milione di ostie consacrate: considerare questi due aspetti da soli basta a lasciare perplessi, e anche con le migliori intenzioni del mondo, è tutt’altro che scontato che la dimensione sacra del Sacrificio eucaristico venga esaltata, tutt’altro. Una trascendenza che Papa Leone XIV ha tenuto a sottolineare nella sua omelia: «Aspirate a cose grandi, alla santità, dovunque vi troviate”, esortando il milione di giovani presenti davanti a lui, ricordando loro verità che possono sembrare “fondamentali” ma che sono lontane dall’essere ascoltate ovunque nella Chiesa: “Rimaniamo nella sua amicizia (quella di Cristo), sempre, coltivandola attraverso la preghiera, l’adorazione, la comunione eucaristica, la confessione frequente e la carità generosa”, ha dichiarato il Papa. Nei due giorni che hanno caratterizzato il Giubileo, a differenza del suo predecessore, Leone XIV si è rivolto ai giovani nelle tre lingue che parla – inglese, spagnolo e italiano – il che potrebbe illustrare un tratto caratteristico: sebbene il Papa provenga da un ambiente anglofono, il suo pontificato non è strettamente nordamericano o anglosassone, ma americano nel senso più ampio del termine. La sua formazione agostiniana e la sua esperienza missionaria in Perù gli conferiscono una statura che va oltre la sua identità americana. Sembra incarnare l’immagine di un Papa occidentale – il che lo avvicina a Giovanni Paolo II o Benedetto XVI – ma con una dimensione del “Sud del mondo”, uno dei punti su cui appare in continuità con il suo immediato predecessore. Inoltre, considerando i temi sviluppati durante il Giubileo dei giovani – e dopo la sua elezione l’8 maggio – Leone XIV non sembra ancora volersi “buttare nella mischia”, mantenendo l’immagine di un Pontefice che rifiuta di essere cooptato da qualsiasi tendenza interna alla Chiesa, a rischio di essere etichettato. È ancora difficile sapere se questo approccio sia sostenibile nel medio e lungo termine e se costituirà una caratteristica distintiva dell’attuale pontificato. Ma a differenza di Benedetto XVI, che ha cercato l’unità ma è stato ostacolato dai pregiudizi legati al Concilio Vaticano II, di cui è stato uno degli artefici, o di Francesco, che ha adottato un approccio più polarizzante, dividendo il mondo in “buoni” e “cattivi”, “moderni” e “conservatori”, il nuovo Pontefice adotta un profilo che sembra voler trascendere le divisioni. Per avere maggiore chiarezza, probabilmente dovremo attendere la prima Enciclica del pontificato, di cui si vocifera, oltretevere, che l’edizione tipica potrebbe essere in inglese – una prima assoluta nella storia della Chiesa – un dettaglio che, se si concretizzasse, segnerebbe una svolta verso uno stile più pragmatico e diretto. Ma chi non potrà evitare una vigorosa riaffermazione della fede in un mondo che non è mai stato così disorientato? |