Oltre la cortesia:

l’accoglienza dei nuovi parrocchiani

e la carità fraterna



di Don François Delmotte, FSSPX


Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine
 





Fedeli all'uscita dalla Messa



L’arrivo di un volto nuovo nella nostra parrocchia non è una cosa insolita; è un’occasione di gioia.
Ma per la persona che viene nella nostra chiesa per la prima volta è un momento prezioso: misto di speranza e di apprensione.
Per ciascuno di noi deve essere un invito a dimenticare se stessi, ad uscire dall’abitudine per far posto a colui che arriva.
E’ un appello alla carità concreta, un’occasione per mettere in pratica i comandamenti di nostro Signore Gesù Cristo.
Lungi dall’essere una semplice formalità o un atto di cortesia, accogliere i nuovi parrocchiani è un gesto profondamente cristiano che ci santifica e ci aiuta reciprocamente a perseverare nella nostra vita cristiana.


Un atto di carità contro l’egoismo

In ogni attitudine abitudinaria vi è una trappola. Noi abbiamo le nostre abitudini, anche in parrocchia e alla Messa domenicale; e questo talvolta può confinarci in una cerchia di conoscenti, dove ci sentiamo a nostro agio, riconosciuti e al sicuro. Siamo tentati di non parlare con quelli che non conosciamo, di rimanere in una sorta di cerchia confortevole.
Tuttavia, il Vangelo ci chiama a fare di più: Gesù Cristo non si è limitato ai suoi discepoli, Egli è andato incontro a tutti: Ebrei, pagani, peccatori, malati, stranieri.

Sapendo prestare attenzione ai nuovi arrivati e accogliendoli, noi imitiamo Cristo.




La visita di Maria Santissima a Sant'Elisabetta


Questa accoglienza è anche l’occasione per lottare concretamente contro il nostro egoismo, che ci porta a preoccuparci solo dei nostri interessi e del nostro piccolo gruppo e impedisce il moto della carità e il dono di sé.

Al contrario, San Pietro ci esorta ad una carità perseverante: «Esercitatevi nella carità tra voi, senza mormorare. Che ciascuno metta al servizio degli altri il dono spirituale che ha ricevuto, come buoni dispensatori della grazia di Dio» (1).
E San Giovanni aggiunge: «Da questo abbiamo conosciuto l’amore di Dio: Egli ha dato la Sua vita per noi, e noi dobbiamo dare la nostra vita per i nostri fratelli. Se qualcuno che possiede i beni di questo mondo, vedendo il suo fratello nel bisogno gli chiude il proprio cuore, come fa l’amore di Dio a rimanere in lui? Figliuoli miei, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (2).

Per amore soprannaturale di Dio, quando tendiamo la mano ad un nuovo arrivato o quando gli rivolgiamo un sorriso o una parola di benvenuto, lasciamo che la carità prenda il posto del nostro individualismo. Non pensiamo più al nostro benessere personale, ma al bene dell’altro.
Un’ascesi salutare!


Un sostegno fraterno per la perseveranza

La Chiesa è un corpo, una società, e ogni membro ha bisogno degli altri per vivere e perfezionarsi. Un parrocchiano che resta solo è come una scintilla isolata: essa rischia di spegnersi. La solitudine è quindi una prova formidabile sul cammino della vita cristiana. Invece, il mutuo sostegno, l’aiuto reciproco che ci si può dare, le benevole attenzioni di un dialogo caritatevole: tutto può ravvivare ed intensificare la fiamma della fede.

Una persona che arriva in una nuova parrocchia, sia per trasferimento o per ritorno alla fede, può sentirsi perduta o scoraggiata se non incontra nessuno.
Le difficoltà della vita, i dubbi o le tentazioni, senza l’aiuto caritatevole del prossimo, possono allora diventare montagne insormontabili. Accogliendola, noi gli offriamo il sostegno spirituale e umano indispensabile.
In qualche maniera noi diventiamo per essa le mani e il cuore di Cristo:
«In verità, vi dico: tutto quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me» (Matteo 25, 40).

Accogliere i nuovi arrivati è precisamente questo: uscire dalla nostra zona di benessere per offrire il sostegno e la carità di cui ha bisogno il nostro prossimo per perseverare.


Un aiuto prezioso per scoprire la fede e la liturgia

Tra i nuovi volti che varcano le porte delle nostre chiese, alcuni sono in cerca Dio per scoprire la fede o la liturgia. Attratti dalla bellezza del rito, dalla pace del luogo, possono tuttavia sentirsi estranei, non comprendendo sempre i gesti, i canti o i silenzi.
Bisogna allora avere la semplicità di avvicinarli, di dare loro delle spiegazioni, di mostrare loro i passi del Messale. Questo permette loro di fare un passo in più verso la vera conoscenza di Gesù Cristo.
Non è forse questa l’evangelizzazione di cui ogni cristiano è capace?
Noi trasmettiamo così a nostra volta la preziosa eredità della fede cattolica che abbiamo ricevuto.

Da tenere presente che questo beneficio è reciproco.
Impiegando il nostro tempo per aiutare qualcuno a comprendere meglio lo svolgimento della Messa, o le ragioni dei riti tradizionali, dei simboli e delle preghiere, noi l’aiutiamo a seguire meglio la liturgia e ad integrarvisi.
Ma al tempo stesso anche noi approfondiamo la nostra fede e abbiamo l’occasione di compiere un atto di carità.
Vi è un arricchimento reciproco, proprio quello voluto dal Buon Dio che ci ha creati per vivere in società, aiutandoci a vicenda.


Uscire dalla propria zona di benessere per santificare la Domenica

Accogliere i nuovi parrocchiani non dovrebbe essere il compito di alcuni, ma la responsabilità di tutti. E’ un invito per ciascuno di noi ad uscire dalla nostra zona di benessere, a superare la nostra timidezza o le nostre abitudini.
Questo richiede un certo distacco da noi stessi, una semplicità e una generosità d’animo che permettono di non accontentarci della nostra sorte, ma di prenderci cura degli altri.

Facendo questo, noi estendiamo la grazia della Messa della Domenica. Santificare la Domenica non significa limitarsi ad assistere alla Messa, ma richiede di vivere pienamente tutte le virtù cristiane.

Più che una semplice cortesia, l’accoglienza dei nuovi parrocchiani è un atto di fede e di carità che ci santifica, ci permette di crescere nella virtù e di aiutare gli altri a perseverare nella loro vita cristiana.

Ecco una semplice e bella maniera di essere dei veri discepoli di Cristo!



NOTE

1 - 1 Pietro 4, 9–10
2 - 1 Giovanni 3, 16–18





 
settembre  2025
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