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Gaza: Dichiarazione del Patriarcato latino di Gerusalemme ![]() Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme Nella Dichiarazione si afferma che si tratterebbe di una «condanna a morte» per un buon numero degli abitanti di Gaza. DICHIARAZIONE
«Sui sentieri della giustizia, la vita! Chi prende questo cammino non morirà» (Proverbi 12, 28). Alcune settimane fa, il governo israeliano ha annunciato la sua decisione di prendere il controllo totale della città di Gaza. In questi ultimi giorni, i media hanno parlato, a più riprese, di una massiccia mobilitazione militare e dei preparativi in vista di una imminente offensiva. Le stesse informazioni riportano che la popolazione della città di Gaza, dove vivono centinaia di migliaia di civili, e dove si trova la nostra comunità cristiana, sarà evacuata e traferita a Sud della Striscia di Gaza. Al momento della pubblicazione di questa Dichiarazione, sono già stati emessi degli ordini di evacuazione per diversi quartieri della città di Gaza. Continuano ad affluire notizie di intensi bombardamenti. Nuove distruzioni e nuovi morti si aggiungono in una situazione già drammatica prima dell’inizio dell’offensiva. Sembra che la dichiarazione del governo israeliano, secondo la quale «si apriranno le porte dell’inferno», sia seguita da una svolta tragica. L’esperienza delle campagne precedenti a Gaza, le intenzioni dichiarate del governo israeliano circa l’operazione in corso e le informazioni che ci giungono dal posto, mostrano che l’operazione non è solo una minaccia, ma una realtà già in atto. Dall'inizio della guerra, gli edifici della parrocchia greco-ortodossa di San Porfirio e quelli della parrocchia latina della Sacra Famiglia, servono da rifugio per centinaia di civili; tra i quali vi sono persone anziane, donne e bambini. Da molti anni, la parrocchia latina accoglie persone disabili, assistite dalle Suore Missionarie della Carità. Come tutti gli altri abitanti della città di Gaza, i rifugiati che vivono in questi complessi parrocchiali dovranno decidere in coscienza cosa vogliono fare. Fra quelli che hanno cercato rifugio all’interno delle mura di queste parrocchie, molti sono indeboliti e mal nutriti a causa delle difficoltà di questi ultimi mesi. Lasciare la città di Gaza e tentare di fuggire verso il Sud equivarrebbe ad una condanna a morte. E’ per questo che i sacerdoti e le religiose hanno deciso di restare e di continuare a prendersi cura di tutti quelli che resteranno nei complessi parrocchiali. Noi non sappiamo esattamente cosa accadrà sul posto, non solo per la nostra comunità, ma anche per l’insieme della popolazione. Possiamo solo ripetere quello che abbiamo già detto: non si può avere futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei Palestinesi o sulla vendetta. Noi facciamo nostre le parole pronunciate alcuni giorni fa da Papa Leone XIV: «Tutti i popoli, anche i più piccoli e i più deboli, devono essere rispettati dai potenti, nella loro identità e nei loro diritti, in particolare nel diritto di vivere sulle proprie terre; e nessuno può costringerli ad un esilio forzato» (Discorso ai rifugiati delle isole Chagos, 23 agosto 2025). Questa non è la strada giusta. Niente giustifica lo spostamento deliberato e forzato dei civili. Non vi è alcun motivo per giustificare la detenzione di civili prigionieri o in ostaggio in condizioni drammatiche. E’ tempo di porre fine a questa spirale di violenza, di porre fine alla guerra e di dare la priorità al bene comune delle popolazioni. Ci sono già state abbastanza devastazioni, sia nei territori sia nella vita delle persone. E’ tempo che le famiglie di tutte le parti coinvolte, che hanno già sofferto a lungo, possano guarire. Con la stessa urgenza, noi ci appelliamo alla comunità internazionale perché agisca per porre fine a questa guerra insensata e devastatrice, e di consentire alle persone scomparse e gli ostaggi israeliani di tornare a casa. «Sui sentieri della giustizia, la vita! Chi prende questo cammino non morirà» (Proverbi 12, 28). Preghiamo perché tutti i nostri cuori si convertano, perché noi si possa camminare sui sentieri della giustizia e della vita, per Gaza e per tutta la Terra Santa. |