![]() |
![]() |
Sermone del Superiore Generale della Fraternità San Pio X: Don Davide Pagliarani, nella Messa solenne celebrata a Roma, a Colle Oppio, per il pellegrinaggio giubilare 30 agosto 2025 ![]() Il sermone alla Messa celebrata a Colle Oppio Il sermone che ha pronunciato è composto da cinque parti, ciascuna in una lingua diversa: francese, inglese, tedesco, spagnolo e italiano. Di seguito la versione in italiano dell’intero sermone. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia. Eccellenze, cari confratelli, care suore, cari fedeli, che grazia essere qui oggi, e che gioia per tutti noi! Vorrei innanzitutto ringraziare in modo particolare tutti coloro che hanno collaborato, in un modo o nell’altro, all’organizzazione di questo pellegrinaggio. Non posso ringraziarli tutti, ma nessuno sarà dimenticato durante la Messa, sia i laici sia i sacerdoti. Desidero anche ringraziare le famiglie che sono venute da lontano con i loro bambini piccoli, per il loro coraggio. Dio non lo dimenticherà. C’è una grazia speciale legata al Giubileo che segnerà per sempre i vostri figli. Perché la nostra presenza a Roma oggi è particolarmente importante? Per quale motivo? La Provvidenza ha voluto che ci riunissimo e celebrassimo questa Messa a pochi metri dal Colosseo, dove migliaia e migliaia di Martiri hanno versato il loro sangue per Nostro Signore. In una Roma, di fatto, indifferente, dove tutti potevano entrare, dove qualsiasi dio poteva trovare il suo posto, ai primi cristiani veniva chiesto, molto semplicemente, di bruciare qualche granello d’incenso. E tutto era sistemato... – Non se ne parla! Non si può offendere Nostro Signore! «Adorerai solo Lui. E servirai solo Lui». E noi siamo qui, 2000 anni dopo, per testimoniare la stessa fede. Questa fede che ha vinto il mondo. Questa fede che ha vinto il paganesimo. Questa fede che non ha cercato di conformarsi al mondo, ma che ha cercato di convertire il mondo. È la nostra fede, 2000 anni dopo. Siamo qui con le stesse intenzioni. Difendere la fede non significa difendere un’opinione. Difendere la fede significa difendere Nostro Signore, difendere i Suoi diritti, difendere la Sua divinità. Difendere la Verità. «Io sono la Via, la Verità e la Vita». Questa Verità che si è manifestata al mondo... questo mondo che è Sua proprietà, e che non l’ha accolta, non l’ha riconosciuta. Ma «coloro che amano la Verità mi ascoltano, mi seguono», e sono pronti a dare la loro vita per me. Questa è la lezione dei Martiri. E venendo qui a Roma, testimoniando la nostra fede, cosa chiediamo alla Chiesa? Cosa chiediamo alla gerarchia della Chiesa? Chiediamo un privilegio? Chiediamo un trattamento speciale? No. Chiediamo la fede. Chiediamo la fede che abbiamo chiesto il giorno del nostro Battesimo. E questo per una ragione molto semplice: perché la fede ci dà la vita eterna. È la prima cosa che abbiamo detto quando eravamo bambini, attraverso la bocca dei nostri padrini: chiediamo la fede perché ci dà la vita eterna. È questa fede che ci permette di conoscere Nostro Signore, di amarLo, ma anche di predicarLo, di farLo conoscere, di farLo amare. Questa fede che, come abbiamo detto, non cerca di conoscere il mondo, non si pone come missione quella di comprendere il mondo – perché Nostro Signore conosce già molto bene il mondo, conosce molto bene il Principe di questo mondo. Questa fede, al contrario, si pone come missione quella di predicare Nostro Signore al mondo, per trasformarlo, per convertirlo. Perché siamo ben consapevoli che c’è una sola fede, un solo Battesimo, un solo Signore, una sola Chiesa, una sola Verità, un solo Nome dato agli uomini per salvarli. È il nome di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo è ciò che vogliamo significare qui, a Roma, con questo pellegrinaggio. E vogliamo che questa fede sia professata nella sua integrità. Questo è ciò che vogliamo, ciò che desideriamo, ciò che chiediamo. Prima di tutto a Dio e alla Chiesa. Ed è questa la grazia speciale di questa visita a Roma, che dobbiamo chiedere per tutti noi, compresi i bambini: questa fedeltà incrollabile a Nostro Signore Gesù Cristo. Questo è ciò che desideriamo. I Martiri sono stati quindi testimoni della fede: hanno suggellato la loro fede, la professione della loro fede, con il loro sangue... E i Papi, nel corso dei secoli, per duemila anni, sono stati i dottori di questa stessa fede. Cosa hanno fatto i Papi nel corso di venti secoli? Perché Roma è la città dei Martiri, ma è anche la città dei Papi, la sede del papato. Come potremmo riassumere in poche parole la storia dei Papi, del papato? Hanno avuto un’unica idea. Hanno orientato tutti i loro sforzi verso un unico obiettivo, un obiettivo molto semplice: ricapitolare e restaurare tutto in Nostro Signore. Hanno dedicato tutte le loro forze a dare a Nostro Signore il Suo posto, i Suoi diritti; a spingere tutti gli uomini a riconoscere i diritti di Nostro Signore. Questo era lo scopo, l’obiettivo di tutta l’opera del papato attraverso i secoli: dare a Nostro Signore il primo posto in tutte le cose. Instaurare omnia in Christo era il motto di San Pio X. Oggi celebriamo la sua Messa, e oggi è anche l’anniversario della sua morte. A lui affidiamo tutte le nostre intenzioni, questo pellegrinaggio e tutta la Fraternità. Ma questa idea di restaurare, di ricapitolare ogni cosa in Nostro Signore, conduce a una lotta incessante: la lotta contro il peccato, contro le conseguenze del peccato. E questa lotta, questo sforzo, dureranno fino alla fine dei tempi, devono continuare fino al termine della storia. Avranno fine solo nell’eternità. Questo sforzo è la ripercussione, l’eco, attraverso la storia, dello stesso sforzo di Nostro Signore. San Paolo ha saputo descrivere in poche parole il senso della storia con questa idea: la storia finirà quando Nostro Signore distruggerà ogni dominio e ogni potere di questo mondo, sottomettendo tutto a Dio Padre. Questo è il senso della storia. È l’opera di Nostro Signore, ed è l’opera dei Papi. È l’opera della Chiesa. È l’opera di ciascuno di noi. A quale scopo? Perché tutto deve essere sottomesso a Dio? Perché Nostro Signore consegnerà al Padre questo mondo totalmente sottomesso a Lui? Perché? Qual è lo scopo, il fine? «Affinché Dio sia tutto in tutti». Così si compirà l’opera della Redenzione: quando Dio sarà tutto in tutti. Ma per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo accettare una lotta costante con il mondo, con il Principe di questo mondo. Vedete quanto sia chiara l’idea centrale di questa lotta. Non esiste, nell’uomo o in questo mondo, una sfera indipendente che non rientri nella Regalità di Nostro Signore. E questa idea moderna, rivoluzionaria, questa moda moderna di pensare che nell’uomo ci sia qualcosa che non sia soggetto all’autorità e alla Regalità di Nostro Signore, è proprio ciò che i Papi hanno cercato di distruggere, di combattere. Questa lotta di Nostro Signore è la nostra lotta. Ora, nel mezzo di questa lotta, abbiamo una certezza: nonostante tutte le vicissitudini di questa lotta, la vittoria di Nostro Signore è assicurata. Un giorno Egli vincerà tutto, annienterà i Suoi nemici, trionferà su ogni ostacolo. Siamo qui a Roma per chiedere agli Apostoli di concederci la forza di cui abbiamo bisogno. E siamo qui per professare la nostra fede in questo punto particolare: la vittoria finale di Nostro Signore. La nostra presenza a Roma in occasione del pellegrinaggio giubilare riveste anche un’importanza particolare – la Fraternità non poteva mancare a questo appuntamento – perché Roma è la città degli Apostoli. San Pietro e San Paolo sono venuti qui per predicare ciò che avevano visto, udito e riconosciuto. Sono venuti qui per predicare Nostro Signore. Quando sono arrivati a Roma, avevano un’idea ben precisa: quella di convertire il mondo intero a partire da questa città. Guidati da Gesù, gli Apostoli hanno compiuto ciò che sembrava impossibile: hanno trasformato Roma. Da maestra di tutti gli errori, questa città è diventata discepola della verità. Ed è qui, a Roma, che hanno suggellato e confermato la loro predicazione con il loro sangue. Ora, questa predicazione, iniziata con loro 2000 anni fa, è ciò che ci sta più a cuore: è la Tradizione. Ciò che hanno insegnato è stato tramandato nel corso dei secoli ed è giunto fino a noi. Se dopo 2000 anni abbiamo ancora la fede, se oggi siamo qui per celebrare questa Messa, lo dobbiamo al loro insegnamento, alla loro perseveranza e al loro sangue. Allora anche noi dobbiamo tornare a casa con lo stesso intento degli Apostoli: quello di convertire il mondo intero. Anche se sembra impossibile. Anche se può costare la persecuzione. Roma è la città degli Apostoli, dei Martiri, dei Papi... E Roma, non bisogna dimenticarlo, è anche per noi, per ogni cattolico, la città della Messa, della Messa romana. È la Chiesa di Roma che ha custodito gelosamente per duemila anni il testamento di Nostro Signore: la Messa di sempre. Nostro Signore, come sappiamo, ha consegnato alla Sua Sposa tutte le Sue ricchezze, tutti i Suoi gioielli... e ha donato Se stesso alla Sua Sposa attraverso la Santa Messa. La Roma cristiana fu ricostruita con mille chiese, basiliche, altari... secondo un’idea molto chiara: offrire a Dio la Vittima senza macchia, offrire la Messa, la Santa Messa. E non abbiamo nulla che ci sia più caro di ciò che è più caro alla Chiesa: la Santa Messa. Perché non esiste nulla di più prezioso al mondo. Con quale zelo la Chiesa e i Papi hanno custodito la Messa e l’hanno protetta dagli eretici, dai protestanti! La fede degli Apostoli, la fede dei Martiri, la fede dei Papi si esprime nella Messa e si nutre di essa. E soprattutto, la Regalità di Nostro Signore continua ad esercitarsi attraverso la Santa Messa. Nostro Signore regna attraverso la Croce. Ha iniziato a regnare attraverso il Calvario e continua a regnare attraverso l’altare, attraverso il Suo Santo Sacrificio. E manifestando il Suo amore attraverso il Santo Sacrificio, continua ad attirare le anime, a santificarle e ad attaccarle a Sé. In una parola, la Santa Messa è la sintesi di tutto ciò in cui crediamo, ed è la fonte che conferma la fede e la comunica. Ed è da qui, dalla città degli Apostoli, che la Santa Messa è stata portata ai quattro angoli del mondo, per trasmettere e far conoscere alle anime il testamento di Nostro Signore, affinché regnasse ovunque e in ogni anima. Nel corso della storia, la Santa Messa ha saputo riunire in un unico culto i popoli più diversi, sotto il segno della Croce. Solo la Croce è in grado di unire gli uomini più diversi e più lontani gli uni dagli altri. Ogni volta che l’umanità ha cercato un ideale diverso dalla Croce, in cui tutti potessero riconoscersi, è stato un disastro. E finché l’umanità cercherà altri ideali, troverà sempre la guerra. E la ragione è evidente: non esiste nulla al mondo in grado di unire i diversi popoli, se non Nostro Signore. E questo per due ragioni: da un lato, ad un unico Dio corrisponde un unico culto. Dall’altro, il denominatore comune di tutti gli uomini è il peccato. È l’unica cosa che tutti gli uomini, pur essendo così diversi, hanno in comune. Naturalmente, non è nel peccato che possono trovare l’unità: ma nel mezzo capace di distruggere il peccato, di porvi rimedio. Lì, sì, possono trovare l’unità. Approfittiamo di questo pellegrinaggio per chiedere alla Santissima Vergine di ottenerci la grazia di penetrare sempre più profondamente nel mistero della Santa Messa; di approfondire questo mistero, di apprezzarlo, di amarlo e di custodirlo come lei lo ha amato, apprezzato e custodito; con la stessa fede, la stessa gratitudine, la stessa carità. Roma deve essere per tutti noi non unicamente la città del passato, una città piena di monumenti cristiani che ci spinge a riconoscere la grandezza del passato della Chiesa. Roma è molto di più. Roma è per noi la città della speranza. La nostra speranza è riposta qui sulle tombe di San Pietro e di San Paolo. È una questione di fede. Se siamo venuti qui oggi è per professare questa fede, l’indefettibilità della Chiesa, costruita sulla fede degli Apostoli. E noi sappiamo benissimo che Nostro Signore non abbandona mai la Sua Chiesa. Nostro Signore mantiene tutte le Sue promesse. «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi e le porte dell’inferno non prevarranno sulla Chiesa romana». Dio non ci abbandona mai. Qualunque prova, qualunque catastrofe che la Chiesa possa conoscere avrà sempre una grazia proporzionata per poterla superare. La Chiesa è divina e romana. Nella sua lunga storia la città di Roma è stata invasa, occupata, saccheggiata, messa a fuoco, ma si è sempre rialzata, è sempre stata ricostruita, per questo viene detta eterna. È un po’ l’immagine della sua materialità, è un po’ l’immagine della Chiesa, anche essa, saccheggiata, messa a fuoco, ostacolata, combattuta, scossa, ma che si rialza sempre perché è eterna e divina e perché Nostro Signore la sostiene. Soprattutto nel momento della prova, nel momento della crisi, Nostro Signore utilizza un’immagine ancora più espressiva, l’immagine della vite, la vite che per portare frutto deve essere potata, deve essere tagliata. Una vite potata sembra un ramo secco, senza vita, deve passare attraverso la prova, attraverso la sofferenza e più una vite è lasciata in un terreno arido, sassoso, paradossalmente più è capace di produrre un buon vino. Il buon vino non viene dal terreno umido, ma dal terreno sassoso. È l’immagine stessa che Nostro Signore utilizza nel Vangelo per manifestare ciò che è la Chiesa. E a questa vite, che è Nostro Signore stesso, poiché la Chiesa è il Corpo Mistico di Nostro Signore, noi dobbiamo restare sempre fedeli, attaccati, in mezzo a qualunque prova, a qualunque difficoltà, malgrado lo scoraggiamento. Ecco perché siamo qui oggi, per chiedere la grazia di questa fedeltà. Roma è pure una città mariana per eccellenza e non potrebbe essere altrimenti. La prima chiesa che fu aperta al pubblico, appena fu possibile, nei primissimi secoli, non è un caso, fu Santa Maria in Trastevere, la più antica chiesa dedicata alla Madonna qui a Roma: fu la prima chiesa ad essere aperta al pubblico. C’è in questo avvenimento qualcosa di provvidenziale, manifesta il ruolo unico della Santa Vergine nel custodire la Chiesa, nel guidarla e nel custodire e nel guidare ciascuno di noi. Tutto questo pellegrinaggio è rivolto alla Santissima Vergine con un’intenzione speciale, quella delle vocazioni. Tutto l’anno giubilare abbiamo voluto in qualche modo dedicarlo alla Madonna Addolorata, per ringraziarla di tutte le vocazioni che ha mandato alla Fraternità, per chiedere di continuare a benedire la Fraternità San Pio X e tutte le congregazioni religiose che si associano ad essa con numerose vocazioni. Non dimenticate di ringraziarla a un titolo particolare. Dietro ogni vocazione necessariamente c’è il dito, l’intervento della Madonna. È lei che fa nascere in un’anima il desiderio di imitare Nostro Signore, di riprodurLo, di riprodurre le Sue virtù e di assomigliarGli il più possibile. È una grazia eminentemente mariana, perché è una grazia eminentemente materna, quella di far nascere Nostro Signore nelle anime. Allora con gratitudine le dedichiamo questo pellegrinaggio e tutte le preghiere, i nostri sforzi, i nostri buoni propositi di questo anno giubilare. Le dedichiamo il presente della Fraternità San Pio X e le dedichiamo il suo futuro. Così come la Madonna non ha mai abbandonato nessuno di noi fino ad adesso, siamo certi che mai ci abbandonerà e questo ci riempie di gioia, di fiducia e di speranza. Sia lodato Gesù Cristo, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E così sia. |