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Il popolo russo ha il compito di essere “teoforo” ![]() Mosca: Cattedrale di San Basilio Il mistero del comunismo russo L’impressione è che l’Ucraina stia combattendo una guerra per conto terzi, e tra questi altri soggetti stanno venendo meno gli Stati Uniti. Il recente summit in Alaska tra Putin e Trump ha mostrato una volontà di collaborazione tra i due leader. A voler continuare a tenere alta la tensione c’è dunque l’Europa, e più precisamente l’asse anglo-franco-tedesco, con i progetti di riarmo e i proclami guerrafondai. Dovremmo quindi cominciare a fare dei precisi distinguo, e ad esempio non parlare più di “Occidente”. Ci sono diversi Occidenti, al plurale: un’America che con Trump sta cambiando, abbandonando la strada della Cancel Culture e delle agende iperprogressiste, e posizioni europee anche piuttosto differenziate. L’Europa peggiore è tuttavia quella dominante, della Von der Leyden, di Macron, di Starmer. Questa Europa odia profondamente la Russia, e bisognerebbe chiedersi il perché. Aveva un senso essere antagonisti della Russia ai tempi dell’Unione Sovietica, dell’impero comunista. Oggi l’Europa che odia la Russia, così come l’America di Biden, è quella della cultura woke, del gender, del politicamente corretto. Forse quello che da più fastidio della Russia è la sua ritrovata religiosità, che la rende profondamente diversa dall’“Occidente” con i suoi stili di vita e i suoi modelli politici che sono sempre più lontani da ideali di libertà e democrazia. Uno straordinario contributo alla comprensione di questo scontro in atto, tra un’Europa libertina che piace alla Sinistra radicalchic ma purtroppo anche a molti conservatori, nel nome sempre della sedicente “Civiltà Occidentale”, viene dalla lettura del saggio Il mistero del comunismo russo, Oaks Editrice, 2025, di cui è autore Dmitrij Sergeevič Merežkovskij, con una pregevole introduzione dello studioso Paolo Mathlouthi. Dmitrij Sergeevič Merežkovskij (1865-1941) fu un importante scrittore russo, celebre soprattutto per la trilogia Il Cristo e l’Anticristo dedicata a Giuliano l’Apostata, Leonardo da Vinci e Pietro il Grande. Dopo la Rivoluzione andò in esilio a Parigi, dove morì, praticamente in miseria. Poeta, narratore e filosofo, accanito oppositore del regime sovietico, Merežkovskij. fu tra gli iniziatori della scuola simbolistica russa. Tutta impostata su fondamenti mistici e teologali, l’opera di Merežkovskij si propone di illustrare con esempî storici il cammino dell’umanità verso il futuro “regno dello spirito”, sintesi di paganesimo e di fede cristiana. Anche la produzione di critica letteraria fu concepita da questo pensatore dentro schemi religiosi e mistici: nella creazione di Gogol´ egli vide una lotta col diavolo e in Čičikov l’Anticristo; Dostoevskij e Tolstoj furono per lui precursori della rigenerazione universale. Negli anni dell’esilio realizzò studi su Napoleone, su Dante, su sant’Agostino. In questo saggio sul comunismo in Russia, definisce la rivoluzione bolscevica come “regno dell’Anticristo”. Quest’opera era stata originariamente concepita come un saggio di demonologia sociale, nel quale l’autore riconosce e spiega la vera essenza della Rivoluzione russa, che non è né economica né politica bensì spirituale e religiosa. “Il male supremo, l’essenza stessa del delitto, è l’uccisione di Dio” scrive. Questo era l’intento del Comunismo in Russia, un tentativo che impose una terribile dittatura per settant’anni, ma che alla fine non ha vinto. L’Unione Sovietica è scomparsa, e dalle ceneri del regime è tornato il Cristianesimo. Dio non è morto, e il popolo russo è tornato a quella missione storica che nel saggio il filosofo descrive con grande acume. Il popolo russo ha un compito: essere teoforo, cioè portatore di Dio. Il comunismo ha rappresentato una prova, terribile, dalla quale la Russia cristiana è uscita fortificata. Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, diceva Tertulliano. In Russia è accaduto proprio questo. Lo scrittore esule nel suo saggio divide la storia in tre fasi: paganesimo, Cristianesimo e Bestialismo. Nel corso del XX Secolo siamo entrati in questa ultima fase. Bestialismo è la definizione esatta per descrivere ciò che è l’attuale realtà. Dopo decenni da questa lucida visione, non si può negare che Merežkovskij avesse ragione. Il degrado morale, la violenza e la sopraffazione, l’imporsi della legge del più forte, confermano la sua diagnosi che la storia è lo scenario dove si consuma il dramma dello scontro tra le forze luminose della religione, e le forze demoniache dei senza Dio. I cantori delle magnifiche sorti dell’“Occidente” ci riflettano bene. Lungi dall’idealizzare la Russia, non si può non trarre da questo straordinario saggio delle preziose indicazioni su come giudicare ciò che oggi avviene a livello internazionale. |